Consigli per gli acquisti

Benché al Post tendiamo a leggere le sue quotidiane invettive apocalittiche con una certa supponente condiscendenza, le questioni che pone Massimo Mantellini sulla pubblicità e il Post meritano una risposta, per quel che si può: perché sono condivise, hanno del fondamento, e perché Massimo è un affezionato e prezioso complice dei progetti del Post dal primo giorno, e anche da prima.

Riassumerei quel che Massimo dice, ma già il suo post è incerto su diversi aspetti (incertezza apprezzabile: il mondo è incerto): diciamo che pone il problema del fastidio invasivo della pubblicità sui siti web, a cominciare dal Post, e delle soluzioni possibili, elencandone quattro.

Prima di dire come si pone il Post rispetto a queste quattro, spiego alcune cose a monte. Io credo intanto ci si debba mettere in una condizione di tolleranza e indulgenza sia che affrontiamo il tema da editori che da lettori (io sono entrambi e non mi sottraggo al fastidio per dosi eccessive o moleste di pubblicità, anche sul Post: anzi, ancora di più sul Post). Intendo dire che suggerirei di limitare le aggressività e le rivendicazioni: il rapporto editori-lettori è di totale libertà e assenza di pretese. Non c’è niente che un sito gratuito debba pretendere dai propri potenziali lettori – nemmeno di essere letto – e non c’è niente che i lettori debbano pretendere da un sito gratuito (se non accuratezze e correttezze nei contenuti giornalistici, ma non è di questo che stiamo parlando, per una volta): se qualcuno si stufa della pubblicità sul Post e decide di non leggerlo più, o di usare un adblocker, massimo rispetto e comprensione, e amici come prima. E se un sito decide che ha bisogno delle fonti di ricavo provenienti da quella quota di pubblicità (comprese quelle più moleste) io lettore ho massimo rispetto e comprensione e decido liberamente se leggerlo ancora o no. Nessuno è in debito con nessuno, e questa è una grande garanzia di libertà e anche di sollievo dal senso di colpa di cui parla Massimo. Dal primo giorno in cui è stato online, il Post ha cercato di guadagnarsi disponibili e volontarie complicità, e rispetta chi non le senta per qualunque ragione.

La seconda cosa che dico più brevemente – perché la sentiamo spesso e ci sembra frase fatta, ma è vera – è che quella pubblicità, molesta o discreta, permette di fare il Post. Tollerarla oppure esserne eventualmente interessati, è il modo in cui paghiamo per i siti che apprezziamo e che siamo disposti a sostenere. Che ci siano inserzionisti che scelgono di investire sul Post, di spendere per associarsi alle sue pagine e mostrarsi ai suoi lettori, non è una cosa scontata né automatica. E in questo momento è l’unico modo realistico, soprattutto per un sito che è arrivato a sostenersi finanziariamente – e a costo di molte economie – solo in questi ultimi due anni, dopo aver contato a lungo, e ancora adesso, sul generoso sostegno dei suoi soci fondatori, mai ringraziati abbastanza.
Quando Mantellini dice “la navigazione web è stata uccisa dalla pubblicità e non esiste alcuna ragione per continuare a subire un insulto del genere”, dice semplicemente una cosa falsa. La navigazione web è arricchita in gran parte grazie alla pubblicità e la ragione esiste eccome. Ci sono siti che hanno chiuso, per insufficienza di ricavi pubblicitari, e non erano tutti mediocri.

Rispondo quindi alle quattro proposte di Massimo Mantellini.
La prima è quella di abbandonare le cattive compagnie: se i banner sul web insultano i miei lettori e mi portano in cassa pochi soldi io propongo ai miei lettori due opzioni: un sito web senza banner dietro il pagamento di un abbonamento minimo o in alternativa il diluvio di stupidaggini con l’audio accesso che l‘advertising produce oggi.
Direi che anche qui la premessa è – sospetto artatamente – infondata. Perché per le finanze del Post non sono “pochi soldi”: ognuno di quei banner un po’ alla volta sta pagando le persone che fanno il Post, e metterne meno significa non fare delle cose; e perché nessuno “insulta nessuno”: abbassiamo il livello dell’innervosimento permanente e della personalizzazione egocentrica.
Ma non mi sottraggo a una risposta: l’ipotesi di un’offerta di servizi a pagamento che includa anche un’attenuazione o eliminazione del carico di pubblicità è nell’agenda delle riflessioni e degli esperimenti del Post da tempo, anche col sostegno morale delle molte persone che ogni settimana manifestano il desiderio e la disponibilità di pagare per i contenuti del Post, o anche per la newsletter, ad esempio. Approfitto per ringraziarle, che anche solo quella disponibilità è una ricompensa. Le implicazioni e variabili di un simile piano non sono semplicissime da definire e questo ha ritardato i tempi dell’esperimento: l’operazione societaria Banzai-Mondadori poi, pur essendone il Post rimasto al di fuori, ha generato delle necessità di ricostruzione di alcuni funzionamenti sul piano della tecnologia che hanno sospeso l’attuazione di progetti maggiori come questo. Ma ripeto, è un esperimento a cui probabilmente ci dedicheremo, con la fiducia e la prudenza – e la lentezza, già – di ogni esperimento fatto finora, compreso quello della stessa nascita del Post. La sopravvalutazione delle nostre forze ci lusinga, ma ci rende spesso inadeguati alle aspettative.

