Dopo pochi minuti di The Artist – di cui ero curioso perché sul Post avevamo seguito i suoi successi in altri posti del mondo – ho pensato “ok, è il film che piace alla gente che piace, cinema che parla di cinema, citazioni, allusioni, quelle cose che funziona l’idea ma alla lunga stancherà, il film muto e in bianco e nero”. E invece no. È molto bello, sono tutti pazzescamente bravi, c’è molta intelligenza e perfezionismo in ogni scelta, ci si appassiona e ci si commuove: un film vero, insomma. Aggiungo: un uso pazzesco delle musiche, John Goodman simpaticissimo, alcuni altri grandi tra cui James Cromwell e pochi secondi Malcolm McDowell (c’è pure Ed Lauter, il poliziotto cattivo di Quella sporca ultima meta), e lui alla fine è Gene Kelly sputato. E io, questo non credo di avervelo mai detto nemmeno quando mi sono confessato ex sorcino, a vent’anni andai a lezione di tip-tap, per troppo poco tempo purtroppo.
Ho visto un bel film
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Opinione per opinione. Calligrafico, prevedibile, di conseguenza non particolarmente brillante, in sintesi deludente.
E non era chiarissimo ai 6 presenti in sala se il protagonista aveva rifiutato di lavorare nel sonoro per un difetto di pronuncia o meno.
Ora che so che il direttore del Post aveva preso, in gioventù, lezioni di tip tap, non leggerò mai più il Post e mi butterò, come gesto estremo di masochismo, sul Fatto Quotidiano.
Lezioni di tip tap???? Un provvedimento esemplare, ecco cosa ci vorrebbe, una cosa che sia di monito a tutta la categoria.
E invece l’inutile ordine dei giornalisti se l’è presa con l’agente Betulla, solo per aver trafficato un po’ con gli spiccioli dei servizi…
Sofri! Guarda che sulle orme di Barney c’è già Rocca.