Gelido

Nel 1985 Lloyd Cole pubblicò questa canzone, che si chiama “James” e non ho mai capito bene quale sia il problema del James ragazzo a cui lui parla, ma era deprimentissima, soprattutto se uno aveva all’epoca meno di vent’anni come sembrava di capire del protagonista. E si conclude dicendo “domani ti sveglierai, e niente sarà cambiato”.
Stava nel secondo disco di Lloyd Cole & the Commotions, come si chiamava la band allora, molto bello come era stato molto bello il primo: entrato dritto in quella corrente riverita di pop-jazz languido e un po’ patinato che sofisticò gli anni Ottanta più di plastica: Everything but the girl, Style Council, Sade, quelle cose lì. Poi Cole perse originalità, fece ancora buoni dischi che non si filò quasi nessuno, si trasferì in America e si appassionò al golf. Si dice in giro che da anni faccia concerti solo dove ci sono buoni campi di golf.
Non sono esperto abbastanza da sapere come sono i campi di golf di Roma, ma Lloyd Cole suonerà il 21 marzo alla Chiesa di san Paolo con un trio acustico. Ha fatto un disco nuovo l’anno scorso, ma spero faccia “James”, che ormai sono un vecchio gelido e non mi commuovo più. No, niente, è solo un bruscolino in un occhio.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

2 commenti su “Gelido

  1. Pingback: Pingback: Gelido

  2. alfonta

    ho visto LLoyd Cole al Rolling Stone nell’ autunno 88 o 89. Vado a memoria , ma cercherò tra i biglietti dei concerti che conservo come scalpi dopo la battaglia.
    E’ stato uno dei concerti più belli , perchè inaspettato . Brillante , allegro , intimista, buon chitarrismo ( il suo alter ego era il chitarrista – amico , come anche per Morrisey con l’ inconfondibile suono di chitarra di Johnny Marr ).
    Tornato a casa mi son procurato i pezzi mancanti , allora era al 3° vinile, se non erro “Mainstream”.(fìoo che memoria, ho controllato su wiki ed è giusto!).
    Poi l’ho perso , ma non dimenticato. Se non erro si trasferì a N.Y. , dicono per vivere anonimamente la sua omosessualità. Non era tempo di confessioni pubbliche , con nuovo album in uscita.
    Per il golf , Rutelli a parte, è uno degli antidoti al delirio quotidiano se si ha un pò di tempo nei giorni liberi. Si può preticare anche con poco denaro.
    Lloyd , ricordo un’intervista ad una rivista del settore , dovrebbe esser figlio di un green keeper, cioè dell’artefice della flora di ogni campo da golf . E’ quindi cresciuto lì dentro, non certo una scelta snobistica.
    Altri golfisti rocker : Pete Townsend e un altro mio mito , Stan Ridgway.
    PS: al di là di ogni ideologia, che non ho e non ne mai sposate, un caro saluto ad Adriano. Mi faceva pensare con la bustina di Minerva che leggevo sempre sui vecchi Panorama che recuperavo in uno studio medico.

Commenti chiusi