La seconda strada percorribile (quella di Forbes appunto) è quella di negoziare direttamente con i lettori la disattivazione di adblock in cambio di una versione più “leggera” (con meno pubblicità) del proprio sito web almeno per un certo periodo.
Ho implicitamente risposto prima: siamo un po’ contrari al negoziato, ci è cara la totale libertà di scelta. E abbiamo poca simpatia per gli adblocker – e la loro ipocrita rivendicazione di solidarietà coi lettori che si traduce nell’ottenere loro i ricavi che sottraggono ai siti – per volerli considerare parte di una trattativa. Stia alle persone di buona volontà – come Massimo e tanti altri che la dimostrano – decidere di cosa sia meritevole il Post.

La terza opzione, quella di una pubblicità elegante e poco invasiva, evidentemente non sembrerebbe (più) all’ordine del giorno.
Questo è un tema che mi appassiona e incuriosisce: uno dei molti mondi collaterali con cui ho avuto a che fare facendo il Post e di cui prima non sapevo niente. Sono stato il primo a essere colpito dalla limitatezza di innovazione e dall’indifferenza ai criteri di efficacia del sistema della pubblicità su internet: ne ho discusso con chi ci lavora nei vari passaggi che ne complicano dinamiche e funzionamenti, e ho sempre notato un certo fatalismo e poca forza di provare a modificare le cose con interventi di maggiore qualità, e quando dico qualità parlo anche di qualità promozionale, che poi la pubblicità serve a quello. Investo un po’ di fiducia sul “native advertising” fatto col rigore e la trasparenza con cui lo stiamo sperimentando da un po’ al Post: mi pare sia più apprezzato dai lettori e sia più apprezzato anche il suo contenuto, e che sia quindi più efficace (è naturalmente più costoso, come le cose di maggior qualità). Gli inserzionisti ne sono soddisfatti e cominciano a capirne il senso. Ma credo che ancora per molto – malgrado annose dichiarazioni di emancipazione dai click – i ricavi maggiori verranno ancora dai banner, popup, video, eccetera. Che quindi restano preziosi e benvenuti.

Esistono altre possibilità intelligenti, per lo meno se le si osserva nell’ottica di chi naviga in rete: una di queste è “Acceptable ads” che è un progetto di Adblock per rendere la pubblicità sul web meno fastidiosa. In pratica è il software che blocca la pubblicità che propone una whitelist di siti web che aderendo all’iniziativa pagano una somma ad adblock per non essere filtrati e – soprattutto – si impegnano a produrre banner aderenti ad un set molto rigido di regole tecniche che li rendano –appunto – “accettabili”.
Su questo aderisco totalmente alla risposta che dà lo stesso Massimo: “Il punto di debolezza di un simile modello è ovviamente che si tratta di una specie di “pizzo” che un intermediario (l’azienda tedesca che produce il software di adblocking più utilizzato al mondo) propone agli inserzionisti”. Se decideremo di impegnarci per rendere ancora più accogliente il Post per i suoi lettori, lo faremo impegnandoci con i lettori stessi: non con chi se ne finge rappresentante per proprio interesse. Niente da obiettare sugli interessi, finché sono legali, ma i nostri sono altri e se decideremo di offrire diverse versioni del Post lo faremo non perché costretti da dei doganieri non autorizzati. Un fiorino.

Moriremo rincoglioniti dai banner sul nostro sito web preferito. E il nostro sito web preferito morirà con noi.

Gli obiettivi del Post restano di fare le cose bene, e di fare sì che quelle cose vengano lette il più possibile. Le due cose sono spesso in conflitto su diversi piani, e anche su quello della pubblicità: al momento il compromesso è questo, ne stiamo pensando di migliori per tutti, e “morire” non è nelle priorità. Sul rincoglionire, né io né Massimo siamo attendibili, ma non c’entra la pubblicità.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

