Molti dei modi in cui uso il mio tempo oggi sarebbero sembrati assurdi anche a me, me li avessero disegnati vent’anni fa. Mia moglie – che non cessa di trovarli disdicevoli – ha ammesso da un po’ che quasi tutte le mie depravazioni digitali che osserva e condanna di volta in volta, diventano qualche tempo dopo le depravazioni digitali di tutti. Sono un pioniere dell’alienazione tecnologica, si può dire: la mia ipotesi è persino che io fossi psicologicamente programmato per l’alienazione tecnologica prima che la rivoluzione digitale arrivasse, e se non fosse arrivata probabilmente oggi mi troverei in una clinica per disadattati mentali o avvolto in grovigli di coperte su un lato della Stazione Centrale.
Comunque, ultimamente mi studio nella nuova evoluzione a cui mi ha portato la maneggevolezza dell’iPad Mini, facile da portarselo dietro e tenerlo in mano e leggerlo in qualunque contesto e angolo di tempo, e che uso quindi in tutte le circostanze in cui non sono davanti a un computer: di fatto, quando sono fuori. Scendo le scale con iPad in mano, cammino fino alla fermata del tram leggendo i giornali, guardando Twitter, aggiornando il Post, prendendo appunti, aspetto il tram così, salgo sul tram e leggo (qualche volta ho giocato a Ruzzle, sul tram, preoccupato che mi interrompesse qualche conoscente), scendo di nuovo e cammino leggendo, appoggio iPad sul bancone del bar mentre ordino una brioche, arrivo in redazione in ascensore leggendo ancora e facendo screenshot delle cose che mi interessano o che mando ai miei colleghi del Post, a volte sottolineate con GoodNotes o Skitch.
Non è che intorno a me sia così diverso: sempre più gente sta con gli occhi sugli smartphone, in giro, regolarmente. Ma l’atto di camminare leggendo è una cosa diversa e momentaneamente anomala, mi rendo conto. Ogni tanto sollevo gli occhi, do un’occhiata in giro nella consapevolezza che il mondo esiste ancora e che tenerlo d’occhio è cosa buona e saggia. Sto molto attento quando attraverso la strada, e non solo sollevo lo sguardo e controllo il traffico, ma abbasso l’iPad o lo chiudo proprio, pensando che se qualcuno mi stira poi ci saranno senz’altro dei testimoni che sosterranno che stavo leggendo iPad senza guardare la strada, e pensa gli articoli allarmanti sui giornali. E poi spiegalo all’assicurazione che no, non stavo leggendo.
Una volta, tanti anni fa, in una città tedesca sentii un forte “tòng!” e mi trovai abbracciato a un lampione con la guida verde del Touring che stavo sfogliando ancora in mano, prima ancora di percepire il dolore alla tempia. Per ora, con iPad, non mi è ancora successo, ma lo metto in conto. E mi ha molto incuriosito la storia – per ora solo buffa – delle guide per lettori di strada a New York. Tra l’altro io ero già un appassionato e felice camminatore urbano: adesso l’opportunità di leggere con calma cose che quando sono a una scrivania non ho tempo e sono continuamente interrotte, rende più attraenti – più ancora che le mappe di Google – passeggiate non necessarie o l’uso di piedi e mezzi pubblici per andare in posti che in macchina o motorino o bici farei prima.
