La complessa e mai abbastanza approfondita discussione del valore della “democrazia” laddove non sia accompagnata anche da un’estesa informazione dei cittadini è tornata superficialmente all’ordine del giorno con il colpo di stato egiziano: là un governo democraticamente eletto è stato abbattuto – invece che da una verifica elettorale – da un intervento militare violento e autoritario, e applaudito estesamente da molti egiziani e molti convinti “democratici” nel resto del mondo (i colpi di stato applauditi da gran parte della popolazione non sono una novità nella storia, nemmeno i peggiori). Ma già c’è in giro una nuova prudenza e diffidenza, dopo che i militari si sono resi responsabili di repressioni molto violente e non si vedono all’orizzonte promettenti segni di ritorno a uno stato di diritto e a una democrazia più affidabile. Questa contraddizione peculiare di tutti i nostri sistemi democratici sghembi (fatte le dovutissime proporzioni, ne parlammo persino qui a proposito dell’alternanza Monti/Berlusconi) è stata trattata nei giorni scorsi diverse volte, ed è sintetizzata nella copertina del nuovo Time, con un’attenzione particolare ai rischi di sostituire le rappresentanze democratiche e le élite politiche con le piazze.
Gia’ dal titolo, Sofri, mi pare che questo suo post sia svalutativo nei confronti delle piazze e del potere dell’indignazione che lei etichetta come Indignocrazia. Se un regime democraticamente eletto e’ stato abbattuto a furor di popolo, c’e’ sicuramente una ragione. Lascio da parte diffidenza e valutazioni e ne prendo atto.