28 commenti su “Consigli per gli acquisti

  1. ILSENSOCRITICO

    Io credo che il problema nasca dal fatto che, con Internet, è cambiato il modo di informarsi.
    Una volta avevi il TUO GIORNALE e ti informavi per la maggior parte delle cose con quello. Una piccola parte di lettori leggeva anche il SUO SETTIMANALE SPORTIVO se, una volta a settimana, voleva approfondire le notizie di sport. Pochissimi compravano magari anche il LORO MAGAZINE DI POLITICA INTERNAZIONALE, tanto per fare i radical chic. Insomma, una volta ogni lettore aveva pochissime fonti di informazione, per pochissima spesa.
    Oggi ognuno di noi avrà almeno una decina di fonti principali, fra blog di economia, siti di sport [magari pure più di uno], siti giornalistici vari ecc. Non compri un giornale specifico, come facevi prima, ma attraverso i social network [e non solo] accedi ad articoli provenienti da decine di siti diversi. Questo è dovuto sia al fatto che gran parte delle volte che accedi a un sito di informazione lo fai attraverso un link su un social network, sia perché l’informazione su Internet è molto più specializzata, pertanto se vuoi leggere qualcosa sulle reazioni alla Brexit dei vari paesi europei vai su Internazionale; se vuoi leggere qualcosa sulle sue conseguenze economiche vai su Econopoly, Piano Inclinato, Phastidio; se vuoi leggere qualcosa sul prossimo campionato di calcio puoi visitare Undici, L’Ultimo Uomo, Tifoso Bilanciato, Calcio & Finanza, Luckmar ecc, ognuno dei quali ha un suo settore specifico in cui è specializzato. È un po’ quello che è successo nella TV, dove le reti generaliste sono andate in profonda crisi a vantaggio di quelle tematiche della pay tv.
    La conseguenza è che è diventato molto difficile che un lettore possa pagare un abbonamento per un sito, perché dovrebbe probabilmente pagare svariati abbonamenti. Credo quindi che il futuro del giornalismo sul web possa essere solo un modello ispirato ad iTunes: mega-contenitori di articoli provenienti da centinaia di siti diversi e resi disponibili per cifre irrisorie dopo un accordo con i produttori [ad es. il Post che ospita un articolo di Phastidio e lo vende sul proprio sito a 10 cents, da dividere con l’autore del testo]. Si tratta di un tipo di business che richiederebbe però la riunificazione di centinaia di siti all’interno di un unico contenitore, per evitare l’eccessiva e antieconomica parcellizzazione delle fonti di informazione.

  2. layos

    Io però dissento sulla premessa. E’ vero che il Post è un sito gratuito, però la questione “amici come prima” è un po’ spinosa. A me fa piacere leggerlo e mi fa piacere contribuire per quel che posso al servizio che mi offre. Al punto che l’ho messo in whitelist su Adblock e uso Firefox perché mi permette di spegnere selettivamente l’audio su un solo tab.
    E’ uno sforzo minimo ma comunque è uno sforzo che la media delle persone chissà se è disponibile a fare. Ci saranno tanti che invece smetteranno di leggerlo per non essere infastiditi dai banner o, più probabilmente, li bloccheranno con un ad blocker.
    La via d’uscita c’e’: pubblicità che non rompano le balle e che non ti coprano quello che stai vedendo per 10-15 secondi o che non ti rendano la fruibilità su un dispositivo mobile miserabile, perchè non riesci nemmeno a centrare il bottone per chiuderle.
    Fra l’altro è incomprensibile come i pubblicitari non avvertano questo senso di fastidio che procurano ai lettori e, immagino, agli editori con dei lettori infastiditi, che è proprio l’opposto di quel che dovrebbe suscitare una reclame: ovvero far interessare e ingolosire un potenziale cliente sul prodotto che si reclamizza.
    Tagliare una fonte di sostentamento ad un sito che mi fornisce un servizio mi sembra un atto incivile, ma anche non poter tenere un tab con il sito X aperto in ufficio senza il rischio che parta un jngle tipo trombe di Gerico di sottofondo almeno altrettanto.

  3. gillo

    Il costo mensile di SKY è alto o altissimo a seconda dei profili, l’affollamento pubblicitario è comunque notevolissimo. Per non parlare di RAI e Mediaset. Mantellini specialista nello sprigionare “fuoco amico”.

  4. froom5

    Per me, il Post (e tutti gli altri siti di informazione online) sono un esperimento in corso. Non è detto che il vecchio modello che funzionava con la carta (notizie a pagamento) funzioni anche sul web. Per ora tocca subire i banner. Se questi creeranno disaffezione, le testate online una a una spariranno: e sarà stato destino.

  5. Lorenzo

    Io AdBlock lo tengo. Come vi pago per il vostro eccellente lavoro? IBAN? PayPal? Gift card Foodora?

  6. hermann

    Quello di Mantellini è un esempio lampante di quell’indignazione autoreferenziale così diffusa oggi, che non costa nulla a chi la esprime, ma che non cerca di comprendere la reale complessità dei problemi e di solito non produce riflessioni molto interessanti. Prende di solito forma in liste rabbiose di insoddisfazioni e frustrazioni, che quasi sempre sono anche le insoddisfazioni di molti altri individui, con il risultato di un vortice di ira cieca che si autoalimenta.

