Come ha giustamente notato Christian Rocca su Twitter, che Repubblica decida di analizzare l’attentato di Dacca con riflessioni polemiche come queste è un notevole salto di qualità in un dibattito spesso pregiudizialmente irrigidito a negare evidenze.
Non si tratta, dovrebbe essere ormai chiaro, di un problema medio-orientale, e non basta, per spiegarlo, chiamare in causa le disgraziate avventure militari americane in quella regione, l’irrisolta questione palestinese o la contrapposizione settaria fra sunniti e sciiti.
Tutti aspetti che contribuiscono alla radicalizzazione jihadista a livello mondiale, ma che certo risultano insufficienti per capire quello che è accaduto in Bangladesh. A rendere difficile la nostra risposta (che deve essere nello stesso tempo militare, di intelligence, politica e culturale: smettiamola di pensare che una sola dimensione possa funzionare) è proprio questa complessità del fenomeno, questo confluire di spinte contrastanti, squilibri, frustrazioni, contese geopolitiche.
Speriamo a questo punto di non sentir dire ancora una volta che “la religione non c’entra” e che “i terroristi non sono veri musulmani”, perché, anche se è vero che solo una ridotta minoranza di musulmani aderisce al terrorismo islamista, è la religione a fornire ideologia unificante e linguaggi, oltre che a configurare una micidiale rete entro la quale prendono corpo alleanze e sinergie sul piano operativo. E poi, come si fa a dire che la religione non c’entra quando i macellai di Dacca hanno selezionato le vittime da uccidere con i machete chiedendo agli ostaggi di recitare il Corano?
Le sorrprese di questo post sono due:
1-Sofri che,forse con una punta di sarcasmo,loda l’engagement neosalviniano di Repubblica
2-Repubblica che ,dalle solite posizioni buoniste e senza linfa,guarda il fenomeno da un punto di vista popolare
Io dubito fortemente che le posizioni del quotidiano fondato da Scalfari sarebbero state queste,qualora nella strage nessuna vittima fosse stata italiana.
Credo,insomma,che dietro la grande apertura ci sia una certa demagogia vetero nazionalista,seppure in buona fede.
Insomma,il quotidiano diretto dal Calabresi strizza l’occhio al lettore potenziale,quello che oggi,magari,gli preferisce Libero o il Giornale.
Siamo sempre lì, come tu stesso hai detto nel commento a un post di Paola Caridi: le Brigate Rosse sono colpa dei comunisti? Gli attentati alle cliniche per abortire sono colpa del papa?