Finora

Sullo scoop del Guardian e del Washington Post sulle pratiche di sorveglianza del traffico online da parte dell’agenzia americana NSA si è scritto di tutto nei primi cinque giorni – anche con parecchie approssimazioni, e pareva ci spiassero il ghiacciolo in spiaggia – e poi si è archiviata la storia, come al solito: segnalando che o l’agitazione dei primi giorni era esagerata o è esagerata l’indifferenza dei secondi giorni.
Ma una principale confusione è stata fatta da subito tra la reale illiceità dei controlli e le loro conseguenze da una parte, e la loro segretezza e scarsa trasparenza (complice un inconscio piacere di massa a sentirsi oggetto delle attenzioni di qualcuno, e a potergli dire “giù le mani”). Niente di quei controlli sembra a oggi essere stato illegale, e niente di quei dati sembra essere stato usato a danno di nessun utente di internet, salvo che per le ragioni di sicurezza addotte. Lo stesso, possiamo chiamare scoop quelle inchieste, perché i dettagli e la costruzione di quelle pratiche – pur rivelate già in occasioni precedenti e date per scontate spesso – erano e restano in gran parte ignoti. E se finora non ci sono state conseguenze sulla libertà degli utenti della Rete, la garanzia sul fatto che non ce ne siano in futuro la dà solo una dose maggiore di trasparenza e chiarezza. La sintesi è ben raccontata nell’editoriale del New Yorker di questa settimana.

There are reasons to be concerned about intelligence-agency overreach, excessive secrecy, and lack of transparency. But there are also reasons to remain calm. From what we know so far about these N.S.A. programs—and that is a caveat that should condition virtually every statement and judgment about them, including those you are now reading—they have been conducted lawfully. The threat that they pose to civil liberties, such as it is, is abstract, conjectural, unspecified. In the roughly seven years the programs have been in place in roughly their present form, no citizen’s freedom of speech, expression, or association has been abridged by them in any identifiable way. No political critic of the Administration has been harassed or blackmailed as a consequence of them. They have not put the lives of tens of millions of Americans under “surveillance” as that word is commonly understood

The N.S.A. programs represent a troubling increase in state power, even if—so far, and so far as we know—they have not occasioned a troubling increase in state wrongdoing. Obama’s “difficult questions” have a new urgency. Are the programs truly efficacious? Do they truly provide an extra margin of safety sufficient to justify the resources poured into them, to say nothing of the domestic and international anxieties they inevitably provoke? Is it wise to entrust so many of their activities to the employees of private companies, which are ultimately answerable not to the United States and its Constitution but to corporate stockholders? Did it make sense to construct an intelligence behemoth that apparently cannot operate without giving an enormous number of people—more than a million—top-secret security clearances? And in what ways, exactly, might an ill-intentioned yet formally law-abiding Administration use its powers for nefarious purposes? From what we know so far—well, we know far too little, still.

p.s. accessorio: resta affascinante una società di individui le cui due preoccupazioni principali sembrano essere dare la maggiore pubblicità possibile a tutto quello che fanno e tutelare al massimo la riservatezza di tutto ciò che fanno.

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7 commenti su “Finora

  1. Pingback: Non notizie che non lo erano » Chiusi nella rete - Blog - Repubblica.it

  2. atlantropa

    Molto carino “controlli” in luogo di “spionaggio”.
    Tuttavia lei e il suo giornale/aggregatore mi pare insistiate nel parlare di errori da parte del Guardian; domanda sempliciotta: potrei sapere quali sarebbero questi presunti errori?
    Inoltre tutto il pezzo è infarcito di copiose quantità di “sembra”; domanda (ancora più sempliciotta): sembra a chi? [a margine: la frase “sembra che niente di quei dati sembra essere stato usato a danno di nessun utente di internet” praticamente che vuol dire?, che non c’è alcun filmato su youtube con un agente della NSA pescato a dire: “e ora voglio proprio usare qualcuno di quei dati a danno di qualche utente di internet”?]