    La considero una piaga il nostro presente, ben più pervasiva e dannosa dei banner pubblicitari – e contro la quale purtroppo non c’è un ‘blocker’ che funzioni, al di là della sensibilità e dell’intelligenza dei lettori. La trovo altamente egoistica ed antisociale, nel senso che chi lo pratica si disinteressa di dare un proprio contributo al bene comune ma vuole solo sfogarsi scaricando ad altri l’onere di cambiare le cose. Il problema è che viviamo in un mondo complesso e pieno di vincoli e spesso non è affatto semplice cambiare le cose. Ma agli indignati non interessa, tanto loro pensano solo a sé stessi.

  7. Paolo

    ehm, il link delle parole “con una certa supponente condiscendenza” è rotto…

  8. andrea400

    Mi sembra più una risposta rivolta a chi si lamenta della pubblicità che ad uno che si lamenta di uno specifico tipo di pubblicità e dei problemi specifici che tale pubblicità comporta (consumo dati per mobili, volume alto per chi ha acceso l’audio, illegibilità oggettiva) come nel caso di Mantellini. Poi magari le controdeduzioni rimarrebbero le stesse, però le lamentele sono su questo, non sulla pubblicità in genere.
    Ad esempio, nel mio personalissimo e limitato caso, per settimane e fino a qualche giorno fa, dovevo aprire un altro browser per leggere Il Post perchè con Firefox tutto veniva oscurato da una pubblicità mal funzionante e non chiudibile (nè si chiudeva da sola passato un po’ di tempo). L’auspicio di una maggior qualità tecnica e del rispetto di un codice minimo di bon ton pubblicitario mi sembra piuttosto condivisibile, pur comprendendo come comprende Mantellini stesso le necessità di chi fa informazione online.

  9. Julian B. Nortier

    Fanfalucche concupiscenti; questo sono la gran parte dei servizi,anche gratis,che google o comunque il web forniscono:
    non così-pregevole eccezione-per AdBlocker,che ci salva,in gran parte,da pubblicità invasive,quando non disturbanti.
    Diciamo che la pubblicità su internet è come le zanzare quando stai per prendere sonno:in una parola,fastidiosa.
    Chiaro che chi-come il direttore di un sito web-di spot ci vive non può che guardare a sopracciglio alzato al j’accuse del genere.
    Io però l’adblocker me lo tengo,invenzione ottima,tipo l’aulin ma senza effetti collaterali.Se non quello di far guadagnare qualche milione in meno ad inserzionisti e siti.
    Maledetti,vi bloccherò.(no acrimonia;è solo una citazione/parafrasi del film di Giordana…).

  10. Su3

    A me la pubblicità sta anche bene, quando è fatta bene ed è pertinente. Un tempo prendevo riviste d’astronomia cartacee ed erano zeppe di pubblicità di telescopi e oculari, oltre che qualche recensione degli strumenti. Non mi dispiaceva affatto, anzi: si trattava di strumenti che desideravo. Anche ora che quelle riviste sono online, le pubblicità qualche volta mi hanno dato l’input per un acquisto. Su un sito di informazione generica è un po’ più complicato, però nella pagina dell’articolo di Game of Thrones, magari mi aspetterei una pubblicità di cofanetti DVD o di cose attinenti a TV e cinema, invece trovo la pubblicità del tonno e della crema da ciarlatani per ingrandire il seno. Sarebbe bello se i vostri fornitori facessero scegliere a voi che genere di pubblicità inserire per ogni pagina. I bannerini non mi davano fastidio e ho sempre pensato fosse giusto che il lavoro venisse in qualche modo ripagato, specialmente quando è un buon lavoro. Poi però in certi siti le pubblicità sono diventate sempre più invadenti, pesanti ed esagerate. I filtri e le estensioni per bloccare la pubblicità hanno cominciato a diffondersi. Forse vedendo meno click, hanno reso le pubblicità ancora più invadenti, video a pieno schermo con audio, e così via, per non parlare dell’invasione della privacy. Sullo smartphone, soprattutto se non è molto potente, alcuni siti sono quasi impossibili da leggere, anche il Post. Quello che si ottiene così, è che si invoglia ulteriormente ad usare adblock, ghostery e affini. E una volta che qualcuno inizia ad usare quelle estensioni, auguri a convincerli a toglierle. Credo che una pubblicità più ottimizzata ed equilibrata abbia migliori prospettive future.

