Un vecchio e illustre premio italiano di giornalismo, che si chiama “È giornalismo”, è stato attribuito oggi a Google, per il contributo dato alla distribuzione contemporanea delle informazioni e al lavoro giornalistico. Io non ho grandi passioni per i premi di categoria, che siano letterari, giornalistici, musicali, blogghistici – con rispetto, eh, come i Godspeed You! Black Emperor – però se per una volta non celebrano il proprio ambiente e non mummificano successi arcinoti, mi sembra una buona cosa: mi sembra una buona cosa dire che Google ha dei meriti nell’aiutare la comprensione del mondo, dire che ce li ha in quanto rappresentante di una nuova e mai vista opportunità di comunicare come è internet, dire che la comprensione e il riconoscimento del cambiamento sono la prima attitudine del giornalismo, e dire che i corporativismi giornalistici che lo vedono come un nemico hanno più caro il proprio orticello professionale che non il servizio ai lettori e alle comunità.
In Italia, medievalmente (lo ha appena raccontato Sandro Gilioli alla Blogfest a proposito di alcuni suoi colleghi), ci sono ancora estesi ponti del Titanic giornalistico che ritengono internet e i suoi servizi dei nemici: e fingono di avere cara un’informazione affidabile e decorata che in molti casi non hanno neanche mai rappresentato. Per queste persone, spesso anche molto affezionate ai premi giornalistici e all’eventualità di vincerli, vedere riconosciuto che qualcosa è cambiato proprio là dove si sentivano protetti, è da settimane (da quando la scelta del premio fu annunciata) motivo di scandalo e preoccupazione. E pensare che alcuni di loro, ci avessero pensato prima, avrebbero potuto essere l’avanguardia dell’informazione online italiana, che invece è rimasta assopita e impaludata per anni, affidata a noi ultimi della fila e screditata, e poi digerita dagli stessi meccanismi com’è oggi in gran parte.
Nel nome di Bocca, Biagi e Montanelli – fondatori di quel premio – oggi è stato premiato Google.
Un po’ alla volta, dai.
Capire il cambiamento. Oggi 29 settembre, titolo di una canzone cantata dagli Equipe84, compie 45 anni, le sue parole di questa canzone era un post. Allora la radio era sempre accesa accompagnava la giornata, come oggi, se ci guardassimo in giro, nel caotico traffico, alle fermate del tram. seduti ai tavolini dei bar, gente di tutte le età, digitano, scrivono, leggono in tempo reale, le notizie, liete, assurde, sui loro smartsphone. Oggi 29 settembre la gente si è svegliata ed seduta in quel caffè pensa, che sta per iniziare una guerra di grandi balle, condite da sparate da giornalisti, del brodo primordiale dell’informazione, che invece di informare disinformano lautamente; pagati da capitali coraggiosi, di denaro di dubbia provenienza
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