  3. AMT

    @atlantropa: ad esempio il fatto che la NSA potesse accedere direttamente ai server delle società coinvolte, cosa che non sembra vera.
    Ad ogni modo concordo con l’articolo del NewYorker: non mi sembra una grave intrusione nella privacy il ricercare pattern di attività potenzialmente pericolosa nelle chiamate a numeri stranieri fatto da un programma, non un agente umano, e solo nel caso questo programma abbia individuato segnali di attività potenzialmente pericolosa vengano svolti controlli più approfonditi. Mi sembra veramente nulla in confronto a quello che società come Google, Facebook ecc. fanno a scopo di advertising.
    Il problema grande, come sottolinea il NewYorker, è che la macchina che è stata messa in piedi per fare ciò potrebbe essere utilizzata per scopi ben più nocivi al diritto di privacy. Per evitare che ciò avvenga è necessario sicuramente una maggiore trasparenza. Tra l’altro, come affermato da un articolo su ForeignAffairs, non mi pare che la declassificazione delle informazioni che sono poi state comunque rivelate negli ultimi giorni avrebbe costituito un serio pericolo.
    Ben più grave è invece ciò che ha svolto lo UK, in combutta con gli USA a quanto ho capito, per spiare le delegazioni di paesi stranieri al G20. Questo sì che mi sembra grave e non capisco perché è stato quasi coperto da quello che la NSA ha fatto negli USA. Probabilmente per la retorica patriottica americana (con cui naturalmente i nostri giornali si fanno contagiare) per cui se le chiamate dei cittadini americani vengono controllate in questo modo (non credo si possa trattare di “spiare”) è una cosa gravissima, se invece sono le delegazioni di altri paesi che vengono effettivamente spiate allora è ok. A me pare che questo possa costituire un importante rischio a livello diplomatico.

  4. paulecci

    “Keep calm e lasciatevi spiacere” mi sembra un ottimo approccio. Bene, avanti cosi

  5. atlantropa

    @AMT
    Ma Greenwald ha già mostrato che questa è una balla.
    Fin dall’occhiello del titolo del Guardian del 7 giugno si legge “Top-secret Prism program claims direct access to servers of firms including Google, Apple and Facebook; Companies deny any knowledge of program in operation since 2007”, laddove “direct access” è un virgolettato dalle slide; dopo di che nelle Q&A di Greenwald con Snowden un utente chiede il significato di quel “direct access”, e Snowden risponde: “More detail on how direct NSA’s accesses are is coming, but in general, the reality is this: if an NSA, FBI, CIA, DIA, etc analyst has access to query raw SIGINT databases, they can enter and get results for anything they want. Phone number, email, user id, cell phone handset id (IMEI), and so on – it’s all the same. The restrictions against this are policy based, not technically based, and can change at any time. Additionally, audits are cursory, incomplete, and easily fooled by fake justifications. For at least GCHQ, the number of audited queries is only 5% of those performed”.

    Ciò detto, che a te — o a te e Sofri, o a te Sofri e gli editorialisti della rivista xyz — tutto ciò sembri poco grave, beh, è solo la vostra opinione, comunque non certo un “fatto”.

    [PS: per superficialità nel mio prec. intervento ho copincollato male dall’OP; in particolare c’è un “sembra che” di troppo; la frase di Sofri di cui, se possibile, vorrei capire il significato è: “niente di quei dati sembra essere stato usato a danno di nessun utente di internet”]

  6. rodo

    GRANDE LUCA!
    Sono d’accordissimo, e quella con cui sono più d’accordo è:
    p.s. accessorio: resta affascinante una società di individui le cui due preoccupazioni principali sembrano essere dare la maggiore pubblicità possibile a tutto quello che fanno e tutelare al massimo la riservatezza di tutto ciò che fanno.

  7. Pingback: all against prism | delirandom

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