C’è una vivace polemica tra due autorevoli e autorosi autori del Corriere della Sera e di Repubblica, Massimo Giannini ed Ernesto Galli della Loggia. La cosa che mi interessa della vivace polemica è laterale (si parla di immigrazione) ma la risposta di Galli della Loggia oggi la fa diventare centrale: ed è un tema su cui ho insistito parecchio negli anni passati, quello di come le falsificazioni dei titoli di giornale siano diventate sempre di più la nostra fonte prima di conoscenza del mondo, e di formazione delle nostre opinioni.
Con la risposta di oggi di Galli della Loggia si registra una nuova paradossale conseguenza della ormai acclarata e condivisa inaffidabilità dei suddetti titoli: l’autore infatti polemizza con il suo collega rinfacciandogli di avere preso per buono il titolo di un proprio articolo e di averlo criticato. Insomma, Galli della Loggia non si pone il problema che il titolo del suo articolo – ovvero ciò che sarà stato letto da un numero assai più alto di persone di quello di chi avrà letto il suo articolo – fosse ingannevole, né il Corriere si scusa con Giannini e i lettori di avere pubblicato un titolo sbagliato (“alcune parole dedotte dal titolo dato a un articolo che nell’articolo stesso non compaiono mai”, dice GdL): ma rimprovera Giannini di avere preso sul serio quel titolo, implicando che sia normale che un titolo dica cose che l’articolo no e che i titoli non vadano presi sul serio. Ovvero la maggioranza di ciò che leggiamo e che assumiamo come realtà.
Questo titolo è falso
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