Il circo Razzi

Vedo sui quotidiani di una presunta polemica online intorno a una festosa foto che il noto esponente del PD pugliese Michele Emiliano ha messo su Twitter, di lui e il senatore di Forza Italia Antonio Razzi, con un commento sulla presunta partecipazione di Razzi all’Isola dei Famosi.

Razzi è – come fu Scilipoti, e in misura diversa altri loro colleghi – una specie di macchietta in servizio permanente attivo al servizio della parte più circense dell’informazione politica cosiddetta. Lui lo ha capito ed è professionalmente nel personaggio, come gli ospiti fissi dei talkshow che vengono chiamati per buttarla in caciara, fingere impazzimenti, mettersi a litigare («Razzi, facce Razzi!»). Con risultati imbarazzanti da cui basterebbe – quelli ragionevoli di noi – tenersi alla larga: e invece anche molti di quelli ragionevoli di noi non sanno sottrarsi a darsi di gomito o indignarsi di fronte alle quotidiane fesserie di Razzi: fesserie che ormai non ha neanche bisogno di dire, nel caso di Emiliano è bastato che Razzi fosse in una foto, tutto il resto lo ha fatto Emiliano, “ed è polemica”.

Razzi è l’equivalente per l’informazione politica della donna barbuta per l’informazione in generale: dovunque lo metti ottieni attenzione, un’attenzione che si sente migliore di Razzi – e forse questo la spiega, è così rassicurante sentirsi migliore di Razzi – o che nutre gli indignati permanenti nelle loro momentanee crisi di astinenza. Razzi appare, e fermiamo il dito sul telecomando; appare, e clicchiamo. E dopo, a scelta, a) sghignazziamo superiori o b) ci scandalizziamo compresi.

Così facendo abbiamo costruito Razzi e ne conserviamo la carriera (se non sarà quella politica sarà l’Isola dei Famosi, eccetera). Siamo contenti e soddisfatti noi, è contento e soddisfatto lui, sono contenti e soddisfatti i media, in particolare tutta quella filiera crescente di programmi e testate che si finge critica del circo della politica e invece ha solo messo una biglietteria all’ingresso e tiene il cerchio di fronte ai leoni spelacchiati a cui poi darà un osso di bistecca per riconoscenza.

Quanto all’illusione che sottolineare ogni giorno mostri e pagliacci della politica italiana aiuti ad allontanare quei mostri e pagliacci, c’è un assai più illustre precedente recente che dovrebbe valere definitivamente sul fallimento di questa illusione. Così ricordato nel suo libro da Francesco Piccolo.

C’è una parte di Italia, la quasi totalità delle persone che avrebbero dovuto combatterlo sul piano politico e con una proposta alternativa di efficacia maggiore, che ha considerato Berlusconi non il capo di una coalizione opposta alla propria e poi il presidente del Consiglio di questo Paese; ma ha passato anni e anni a parlare di lui come di un essere spregevole, un pagliaccio, un corrot­to, perfino un uomo basso (un nano), un puttaniere. Si è persa un’enorme quantità di tempo e di energie a creare formule sarcastiche per il nemico e quelli che aveva in­torno. In fondo, la sequela di errori che sono stati com­messi nei lunghi anni di dominio di Berlusconi deriva da questa doppia e insostenibile identità che gli si è attribu­ita: il mostro e il pagliaccio. Insieme. Erano tutti convin­ti che fossero due definizioni esponenziali, e nessuno ha immaginato che invece avrebbero potuto essere due pesi che si annullavano.

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4 commenti su “Il circo Razzi

  1. Pingback: Il circo Razzi | Wittgenstein | NUOVA RESISTENZA

  2. Qfwfq71

    Quindi è dal 2011 (ma come ci fa notare Piccolo anche da molto prima) che nani e ballerini tirano a campare in politica facendo leva sulla capacità di farsi personaggi da commedia.
    Lo stesso dicasi per gli indici di ascolto di programmi e talk show che vengono premiati quanto più fanno rumore idiota mettendo in mostra l’ignoranza cialtrona (vedi ad es. programmi tipo Ciao Darwin o i vari Grandi Fratelli)
    Non sarà che siamo noi elettori/utenti di talk show che sbagliamo le nostre priorità?

Commenti chiusi