Cecchini che non lo erano

Lunedì alcuni giornali internazionali – in Italia Repubblica e il Secolo XIX – hanno raccontato una storia che ha colpito chiunque l’abbia letta: a un soldato americano era stata attribuita l’uccisione di 2746 iracheni durante la guerra in Iraq. Duemilasettecentoquarantasei. Storia pazzesca, e infatti Repubblica ce l’aveva in prima pagina e con tre pagine all’interno.

Dillard Johnson

Nel nostro piccolo al Post, ce ne siamo incuriositi e abbiamo pensato di raccontarla anche noi, raccogliendo maggiori informazioni. Ma negli Stati Uniti la storia era stata ripresa da pochissimi siti e giornali (a differenza di quella che riguardava un altro celebre cecchino), e le due fonti principali da cui l’avevano tratta tutti gli altri erano rispettivamente l’americano New York Post e l’inglese Daily Mail: i due simboli del giornalismo sensazionalista e inaffidabile da tabloid a New York e Londra, purtroppo molto usati dai nostri giornali senza grandi verifiche. Abbiamo anche provato a chiedere aiuto su Twitter ma nessuno ci ha segnalato altro.

Il dato tra l’altro, veniva da un comunicato promozionale del libro in uscita del soldato in questione, Dillard Johnson: il che ci ha reso ancora più diffidenti. In assenza di maggiori conferme, l’abbiamo accantonata. Mi sono solo tenuto aperta una pagina di ricerca di Google sul nome di Dillard Johnson, hai visto mai che uscissero notizie maggiori.

Oggi mi è ricapitata sotto gli occhi quella pagina, e dava come nuovo risultato questo articolo di ieri del Christian Science Monitor, vecchia e autorevole rivista americana.

Un nuovo libro di memorie belliche, “Carnivore” di Dillard Johnson, espone delle notizie piuttosto eccezionali, a quanto riferiscono alcuni media e il materiale promozionale dell’editore HarperCollins. Ma sembra probabile che queste notizie siano esagerate, e per qualcuno si avvicinano al territorio dell’impostura.

L’articolo spiega come molti esperti e veterani abbiano contestato soprattutto su internet il racconto diffuso su Johnson (nel frattempo promosso anche dalla tv Fox), e di come questo racconto si dimostri piuttosto implausibile. Potete leggere l’accuratezza della ricerca fatta dal giornalista del CSM. Il quale stamattina ha aggiunto questo:

Aggiornamento: ho parlato con Mr. Johnson dopo la pubblicazione di questo articolo. Dice che il suo libro non sostiene che abbia ucciso 2746 combattenti nemici o che da cecchino ne abbia uccisi 121. Dice che quei numeri sono sì sulla copertina del libro e nella pubblicità al libro di HarperCollins, ma che il dato non è mai affermato nel testo del libro e che è inesatto. Dice che non è responsabile di quello che ha scritto l’editore. Il numero di 2746 è la sua stima di coloro che sono stati uccisi in battaglia da lui e dagli altri uomini con cui ha combattuto.

foto 2

 

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

4 commenti su “Cecchini che non lo erano

  1. http://alternativanomade.wordpress.com/

    Oggi cadono i miti, Massimo Gramellini che “scivola” sull’interpretazione del decreto lavoro e Vittorio Zucconi che invece “scivola” sulla buccia di banana gettata a terra dal New York Post e dal Daily Mail. Aveva proprio ragione Karl Kraus: ‘Un controllo eccessivo dei fatti ha rovinato molti buoni articoli’. E giornalisti, aggiungo io.

  2. brandavide

    Beh, con tipi come Gramellini- Zucconi basterebbe un controllo superficiale e distratto o avere anche solo in uggia sciatteria e paternalismo saputello per rovinarli.

  3. john locke

    Cosa si fa pur di non commentare la manovra Letta per contrastare la disoccupazione giovanile.
    Un bel articolo su un militare Usa che avrebbe, ma forse no……
    Complimenti Sofri, classico esempio del grande giornalismo italiano!

  4. ellevu

    John locke: In questo blog Sofri ha sempre parlato di qualità del giornalismo, raramente di politica economica. Lei ha commentato ciò che voleva che fosse.

Commenti chiusi