  11. filippocatania

    So cosa significa per l’informazione vivere (o, meglio, sopravvivere) sul web. Quando un contenuto mi interessa davvero sopporto certi supplizi e certe volte mi ci sottopongo volontariamente. A parte Il Post altre testate mi fanno pagare il prezzo di una o più pubblicità, ma volentieri non pago un canone di abbonamento: ogni volta che guardo la Rai sul tablet, per es., mi becco 30 lunghissimi secondi di pubblicità pur di guardare qualcosa che mi interessa. E chi guarda la tv non subisce anche di peggio, di molto peggio? Su Spotify, dove ascolto musica dove come e quando voglio, basta guardarsi uno spot ed avere un long listening tranquillo. O i siti di sport che ti obbligano a guardare una schermata per non meno di X secondi prima di accedere ai contenuti. Vi dico la verità: ognittanto clicco sulla pubblicità e rovisto tra le cose che mi offrono i tanto maledetti banner.
    E, se volessi essere proprio cattivo, potrei rimproverare tutti quelli che, dopo aver comprato una maglia, vanno in giro con il marchio del capo d’abbigliamento ben esposto e pagando perfino!
    Il problema dei banner esiste, ma non lo vedo come una tragedia epocale.

  12. gionailprofeta

    Replica in larga parte condivisibile, fuorchè quando si paragona AcceptableAds al “pizzo”.

    Anche al netto dell’iperbole più o meno bonaria, il paragone non sta proprio concettualmente in piedi: il pizzo si paga per evitare guai causati dagli stessi attori che chiedono il pizzo e che non esisterebbero se non esistesse chi chiede il pagamento.

    Qui la lotta di classe fra le legittime esigenze di budget degli editori e le altrettanto legittime istanze dei lettori non l’ha inventata AdBlock. AdBlock si è solo posto come intermediario per la soluzione di un vasto e sentito problema preesistente.

    Stando a questo ragionamento, anche un’associazione di consumatori “chiede il pizzo” alle aziende quando rivendica qualcosa per i propri iscritti?

    Per essere onesto, non condivido nemmeno la considerazione che “basta leggere un altro sito”.

    Il motivo di questa semplificazione, a mio parere, è che c’è un equivoco di fondo, nel quale anche lei, Sofri, sembra non accorgersi: la gratuità dei servizi su Internet è un mito da sfatare.

    Ad eccezione di Wikipedia (e ci sarebbe da approfondire) e del blog di mio cuggino che scrive delle sue vacanze a Riccione, i servizi su Internet si pagano eccome, anche se in modo diverso da quello che siamo stati abituati a considerare pagamento.

    Gmail è gratis, no? Eppure tutti sappiamo che in realtà non lo è. Per questo non si può liquidare la questione diritti degli utenti con uno sbrigativo “ma che vuoi, se non ti piace cambia aria”

    In questo senso neanche il Post è gratis, ed è sacrosanto che non lo sia. Mica le ottime penne che ci scrivono devono campare d’aria per fare un favore a me lettore. Io voglio che guadagnino, e bene, visto che sono molto più bravi di tanti loro colleghi dei giornaloni.

    I lettori pagano la lettura del Post accettando un compromesso sulla qualità dell’esperienza di lettura (oltre che in altri modi che attengono al tracciamento ed altri tecnicismi che ometto per brevità) ed in questo senso è inevitabile una contrattazione, seppure implicita, su dove questo compromesso debba collocarsi.

    Si tratta di regolarizzare questo rapporto, che *di fatto* è un rapporto di tipo patrimoniale, poche scuse. Un modo è l’abbonamento che molti – me compreso – auspicano, uno è AcceptableAds, un altro ancora è la riduzione a livelli accettabili della pubblicità, eccetera eccetera.

    O, molto più probabilmente, un mix di tutti questi. Nessuno di questi facile da implementare, per le ottime ragioni che lei ha spiegato.

  13. Emanuele676

    > il pizzo si paga per evitare guai causati dagli stessi attori che chiedono il pizzo e che non esisterebbero se non esistesse chi chiede il pagamento.

    Come appunto Adblock chiede un pagamento per evitare il blocco delle pubblicità causato da AdBlock stesso.

  14. demetrio d'ambrosi

    Quotidiani, settimanali e televisioni non hanno mai sopravvissuto senza pubblicità da almeno 30 o 40 anni – eccezion fatta per i famosi e famigerati contributi pubblici per l’editoria.

    I grossi problemi della pubblicità dei siti web derivano dalla ricorrente capacità di alcuni operatori di dirottare siti, browser e contenuti, di invadere finestre e schermi, e in alcuni casi di ricorrere a veri e propri virus.

    Trovo ipocrita la pretesa di avere pubblicità così discrete da essere praticamente invisibili.

    Concordo con modelli di paywall, essi siano per eliminare la pubblicità tipo il guardian, o abbonamenti oltre un certo numero di articoli gratis tipo Washington post o New York Times. Trovo assurda la pretesa di estorcere il prezzo di un abbonamento cartaceo come il Wall Street Journal, che è ingiustificato visto l’abbattimento dei costi di distribuzione.

    L’atteggiamento pseudo libertario di adblock mi infuria quando si sostanzia in taglieggiamento.