Non so se anche in questo caso presto saremo tutti come me, e probabilmente ci sbatteremo addosso con molta maggior frequenza (si facevano simili considerazioni ai primi tempi dei Walkman, anche) o se succederà qualcosa che ci sposterà su ulteriori sviluppi dei nostri comportamenti. Ma stamattina, mentre attraversavo l’assolato piazzale dell’Arco della Pace, ho cominciato a leggere un articolo sul New Yorker – e mi è piaciuto, e quindi mi sono fermato a leggere al bar, che ero quasi arrivato al Post e avrei dovuto sospendere – che racconta una cosa speculare e complementare di questa. L’autrice è un’appassionata praticante del “treadmill desk” e ne spiega la storia con la collaborazione di uno scienziato che ne è il teorizzatore: in sostanza, lavorare camminando su un tapis roulant, davanti a una scrivania. Voi penserete che siamo alla follia, e forse lo siamo, ma l’articolo è divertente e interessante e spiega quanto sia dannoso il tempo che passiamo seduti, anche per quelli che fanno delle attività fisiche o sportive. E quanto invece aiuti, sia in salute che in forma, camminare. E insomma, la nuova frontiera, spiegano, è quella che vedete nella foto qui sotto, che come dicevo è complementare alle mie abitudini di lettura: non solo lavorare camminando ma camminare lavorando (o viceversa, boh).
Aspettate che ne parli a mia moglie.
Su android, ma immagino anche su IOS, già da un pezzo ci sono delle app tipo Text’n’Walk che permettono di mandare messaggi camminando perché lo sfondo della applicazione è la videocamera che riprende quel che hai davanti, così il telefono diventa “trasparente”.
Fra non molto mi immagino eserciti di techno addicted tipo me e te (da quel che scrivi) con gli occhiali di google a fissare qualcosa di sconveniente mentre in realtà leggiamo la posta.
mentre leggevo mi aspettavo di leggere “google glass”, invece niente ;-)
è troppo presto?
pensa a chi camminando legge, trova refusi, li manda a chi di dovere…
Mi immagino un ufficio tutto fatto da scrivanie con tapis roulant… e le sale riunione…
PS: nella prossima stagione televisiva, tua moglie potrebbe lanciare le interviste su tapis roulant… sia per lei che per l’intervistato… e magari anche il pubblico!
Ciao Luca,
Guarda questa chicca che cambia la vita se devi leggere mentre cammini!
http://bit.ly/13huxrH
Purtroppo è per i-Pad e non so se c’è la versione per i-Pad mini, ma è fantastico :-)
Mi fa buffo scoprire chevoi abbiate avuto una vita 20 anni fa senza queste cose.
Realizzo che per me è sempre (o praticamente sempre) stato così.
Dal primo touchscreen nel 2006 cnnesso a internet per seguire ogame in poi…
L’azienda di mia moglie ha un paio di questi tavoli da mentecatti – scusa, ma non so cme altro definirli – nel suo ufficio. Li trovo davvero deprimenti e urtanti. Pero’, come semp, liberi tutti: loro di usarli, e io di pensare che mi fanno pena.
Sul leggere in strada, invece, camminando credo sia diverso. E penso che non sia fantascienza immaginare che tra una generazionesara’ possibile leggere giornali e guardare mappe senza alcun bisogno di strumenti esterni. Potremo forse richiamare nel nostro cervello la mappa immaginando nella testa l’immagine di una sfera rosa, per dire, o il asoftware di scrittura immaginando una penna. tutte cose che saranno impiantate nel nostro cervello appena nati. Google glass in confronti e’ roba antica.
PS: come si vede dal messaggio qui sopra, io sono ancora uno di quelli che non sa usare bene le tastiere virtuali da fermo. Figurati se mi metto a camminare.
Già mi vedo i titoli: “Cammina con gli occhi fissi sull’Ipad: giornalista investito in pieno centro” Catenaccio: “Luca Sofri, peraltro direttore del Post, è stato travolto…
Ovviamente il titolo del post sarà: “Luca Sofri è stato investito”, catenaccio: “Stava leggendo il New Yorker”
Lo sguardo del cane dice tutto.
Poveretto.
Un giorno saremo tutti magri e belli. Non so come si possa lavorare camminando – cioè, non so come potrei fare il lavoro che faccio se dovessi nel frattempo anche camminare – ma in altre situazioni invece il movimento fisico a sostituire lo stare seduti potrebbe aver senso. Vedere qui http://www.theverge.com/2013/4/22/4253698/virtuix-omni-treadmill-oculus-rift-integration-kickstarter-pricing
io ci perderei le ore. e i lipidi.
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