Oggi Repubblica ha in prima pagina un severo commento del vicedirettore Gianluca Di Feo contro l’inchiesta che ha fatto arrestare l’infermiera di Piombino accusata di avere ucciso diversi pazienti, e che poi è stata scarcerata con una pesante critica da parte del Tribunale del Riesame alla fragilità delle prove contro di lei e alla pessima conduzione dell’indagine.
Il commento di Repubblica è intitolato “La giustizia impari da questi errori”. L’articolo dice:
Una donna è stata presentata come assassino in assenza di indizi
Ed è assolutamente condivisibile tutto il commento e il giudizio, come è da essere confortati che sia stato pubblicato: poteva andare peggio, poteva piovere, e Repubblica poteva ignorare lo sbugiardamento, come capita quasi sempre con le inchieste smontate dopo che le accuse avevano occupato le prime pagine.
Però, pur rimanendo confortati, ricordiamocelo, come la stessa Repubblica aveva dato la notizia dell’arresto, sulla stessa prima pagina dove ora chiede che “la giustizia” impari. Hai visto mai che un giorno il severo commento a posteriori sia intitolato “Noialtri impariamo da questi errori” e si spieghi quindi da chi è che “una donna è stata presentata come un assassino in assenza di indizi”. Senza dare la colpa ai magistrati, perché se si vuole essere prudenti e diffidenti, si può: però bisogna volerlo.
“Almeno così dorme”, aveva detto Fausta Bonino, 55 anni, infermiera dell’ospedale di Piombino avvicinandosi al letto di un paziente per un’iniezione. Poco dopo, era l’agosto del 2015, quel paziente sarebbe morto. Così come altre dodici vittime che, secondo i militari del Nas di Livorno, sono stati uccisi tra il 2014 e il 2015 con iniezioni letali di un farmaco anticoagulante somministrato proprio dall’infermiera dell’ospedale toscano in provincia di Livorno.
Loro, le vittime, donne e uomini tra i 61 e gli 88 anni, erano tutte ricoverate, per diverse patologie anche non gravi, nel reparto di anestesia e rianimazione dell’ospedale civile di Piombino. Non erano malati terminali. Lei, l’infermiera accusata di omicidio volontario continuo aggravato dalla crudeltà, come “arma” ha usato un farmaco molto utilizzato in ospedale ma non previsto nelle terapie di quei pazienti: l’eparina, che iniettato da Bonino anche con dosi 10 volte superiori alla norma ha provocato, soprattutto in alcuni casi “una rapida, diffusa e irreversibile emorragia con conseguente morte”, hanno spiegato i carabinieri dei Nas. (articolo del 31 marzo)Infermiera in manette “Ha ucciso 13 pazienti con iniezioni di eparina” (titolo del 1° aprile)
Il lato oscuro dell’invisibile Fausta “Negli ultimi tempi era cambiata” (titolo del 2 aprile)
“L’infermiera del veleno poteva colpire ancora” Nuovi casi sospetti (titolo del 2 aprile)
Eheh, grande articolo: ovviamente rido per non pingere. Parafrasando Flaiano, i giornali italiani salgono sempre sul carro del vincitore. Mi concedete l’espressione “gran paraculi quelli di Repubblica”?
Beh,è indubitabile:lo sport nazionale è quello per cui la colpa è sempre di qualcun altro.Poi,ad essere buoni,si può dire che l’accusa è ai mass media in generale,di cui anche “La Repubblica fa parte”.Certo non può non incuriosire che-a volte a torto,a volte a ragione-gli “strali” di questo blog sono praticamente,specie da quando c’è Calabresi,contro questo quotidiano.Che per me resta ancora il migliore in Italia,neoscalfarismo pro Pd permettendo.
Lo smascheramento nei confronti di Repubblica richiederebbe una replica, una reazione da parte di De Feo, almeno. E qui, in quanto lettrice, provo un senso di estraniamento: perchè la comunicazione non è diretta.
perchè il linguaggio sia nel caso di De Feo che di Sofri è pieno di prosopopea. Pur essendo totalmente convinta delle ottime argomentazioni di Sofri, credo che il contenuto di questo articolo sarebbe ancor più significativo se inserito in uno scambio di idee. Attendo perciò una reazione di Repubblica.