  15. Emanuele676

    I costi di redazione non sono irrilevanti rispetto ai costi di distribuzione, soprattutto quando si parla di Wall Street Journal e non di Libero.

  16. spirithorse

    Come è possibile per AdBlock intercettare i banner pubblicitari, è altrettanto possibile, in una qualsiasi pagina web, verificare chi sta usando AdBlock e, di conseguenza, utilizzare delle tecniche per oscurare il contenuto della pagina, impedendo all’utente di leggere la notizia se non disattivando AdBlock medesimo.
    Io l’ho installato e ho messo “Il Post” nella white list, anche se si dovrebbe tener conto, come ricorda peraltro anche Mantellini, che banner “multimedialmente pesanti”, per bytes di traffico richiesti per essere visualizzati, sono comunque un costo per (tanti) utenti che utilizzano una connessione a consumo, come me.
    Mi sembra un po’ la lotta, con le ovvie differenze, tra i creatori di virus e gli sviluppatori di antivirus.

  17. Su3

    Trovo miope vedere in bianco e nero e la pubblicità che può essere o solo quasi invisibile oppure disastrosa. Così come pensare che il Post possa seguire il modello del Washington Post o del New York Times, non considerando che il Post ha un numero di lettori (e quindi di potenziali paganti) che non è neanche paragonabile al WP e NYT, che hanno oltre 70 milioni di visitatori unici al mese. Con gli abbonamenti, per il Post forse potrebbe andare meglio offrire una versione alternativa a pagamento senza pubblicità, per chi vuole contribuire di più in qualche modo.

  18. bclaudio

    Adblock è diventato uno strumento di difesa essenziale. Anche su siti insospettabili capita di scaricare pubblicità che sono veri e propri malware, e questo perché questi siti o le agenzie a cui si rivolgono non fanno un controllo editoriale sulle inserzioni.
    Non una parola sull’osservazione, giusta, che la pubblicità per chi naviga in mobilità è un costo vivo.
    Sono disposto a togliere adblock sul post, a patto che ci sia un controllo editoriale preciso su quello che viene postato ma in nessun caso sono disposto a navigare il sito da dispositivi mobili.

  19. donkishotte

    Potreste per cortesia darmi il modo di abbonarmi al Post. Vorrei versare una quota annuale se non è disturbo.
    non togliete i banner, mi lascio adblock, va bene così. 15 euro? 20? Non sto scherzando, se non fosse un casino per voi fiscalmente, sarebbe gentile da parte vostra darmi questa opportunità.
    Cordialmente,
    Simone Bellini

  20. LucaBn

    Gentile direttore, mi perdoni se non sarò sintetico ma spero di poter contribuire con qualche idea. Per cominciare, non condivido la premessa, secondo cui siccome il contenuto è gratuito, allora un po’ di fastidio è tollerabile. Soprattutto se non offrite un’alternativa. Ne ho scritto di recente in questo mio articolo: https://medium.com/@lucabenazzi/i-am-tired-of-seeing-pop-ups-in-front-of-me-ac02509cb6ed#.1jmc0vo3m

    Un esempio è Youtube, che è inguardabile a meno che non si usi una delle estensioni browser per evitare gli annunci a pagamento e l’avvio dei video in automatico. Il fatto che non esista un’opzione che consenta di eliminare il fastidio pagando un abbonamento, rende automaticamente legittimi i sistemi per bypassare gli annunci.

    Mentre però Youtube è quasi un monopolio, per un sito di informazioni il modello migliore a mio avviso è quello degli Acceptable ads. Non capisco quali siano tutti questi problemi, sono intermediari, il pizzino, e via dicendo. Suvvia… E’ un sistema efficiente, dal punto di vista del lettore il sistema ideale, perché mi lascia la libertà di scegliere quali articoli andare a leggere. Ci sono almeno 6-7 quotidiani che leggo regolarmente in varie lingue, sarebbe impensabile pagare un abbonamento a tutti. Invece con gli Acceptable ads posso pagare per non vedere gli annunci, e avere libero accesso alle fonti che voglio. E’ un sistema intelligente. Al momento pago solo per vedere l’Economist in integrale. Sarei pronto a pagare un abbonamento per leggere il post perché è il quotidiano che leggo di più in italiano, ma per chi volesse dare una sbirciatina meno assiduamente, sarebbe una proposta scomoda e inefficiente. C’è poi il discorso dell’usabilità. Sul Corriere della sera hanno di recente introdotto gli abbonamenti, ma il sito è talmente penoso e pieno di dark patterns che non mi sognerei mai di pagarli.

    Comunque vorrei fare una domanda, il modello più semplice sarebbe quello dell’offerta libera, per quale ragione non posso fare una libera donazione al Post? Non capisco, tutti questi discorsi, ma non avete mai dato la possibilità ai vostri lettori di fare un’offerta, per dio… vi manderei subito cinquanta euro, è possibile?

