Il PD vince ancora, se non arriva nessuno

Scrissi dopo il primo turno della vittoria del PD, indiscutibile sulla base di criteri chiari. Ed è indiscutibile il successo anche ai ballottaggi. Ma non è una vittoria senza sconfitte: nelle tre città maggiori il PD ha: perso, perso sostenendo un candidato che lo aveva sconfitto e vinto sostenendo un candidato che lo aveva sconfitto.

C’è una sintesi di tutti questi risultati: il Partito Democratico, la sua forza di cui parlavo, è considerato da molti italiani solido abbastanza da essere il meno peggio. Quindi ovunque si scontrasse con il centrodestra o la Lega, impresentabili, vince: ovunque invece si scontra con qualcos’altro di alternativo (sinistra più estrema, M5S, lista civica), perde.

La sua speranza è che alle politiche non si affacci qualcosa di credibilmente nuovo, forte abbastanza. E in quel caso vince. Poi vediamo che combina, senza cambiare.

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8 commenti su “Il PD vince ancora, se non arriva nessuno

  1. Francesco

    Onestamente credo che questa analisi sia falsa (nel senso che sono sbagliati i dati di partenza), per due ragioni:
    1) “Chi ha contro”, al ballottaggio, è qualcuno che ha sconfitto al primo turno gli altri. Per esempio a Genova ha vinto sia contro il centro-destra che contro il M5s (si era presentato e ha quasi fatto il ballottaggio). Liste civiche, grillini, estrema sinistra, erano presenti in tutti i comuni in cui ha vinto il candidato del PD (dal primo turno, non apparentamenti al ballottagio come De Magistris, l’unico vero candidato sostenuto dopo esserne stato sconfitto); il PD ha vinto anche se aveva contro anche loro.
    2) Stando ai capoluoghi, a sicuramente perso a Palermo (dove sosteneva il quasi nuovo contro l’antico), a Parma (dove il nuovo ha vinto grazie al sostegno del PDL, che prima aveva sconfitto), a Cuneo e Agrigento (contro il Terzo Polo, che sarà anche nuovo, ma non si può negare che sia centro-destra).
    L’unico posto in cui l’analisi potrebbe reggere è Parma, ma l’affluenza dimostra il ruolo fondamentale del PDL.

    ps: Però il discorso di base è corretto, solo che il PD non ha bisogno di cambiare, perché ha trovato la giusta linea di condotta fin dall’origine e consiste nel candidare (dal primo turno) gente come Fassino, Renzi e Pisapia: ovvero le persone che, di volta in volta, si dimostrano le più capaci di convincere il proprio elettorato, tra quelli accettabili (quindi interni al partito, alleati o indipendenti con programmi comuni). Purtroppo non tutti nel PD l’hanno capito a fondo, è molto importante che non si facciano passi indietro.

  2. Francesco

    Aggiornamento: altre tre sconfitte (Frosinone, Trani, Trapani), tutte contro il centrodestra.

  3. Pingback: Ballotting | [ciwati]

  4. Pingback: Morirem “grillini”? | Il senso critico

  5. Francesco

    Edit, un caso vero c’è: Belluno.
    Però anche li (come a Napoli e meno comprensibilmente che a Napoli) c’è stato il passo indietro da evitare di cui parlavo prima, l’arroganza della dirigenza che vuole imporre un candidato inviso ai propri elettori.
    Si impari la lezione e si facciano le primarie (trovando il modo di evitare inquinamenti esterni, come a Palermo, e senza anticipare goffamente i tempi) ogni qual volta si debba scegliere un candidato, senza eccezioni (salvo forza maggiore).
    Gli elettori del PD (che poi sono il Pd reale, non si scappa) hanno dimostrato (a Belluno come a Napoli) di saper trovare un surrogato, se gli si nega la via più trasparente, per prendere in mano certe scelte.

  6. Ivana Di Carlo

    Il PD deve “cambiare”, nel senso che deve riappropriarsi del suoi valori fondativi, e allora vincerà anche in contrapposizione con qualcosa di nuovo.

    Cito dal manifesto dei valori del PD:

    La vocazione maggioritaria del Partito Democratico, il suo proporsi come partito del Paese, come grande forza nazionale, si manifesta nel pensare se stesso, la propria identità e la propria politica, non già in termini di rappresentanza parziale di segmenti più o meno grandi della società, ma come proiezione della sua profonda aderenza alle articolazioni e alle autonomie civili, sociali e istituzionali proprie del pluralismo della storia italiana e della complessità della società contemporanea, in una visione più ampia dell’interesse generale e in una sintesi di governo, che sia in grado di dare adeguate risposte ai grandi problemi del presente e del futuro.

  7. reb

    non e’ possibile vincere “se non arriva nessuno”: e’ un segno d’inettitudine e di miopia incredibile, in una situazione come quella attuale, dove basta impegnarsi un minimo per ottenere buoni risultati!

  8. Pingback: Il PD, qui, adesso. Voci dalla rete « Pentagras

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