Ieri sera ho letto il libro intervista a Massimo D’Alema appena uscito per Laterza e trascritto da Peppino Caldarola: D’Alema ha sempre un sacco di cose da raccontare e le racconta bene, anche se nel libro la parte di fatti e aneddoti è a volte diluita in riflessioni e teorizzazioni spesso fumose e rituali (esemplare è il totem dell’europeismo e del futuro dell’Italia all’interno dell’Europa, che alla fine lo hai letto venti volte e non hai ancora capito bene cosa significhi e come debba rappresentare il sol dell’avvenir) e da cui manca quasi totalmente un’idea di autocritica. Ma soprattutto con i personaggi e gli eventi ci sono invece cose notevoli, o notevolmente dette.
1. «A suo modo Occhetto è stato il Gorbaciov italiano»
2. «Eravamo comunisti, ma lo eravamo a modo nostro»
3. «Una mattina, alle sette o forse prima, squilla il telefono di casa mia. È il centralino del Quirinale, che mi passa il presidente. Parla Cossiga: “Segnalo a voi del grande partito della sinistra che il vostro eroe, l’onorevole Andreotti, è il capo della mafia”»
4. «Craxi, al di là delle sue discutibili scelte e delle responsabilità che si assunse, era un uomo di sinistra. E proprio perché si sentiva di sinistra sono sempre stato convinto non sarebbe mai finito nel melting pot della destra poi costruito da Silvio Berlusconi»
5. «Non si intercetta il presidente della Repubblica, lo vieta la Costituzione»
6. «Come cittadino sono sconcertato, perché vedo che magistrati di uffici distinti indagano sulle stesse vicende e valutano differentemente le stesse testimonianze. Questo è caos, non è giustizia» (sulle indagini sulla “trattativa stato-mafia”)
7. «Trovo singolare la pretesa di attribuire a taluni magistrati, magari in polemica con altri, un compito salvifico di ricostruzione della storia patria. La magistratura persegue i reati, non può essere protagonista di una sorta di processo storico a una classe dirigente»
8. «Penso di avere sbagliato. Ho sbagliato ad accettare di formare il governo. Avrei dovuto puntare i piedi per un governo Ciampi che non aprisse il varco a tutta la storia del complotto»
9. «Amato poteva essere il candidato col quale andare alle elezioni (nel 2001). Invece si decise diversamente, valutando che Rutelli potesse portare un elemento di novità e freschezza. Ci fu una forte pressione per quella candidatura che venne anche da “Repubblica”»
10. «Quel mondo (Repubblica) ha un’idea fissa: dirigere la sinistra»
11. «In generale, con qualsiasi forma di espressione, l’anonimato eccita ogni forma di violenza verbale e di radicalismo» (su internet)
12. «Sono totalmente favorevole ad avere un cattivo carattere»
Un po’ sono preoccupato: il punto uno l’ho pensato anche io a un certo punto (era una questione sul lavorare per l’abolizione della poltrona su cui si è seduti).
“Non leggo libri da mesi e mesi, forse anni: cioè, li apro, ne leggo dei pezzi, o li sfoglio, ma non li riprendo quasi mai. Ne apro degli altri, eccetera. So di cosa parlano, insomma, e anche come sono scritti. Conoscenza superficiale, eccetera: ma io avevo un’attitudine alla conoscenza superficiale già prima che il mondo diventasse a mia immagine ed accoglienza” (firmato: Luca Sofri)
Insomma, quando parla dei suoi errori, lo fa per dire che in fondo è colpa di Scalfari.
Il punto 12 è sempre più confermato.
ci sono bravi psicoterapeuti, menomal.
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Inquietante che sia stato scelto il titolo Controcorrente. Spesso il libro di Huysmans (À rebours) viene pubblicato sotto questo titolo: un protagonista nevrotico, che scambia il suo personale sentire per il mondo reale, non combina niente, è pieno di sé e si circonda di lussi. Barche e scarpe fatte a Londra saranno un indizio?
Ieri sera ho letto il libro intervista a Massimo D’Alema appena uscito per Laterza e trascritto da Peppino Caldarola
A parte la interessante citazione di “minimAL scrive: 15 gennaio 2013 alle 11:38”, ma non c’era nient’altro da fare, ieri sera?
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