    Un’altra idea che si potrebbe sviluppare è quella di offrire spazi pubblicitari o redazionali a chi volesse dare rilevanza ai propri contenuti, se questi contenuti sono qualitativamente tali da meritare attenzione. Per es., mettiamo che io sia un blogger, posso pagare il post per avere un mio articolo pubblicato sul post, se la redazione stabilisce che tali contenuti siano sufficientemente validi, invece di pagare google per mettere inserzioni. Preferisco pagare Il post che Google. In alternativa, tali contenuti possono essere chiaramente segnalati come contributi sponsor, ma comunque selezionati sul criterio per cui devono per lo meno essere prodotti o contenuti che suscitano il potenziale interesse dei vostri lettori. Mettiamo per es. che io sia un tour operator e che voglia proporre delle visite guidate fuori dai percorsi turistici, potrei pagare cento-duecento euro al post per avere un link in prima pagina. Saluti

  21. LucaBn

    Per chiarire sull’ultimo punto: la differenza è che anziché pagare per infastidire i lettori, pago per contenuti che i lettori scelgono di guardare, senza che nessuno li costringa.

  22. Indugio

    Io solitamente vi leggo attraverso l’app per iOS. Trovo la app molto gradevole graficamente, pulita ed elegante e i banner non sono fastidiosi. Unico inconveniente è che con alcuni articoli la app non fa che crashare e a nulla vale tentare di riaprirli. Personalmente credo siano certi banner che creano questo inconveniente.
    Dovendo migliorare la app aggiungerei un sistema più evoluto per archiviare gli articoli utili e la funzione “cerca”.
    Anch’io sarei disposto a pagare un piccolo abbonamento mensile ma solo se l’app sarà migliorata sotto questi aspetti. Mi spiacerebbe che il Post non sopravvivesse. È l’unico sito di news che ritengo degno di essere letto. E questo nonostante le farneticazioni di Giacomo Papi!

  23. Steve Romano

    Per una fortuna che non mi sono meritato, io da quando esiste navigo il Post in lungo e in largo senza mai essere infastifito da un solo pop-up, da una sola una musichetta. Non uso Adblock (non so neanche bene che cosa sia), ho Firefox 47.0 su Mac OS X 10.6.8.

    Non so nulla, ma sospetto si debba anche al fatto che mi guardo bene dal mai aggiornare qualsiasi software.

  24. albertobrogi

    ma perchè quello di doversi subire una pubblicità che ti pianta il computer o il telefono o l’ipad dovrebbe essere un obbligo? ma è mai possibile, dover uscire dalla applicazione e poi rientrare, in un tot di siti internet, solo perchè quel sito senza quella pubblicità non si campa? quello sarà un problema vostro, il problema mio è che con ipad o computer ci sono una serie di siti che sono infrequentabil. Cioè siete voi che ci costringete a non leggervi, e se per camparvi vi tocca mettere queste pubblicità insopportabili, che non si chiudono, video che partono in automatico, e altre cose impossibili, allora il vostro progetto editoriale o quel che sia, ha qualcosa di sbagliato alla base.
    Ma non è che senza il Post non si vive, senza il Post si vive benissimo, perchè l’informazione me la vado a prendere in altri siti dove queste pubblicità e questi meccanismi non ci sono. Lo stesso vale per altri. Con l’ipad ho smesso di andare sul sito del Sole 24 ore, mi spiace ma non c’è verso, è diventata un’angheria insopportabile e ingiustificabile, saranno affari loro se sono in perdita o quali altre siano le loro ragioni, non esiste che appena apro la home page del Sole mi si blocca la navigazione con una menata a tutto schermo per secondi e secondi. Si smette di andarci con l’ipad e passa pure l’abitudine di visitare il sito del Sole anche con il computer, ormai non ci vado proprio più. Contenti loro! Aaaaamen. Le informazioni arrivano da una quantità di fonti per fortuna e almeno questo di buono in questa situazione c’è. Cioè questo problema di dover salvaguardare una informazione libera e di qualità è più un problema di sopravvivenza di voi giornalistii, nel caso specifico del Post, perchè non ci siete solo voi. Nel senso, potrei prendere le notizie che avete sulla home e le stesse informazioni le trovo su altri siti senza menate e pubblicità varie e francamente con tutta la buona volontà di questo mondo siete voi che mi tenete lontano da il Post, non io senza coscienza che non capisco che senza questi pessimi modi non sopravvivete. Si deve fare i nomi? Ce ne sono a dozzine di validi come e quanto il vostro… Il sito dell’Ispi, le news della Rsi, in questo monento su America24 c’è un commento sulle mail della Clinton che contrariamente al resto del sito del Sole è accessibile da ipad senza menate… almeno per ora…e finchè regge…, e la qualità dell’informazione sulla storia delle mail della Clinton non è da meno della vostra… e in tanti casi l’informazione ti arriva più completa anche per vie che anni fa sarebbero state impensabili… avete pubblicato la notizia nello sport di Durant che passa ai Warriors, ma io sto su un forum di basket nba e pochi minuti dopo l’annuncio sapevo già tutto con una completezza di particolari che nella pagina vostra non c’era… e vabbè, se si conosce un pò il francese e un pò d’inglese certamente ci sono delle possibilità in più, magari non tutti ce l’hanno… Su Kiarostami ci sono dei bellissimi articoli in francese in questo momento per dire… è solo un esempio e se ne potrebbero fare a dozzine… e poi c’è la radio, i podcast, eccetera…

