Non è una notizia bella da dare, ma il “rischio Trump” non sarà scongiurato dalla eventuale vittoria di Hillary Clinton: anzi, potenzialmente ne verrà rafforzato, e rinviato. Come è stato scritto ormai in lungo e in largo, il fatto che uno come Trump abbia potuto ottenere di diventare un possibile presidente degli Stati Uniti non è infatti un accidente dovuto a tratti straordinari dello stesso Trump, che sparisce se sparisce Trump stesso. È la logica conseguenza di un contesto e di tempi che riguardano gran parte dell’Occidente e che si realizzano con conseguenze varie – “Brexit è stato il loro trofeo più grosso, finora”, spiega l’Economist – e che a questo giro negli Stati Uniti hanno trovato Trump. Ma gli elettori di Trump – che sono il problema vero, cioè il problema vero è ciò che li ha fatti diventare elettori di Trump – lo erano già da prima di Trump ed esistono in tutti gli altri paesi occidentali. E ciò che li ha fatti diventare elettori di Trump sono alcuni fattori diversi, tra i quali l’inadeguatezza dei partiti e dei leader di governo a capire e contenere quello che stava succedendo.
Tutto questo per dire che non solo Hillary Clinton non sarà la salvezza – un momentaneo e benedetto scampato pericolo, casomai – ma può essere potenzialmente la responsabile di conseguenze anche peggiori. Per un pensiero che si nutre di risentimento e sprezzo delle élites e dei poteri che non lo comprendono, ogni élites e ogni potere sono un nutrimento. Tutti i prossimi vincitori appartenenti ancora all’epoca della ragione – Rajoy, per fare un esempio – saranno quelli che incentiveranno ulteriori e maggiori successi di questa “cosa” (facile, basta non fare niente), oppure quelli che troveranno il modo per contenerla e invertire la tendenza (molto difficile, non c’è riuscito neanche Barack Obama). La mia impressione è che Hillary Clinton non la prenda abbastanza sul serio (o magari non sa come prenderla, come tutti noi), proponendo soluzioni benintenzionate ma che fanno riferimento a tempi in cui i fatti e la ragione contavano ancora: ed è a farli contare di nuovo che bisogna lavorare (in questo il “Credo nella scienza” del suo discorso è prezioso, se diventa un progetto di farci credere più gente possibile, e se nel frattempo anche la scienza non viene inghiottita dall’opinabilità).
Ma la mia impressione è che non siano l’economia, la sicurezza, le diseguaglianze, i temi su cui si inverte la follia che ha portato uno come Trump a poter essere presidente degli Stati Uniti: ma le teste. Vasto programma che deve prendere atto dei fattori e dei tempi che ci hanno cambiato le teste, ma indifferibile. Dopo Trump, il prossimo è il Gabibbo (e qualcuno qui commenterà “magari”: appunto).
p.s. un’altra ipotesi, ancora meno rassicurante, è che per invertire un declino serva che si tocchi il fondo, che il vaso trabocchi, che il fallimento si manifesti in tragedia e non solo in farsa. Come direbbero i grillini, “un complotto per far vincere Trump”. Ma la presidenza degli Stati Uniti non è l’amministrazione di Roma, è un passaggio che non auspicherei.
Gli struggimenti di voi borghesi arricchiti sono davvero da sbellicarsi, vedi anche i commenti al pezzo “Chiuso contro Aperto” del Post col tizio che se ne esce con “ci hanno tolto Londra”, manco fosse stata cancellata da un fungo atomico. La verità è che c’è moltissima gente normodotata, senziente e parecchio parecchio incazzata per come stanno andando le cose nel mondo, nell’economia e nella società. Questa gente ha capito che non esiste un interlocutore valido per incanalare le proprie sofferenze ed il proprio disagio, così, come diceva Alfred a Batman in The Dark Knight, “vuole solo vedere il mondo bruciare”. Avete bloccato l’ingresso alla festa prima che potessero entrare tutti? E quelli invece di andarsene ve la rovinano.
Trovo di cattivo gusto il parallelismo tra Trump e,implicitamente,Virginia Raggi,richiamato nell’ultimo capoverso del post.Credo sinceramente,a meno di non voler essere ipocriti,che sarà divertente vedere Trump all’opera-una sorta di Reagan 2.0 ma,pensate un pò,ancora più attore,e con una first lady ben più fotogenica e invidiata (dalle donne e dai gay).Si,penso che,onestamente,tanto per noi europei che vinca Trump o Clinton,il nostro destino sarà sempre deciso dalla Bce.E anzi,con Trump si affaccerà finalmente una lotta al terrorismo-peraltro meno totale di quanto,per ragioni di opportunismo vaticinato in campagna elettorale-dura e spietata.Con Hillary continuerà il discorso obamiano,ma con meno carisma e,cosa che nessuno dice una tendenza populistica maggiore.Hillary insegue molto,in questo simile a Trump,il suo elettorato,le sue smanie.E se Trump,per fare ciò,fa appello allo stomaco xenofobo dei suoi aficionados,ecco che Hillary è pronta a qualsiasi “inchino” buonista pur di solleticare il suo elettorato(insomma una versione femminile e appena più esperta e professionale del “miglior”Renzi e ,come dicevo,non distante dalla logica trumpiana).
