Sul qui noto e arcinoto – ma sempre attuale – tema dei disastri provocati dall'”essere se stessi”, oggi aggiungo all’archivio la saggia considerazione di Michele Serra.
Solo pochissime e grandissime personalità possono concedersi il lusso di “essere se stessi” in ogni occasione, e senza tregua. La battuta rivolta da Diogene ad Alessandro Magno (“spostati, che mi nascondi il sole”) è commovente se attribuita a un grande filosofo dell’antichità; sarebbe una insolenza da due lire se a rivolgersi così all’imperatore fosse stato un normale bischero di nessun talento, inevitabilmente destinato ai ceppi.
Il “sé” è il mostro che affligge la nostra epoca. Ma il “sé” è un lusso che non tutti possono permettersi. Andrebbe sorvegliato con più cura, spesso sopito, perché non sempre merita di essere ostentato. Abbiamo fresca memoria, noi italiani, dell’interminabile rosario di fesserie e volgarità provocate dal “sé” meno autosorvegliato del secolo, quello di Berlusconi. Ora ci tocca, più o meno tutti, rieducarci. In ciascuno di noi è in agguato un Tavecchio. A differenza di Tavecchio, siamo tenuti a saperlo.
“un normale bischero di nessun talento, inevitabilmente destinato ai ceppi”. “Salvifica ipocrisia”. Sono parole stupefacenti, di uno snobismo tale da farmi credere che Serra non si rilegga, altrimenti si prenderebbe in giro da solo.
Diogene non c’entra nulla. La risposta di Diogene è quella di un uomo libero, che non abbisognando di nulla nulla deve ad alcuno, neanche ad Alessandro il Grande. Il re non ha potere su chi non chiede e non vuole nulla, e non può impedire a Diogene di imporgli la verità: sei uomo quanto me, fai ombra come tutti, e tu hai solo il potere che la gente ti vuole dare. Il ruolo, lo status di filosofo, anzi di grande filosofo, era proprio quello che Diogene, e tutti i cinici, non volevano, e che solo il perbenismo di Serra può attribuirgli.
Tavecchio? Tavecchio con le sue parole ha dimostrato di essere ignorante, superficiale e frustrato. Non ha studiato i problemi del calcio italiano, non ha studiato i campionati europei, non si è dato pena di capire cosa è corretto dire in pubblico e cosa no.
Il problema non è quello di aver espresso idee razziste in un contesto da cui sono bandite, ma di avercele. E di essere incompetente.
Paradossalmente, bene ha fatto ad essere sé stesso: così ora sappiamo che è inadatto ed incapace. Con la salvifica ipocrisia di Serra, invece, oggi penseremmo a Tavecchio come ad un candidato rispettabile e credibile.
(perdonami uqbal se rubo la tua espressione)
E “salvifica ipocrisia” che ruolo diamo oggi ad Israele?