    Insomma… tutto questo per dire che non ci sono proprio motivi per sottoporsi volontariamente a angherie, con tutta la simpatia che si può provare verso il progetto del Post, in presenza di alternative… e le alternative ci sono.

    Sarebbe certamente l’ideale poter contribuire direttamente dandovi dei soldi e questo risolverebbe forse molti dei problemi. Ma qui dipende da come uno vede le cose. Darei volentieri, più che volentieri anche parecchi soldi al mese, nonostante le mie finanze dissestatissime, per un giornale barricadero che portasse avanti battaglie importanti e decisive per la mia vita, ma devo purtroppo limitarmi a constatare che le battaglie mie non sono le vostre… nello specifico, per esempio vado sulle pagine della “cultura” del vostro sito e ci trovo articoli su stilisti, sulle foto delle celebrità ma guarda un pò, sui buyer dei vestiti, e che altro? locandine di film e dei loro remake a confronto… vabbè… tutta roba che te la puoi anche leggere per carità ma anche no, e stai bene lo stesso… si lo so che avete scritto anche di altro, di Jerry Hall che ha 60 anni (e ri-vabbè…) di Olivia de Havilland e di Kiarostami e della festa dei musei e dei guai intorno al nuovo libro di Gay Telese eccetera eccetera eccetera… ebbene, tutte cose mediamente “carine” da leggere ma da qui a spingermi a tassarmi per leggerle ce ne corre. E’ naturale che parlo per me, il giornale che parla più approfonditamente di cultura non c’è e questo sì che sarei disposto a finanziarlo, anche un bel pò limitatamente alle mie risorse, di certo questo sì che sarebbe importante, almeno per me… ma… se altri vogliono contribuire buon per voi!

  25. ndreamar

    Caro Sofri, ha idea di quanto sia difficile oggigiorno per un artigiano farsi pagare per un lavoro o per un azienda vedersi saldare una fattura ?
    Il sistema capitalistico è al collasso, il pianeta è alla frutta, e voi vi lamentate perché non riuscite a pagarvi lo stipendio vendendo “banner pubblicitari”?
    ma dai…

  26. ndreamar

    Detesto la pubblicità.
    E’ il vettore con cui siamo stati degradati da cittadini a “consumatori” ,
    Che sia “artistica”, laida , subliminale o redazionale, le pubblicità è uno strumento di coercizione psichica teso a far insorgere desideri non previsti.
    E’ la principale ragione per cui, quando ho avuto dei figli, ho sbarazzato casa dalla televisione.
    Internet va in tutt’altra direzione, è il primo strumento interattivo di massa, un formidabile mezzo di condivisione: ci trovi l’open source, il crowdfunding, il carsharing, ci puoi fare acquisti con l’agio di comparare accuratamente prezzi e qualità, ti ci muovi in piena autonomia formandoti opinioni e desideri “sorgivi”
    Tutto questo a condizione di avere un buon adblocker che tenga la pubblicità fuori dal tuo schermo.
    Finanziare le proprie attività con i banner pubblicitari è una strategia di retroguardia, anche piuttosto subdola e meschina: ci si spaccia per “gratuiti” mentre si cerca di far pagare il servizio agli utenti in termini di “autonomia di desidero” o, peggio, di salute mentale .
    E non si affronta la concorrenza, e la prova del mercato, chiedendo un pagamento esplicito per il servizio offerto.

  27. sugarbing

    E’ giusto che un sito possa mantenersi con la pubblicità ma è anche vero che gran parte della pubblicità su internet è decisamente disturbante, non credo che esista contenuto che possa giustificare l’esposizione a tutta quella schifezza. Sarei lieto di pagare per leggere il Post ma fino ad allora tengo Adblock attivato. In alternativa posso togliere il sito dai miei preferiti. Forse sarebbe ora di chiedersi qual è il limite oltre il quale la pubblicità è nociva per un sito, qualcuno si rende conto che internet non è la TV che sta nel salotto di una casa privata ma che questi siti vengono letti su computer dislocati anche in posti dove è inopportuno far partire in automatico suoni, animazioni… non volete pagare il pizzo ad adblock? Bene allora date voi delle regole editoriali ai vostri inserzionisti.

Commenti chiusi