Se vincerà Hillary il rigurgito razzista e guerrafondaio,stile Cimino’s movie,degli americani verrà a crescere per il semplice motivo che,purtroppo,il terrorismo non si placherà,anzi.Chi tifa,dalla sua comoda “villetta” europea,per la Clinton sembra non rendersi conto di quanto le sue riposte alle problematiche internazioneli sono ben più paludate e inefficaci di quelle di Trump.Che però è uno sguaiato,e non sta bene invitarlo a cena…Come se il Presidente degli Stati Uniti fosse una questione di forma e non,ora come non mai,di puerile,e ahoinoi tragica,sostanza.Auguri.
Io mi auguro che Donald ce la faccia.La politica hillaryclintoniana non solo sarà soporifera ma rischierà pure di farci perdere,forse definitivamente,questa dannata guerra con gli idioti sanguinari dell’Is.Ma gli intellettualoidi delle comode villette, stile pd-specie in Italia,specie in Europa-con i loro assurdi parallelismi di Trump con m5s e berlusca,questo sembrano non volerlo capire.
Credo che un certo tipo di elettorato ci sia sempre stato, magari in misura inferiore, Il problema è secondo me tutto quell’elettorato meno coinvolto politicamente e che sta in parte alimentando l’astensionismo e in parte andando verso soluzioni antisistema.
Se la risposta alla distruzione della classe media, alla finanziarizzazione dell’economia, alla politica gestita dalle grande istituzioni finanziarie è una come Hillary, finanziata dalle grandi banche d’affari e dalle big corporation, è quasi consequenziale che qualsiasi sia l’antagonista, sia destinato a raccattare tanti voti.
Più in generale credo che la Politica abbia dimenticato che nella testa della gente l’economia, intesa come benessee personale viene prima di tutto, prima anche di certi civili o libertà. Decenni di crescita e benessere hanno fatto credere che il lavoro fosse una costante indipendente e che ci fossero altri temi su cui concentrarsi.
Ora la pacchia è finita e i politici dovrebbero capire che se non affrontano il problema economico arriveranno tanti Trump, è solo questione di tempo.
Avrei un osservazione riguardo al “credo nella scienza” della Clinton e la paura della sua “opinabilità” espressa dall’autore:
Sulla crescente ostilità alla scienza mi pare che si stia commettendo la stessa svista che si è commessa sull’Anti-politica, per la politica come per la scienza si confonde il bersaglio, in entrambi i casi, voi opinionisti, dovreste guardare agli attori invece che alle discipline, perché è con certi politici, come con certi scienziati che la gente ce l’ha a morte.
La Scienza, come la Politica sono strumenti indispensabili al progresso dell’umanità e come tutti gli strumenti non sono pericolosi o odiosi in sè ma lo diventano se finiscono in mano alle persone sbagliate (come un innocuo cacciavite nella mano di uno psicopatico in un diverbio stradale)
Che la politica rappresentativa sia attualmente gestita da un gran numero di disonesti è sotto gli occhi di tutti ma anche la scienza, sempre più asservita agli interessi economici di multinazionali, sembra aver dimenticato il dovere di precauzione e verifica delle conseguenze delle sue innovazioni (che vengono alla luce solo dopo decenni di lotta tra scienziati onesti e negazionisti prezzolati)
Certo il problema attuale è come far fronte allo strapotere della finanza e dove scovare operatori (sia politici che scientifici) che sappiano resistere alle lusinghe del denaro e del potere che conferisce.
Il mondo, dopo la la seconda guerra mondiale è decisamente migliorato. Un enorme numero di persone sta certamente meglio che allora. La globalizzazione ha consentito di migliorare la vita in gran parte del mondo. Non bisogna – ad esempio – più fare la colletta per mandare il riso in India,come quando ero ragazzo. Eppure sono cresciuti gli scontenti, che nei paesi dominati da una politica autoritaria come la Cina, non trovano sfogo sociale, mentre in Europa e negli Stati Uniti trovano consenso e contrastano la politica tradizionale. Ecco quindi che la politica tradizionale deve cambiare atteggiamento e ritorni ad investire nel sentimento del proprio paese, i cui cittadini hanno bisogno, quanto mai prima, di sentirsi al centro delle attenzioni, non trascurati a favore degli immigranti o per lo sviluppo solo all’estero delle imprese. Vaste programme, come diceva De Gaulle, per il quale certamente non basta una Clinton qualsiasi e, in Europa e nel mondo, non si vedono interpreti di riferimento.
Un’altra chiave di lettura. I fatti non esistono se non per l’accordo di chi li studia e li osserva (vedi Feyerabend), un tempo chi studiava, osservava e scriveva era una piccola parte del mondo e i fatti risultavano chiari, la verità e la ragione avevano un metodo e una lingua. Chi legge e scrive oggi su Internet sta concorrendo all’emergere di una intelligenza più critica, molto più analitica ed eternamente insoddisfatta. Questo emergere forse deve passare per colossali sviste (come il Pinguino di Herzog). I fatti e la ragione torneranno quando questa moltitudine di occhi, orecchie e voci troverà un linguaggio comune. Di sicuro, comunque, i fatti e la ragione non saranno più dove erano prima.
A proposito del fatto (?) che prima c’erano i fatti e la ragione, guarda un po’cosa rivela ilpost: http://www.ilpost.it/2016/07/31/teoria-reddito-permanente-milton-friedman/