Se avete una risposta

L’arrivo della cavalleria celebrativa su alcuni quotidiani in difesa di Dolce e Gabbana, oggi, non è niente di strano e segue l’imbarazzante ritrosia che gli stessi quotidiani avevano avuto nel descrivere il disastroso video di scuse di due settimane fa, mentre tutto intorno erano sghignazzi e incredulità, taciuti in quegli articoli. La cosa interessante da discutere è un’altra, secondo me, una volta passata la reazione superficiale che tutti possiamo avere sugli effetti ridicoli della difficile sudditanza nei confronti del potere degli stilisti e degli inserzionisti.
Facciamo conto di averla avuta, la reazione, ok? Facciamo conto di esserci fatti cadere le braccia nel leggere i toni devoti e nordcoreani di quei titoli e articoli – toni che non si usano per nessuno, al massimo per qualche proprio editore – facciamo conto che ci sia venuto da ridere, o che ci si sia indignati persino, o che ci sia venuta voglia di sapere cosa sta pensando invece quella parte di mondo e mercato che ha un’importanza molto maggiore e che sarebbe la notizia, voglia di conoscere il seguito della storia, e di averlo letto altrove, non sui quotidiani italiani.
E va bene.

Ora mettiamoci in altri panni, che da qui è facile saperla lunga. Sul divano, la domenica.
Abbiamo dei quotidiani in grande crisi di ricavi, perché i lettori non pagano più per leggerli e perché la pubblicità paga molto meno. Dei quotidiani che quindi devono fare dei tagli e sacrifici, in persone, in accuratezza, in qualità, in giornalismo, perché non hanno più i soldi per queste cose. Dei quotidiani che ogni giorno leggiamo e ci rammarichiamo degli errori, delle sciatterie, delle incompletezze, delle trascuratezze, e sono cose che a migliorarle costano soldi: dei quotidiani su cui ogni giorno leggiamo buone e preziose cose, con sollievo, e sono cose che a farle costano soldi.
Poi abbiamo il più ricco inserzionista pubblicitario sui quotidiani, tuttora: la Moda e il Lusso.
Poi abbiamo uno dei più ricchi inserzionisti pubblicitari nella Moda e nel Lusso: Dolce e Gabbana, che ai quotidiani dà un sacco di soldi preziosi. Se molti di noi il lavoro dei giornalisti lo usano e leggono gratis o pagandolo pochissimo, è anche per merito di Dolce e Gabbana. I soldi ce li mettono loro.
Poi abbiamo uno dei più ricchi inserzionisti nella Moda e nel Lusso, che ai quotidiani dà un sacco di soldi preziosi, che si dà il caso essere anche il più permaloso e vendicativo di sempre, con estesi precedenti di annullamenti di finanziamenti pubblicitari o di ritorsioni rivendicate (e tutte legittime).

Ecco, voi avete un giornale in difficoltà – è un’attività commerciale, come un negozio, come un’impresa – persone da pagare, qualità minima da garantire, un bisogno di non perdere ogni possibile fonte di ricavo e dovete scegliere se dare una pagina o no a una sfilata, e se descriverla come un trionfo di meraviglie ultraterrene pensato da due divinità eroiche oppure come un evento marginale dentro una grossa storia economico/sociale mondiale invece assai complessa e importante e in cui gli inserzionisti suddetti non ne escono benissimo.
Da questa scelta deriveranno centinaia di migliaia di euro in più o in meno nei bilanci di fine anno, e tutto il resto.
Che fate, dovendo alzarvi dal divano?

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