La corrispondente Rachel Donadio ha fatto un riassunto della situazione della campagna elettorale italiana per i lettori del New York Times. Tutte cose che qui conosciamo bene. Poi, alla fine, una sottolineatura che evidentemente là suona anomala; e per noi invece è normale, e persino rivendicata. Ed è tutta lì, la questione: a noi sembra normale.
Both Mr. Berlusconi and Mr. Bersani appear to speak more to their own constituencies than to the nation as a whole, long a characteristic of Italian politics.
Comparisons:
Mr Bersani,Mr Civati ( Mr Renzi? no, he” was” different) appear to speak to their own constituencies, long a characteristic of Italian Left, more than Mr Berlusconi who appeals to the nation as a whole
Ricordo un post di Leonardo Tondelli, sul suo blog, in cui spiegava [supportato in questo da taluni suoi commentatori] che era MOLTO MEGLIO allearsi con Casini dopo le elezioni, piuttosto che togliergli i voti e governare da soli. Attenzione che il risultato politico alla fine risulta lo stesso: in entrambi i casi il centrosinistra deve spostarsi al centro e moderare le sue posizioni. Mentre però con la “vocazione maggioritaria” perseguita da Renzi lo spostamento avviene in totale autonomia [vai per conto tuo e decidi tu su cosa puntare per convincere gli elettori moderati a votarti], con la “logica da Prima Repubblica” devi fare i conti con i politici avversari, fare delle trattative estenuanti, con il rischio di non riuscire a governare o di rinunciare a cose per te fondamentali: esempio classico, i PACS o chiamateli come volete, che con Renzi saresti riuscito a crearli, mentre con Bersani non otterrai nulla perché Casini glielo impedirebbe.
Sono convinto che, nonostante vent’anni di bipolarismo, la mentalità comune sia ancora ferma agli anni della Prima Repubblica: le elezioni servono a distinguersi nettamente gli uni dagli altri, ognuno ha il suo partito da votare e pretende che questo resti PURO e INCONTAMINATO dalle idee altrui; se non si ottiene la maggioranza, pazienza, si cercherà qualche forma di accordo con i centristi, anche se questo impedirà di mettere in pratica le IDEE PURE per cui abbiamo votato; il voto non serve a scegliere un governo in base ai programmi proposti all’elettorato, ma serve a delegare qualcuno a scegliere successivamente cosa fare e con chi fare, senza che venga interpellato l’elettorato; il partito, o meglio l’apparato del partito, per cui voterò sa meglio di me cosa c’è da fare e se è il caso di allearsi con organismi putrescenti in Parlamento da trent’anni.
L’importante è che il partito in campagna elettorale difenda l’articolo 18: poi se in Parlamento lo abolisce perché lo pretende Casini, pazienza. Questa è la mentalità, malata, di certi elettori del centrosinistra.
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Si chiama credibilità: non ne hanno più e chi li voterà lo farà controvoglia. L’unico tizio che parla a tutti e “ruba” voti in tutte le aree, però, è tacciato di demagogia.
Splarz, non è che è tacciato. Uno che dice che sono tutti morti e solo lui è la salvezza cos’è? Un messia o un demagogo. I contenuti, poi, mi pare che in questa campagna elettorale siano ancora una volta rimasti in secondo piano. Spero che prima o poi avremo una competizione non in trincea, ma forse faccio prima a diventare papa (pur essendo ateo, il che dovrebbe spiegare la mia fiducia…)
@fp 57 a tutta la nazione? ma non c’è mica una sola nazione.. ti devo insegnare tutto? c’è un’Italia dell’amore e un’Italia dell’odio. Ci sono i moderati e i comunisti cattivi. Ci sono le persone intelligenti e i “c-o-g-l-i-o-n-i” che votano a sinistra. Berlusconi parla alle sue clientele, al suo elettorato di riferimento, nei tanti segmenti che lo compongono (pensa alle fesserie su Mussolini e all’articolo di Nazzi), lo fa apertamente, cercando di compattarlo nel modo più semplice, cioè contro gli altri: i cattivi, i comunisti, quelli che odiano, che sono contro la libertà e non so che altro.. bada, non sto dicendo che lo faccia solo lui, ma tralasciando cosa facciano gli altri, sicuramente lui lo fa costantemente. Berlusconi – e la Lega sua alleata non ne parliamo – ha coltivato e coltiva il racconto delle due Italie, del noi contro di loro, ha prosperato sulla capacità di dividere, non certo su quella di unire. L’invito è sempre qualcosa come “devi votare da questa parte perchè altrimenti vincono LORO, LA SINISTRA, cioè IL MALE ASSOLUTO, e allora sarà la fine dell’Italia, come minimo”.
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