Un libro

Martedì il Consiglio Comunale di Pisa (dalle ultime elezioni Pisa ha una maggioranza e un sindaco della Lega) ha tenuto un minuto di silenzio per le vittime della Shoah. Un consigliere comunale leghista non si è alzato in piedi a differenza di tutti. Difficile immaginare fosse distratto, e lui stesso non ha saputo negare che fosse una scelta ponderata e deliberata per qualche stupida ragione, quando le reazioni di tutti (anche se pare che dapprima il sindaco avesse chiesto di “non fare casino” su questa cosa) lo hanno costretto a leggere una pubblica dichiarazione di scuse, piuttosto preformattata, tipo bambini a scuola col capo chino e la fionda in tasca.

Direi anche chissenefrega del consigliere comunale: conosco bene sia la mediocrità umana che è stata elevata in questi anni a rappresentante di cose troppo grandi, che la scemenza presuntuosa di certi pisani, per non riconoscere con rassegnazione il genere. Ma per non essere troppo supponente e capirne qualcosa di più, ero andato a vedere la sua pagina su Facebook. Ho cliccato sopra “Informazioni”, ed erano piuttosto poche, quindi spiccava ulteriormente che sotto “Libri” ne fosse indicato uno solo.

Non sono i libri che ha letto, non è un elenco vario e casuale: è un libro soltanto, scelto a rappresentare il titolare della pagina per quanto riguarda “Libri”.
Fine della parte sul consigliere, che non merita – in nessun senso – di rimpiazzare un problema ben più grande e complesso di lui, né di diventare la distrazione routinaria di noi critici.
Ma avevo sintetizzato questa cosa su Twitter e, tra gli altri commenti, ce ne sono stati alcuni che hanno voluto pretendere che la preferenza accordata al libro di Hitler, e la scelta di esibire quella preferenza, non significassero niente: e che ognuno sia libero di leggere i libri che vuole senza essere giudicato, eccetera. E così mi sono ricordato di una cosa. Ho dovuto cercare un po’, che ho i libri in disordine.

No, non l’Eneide: sotto. Mio nonno era uno stimato professore di greco all’università, filologo e studioso di rotte marittime dell’antichità, persona straordinaria e colta come si era colti una volta quando si era molto colti, grande amante della lingua tedesca e che aveva passato periodi di insegnamento a Heidelberg. E una persona speciale e memorabile. Da bambino, tra i libri della sua biblioteca mi accorsi di questo, e mi colpì: non che sospettassi mio nonno di simpatie naziste (era un democristiano di gran moderazione, insegnante e amico di Zaccagnini, affezionatissimo a suo genero molto di sinistra) ma allora in effetti ero proprio nell’ordine di idee che non si potesse neanche possedere, una cosa col nome di Hitler sopra. Non escludo di averne chiesto a mia madre, che di certo mi rassicurò, citandomi appunto le curiosità estese di mio nonno e le sue attenzioni per le cose tedesche.

In qualche occasione successiva mi capitò di rivedere il libro tra quelli di un mobiletto nel corridoio di casa sua e di mia nonna, e a un certo punto mi venne la curiosità di vedere cosa ci fosse scritto, dentro questo libro. Me lo portai a casa, lo cominciai, mi stufai: è un libro mediocre e noioso. Però mi piacciono i libri vecchi – è un’edizione Bompiani del 1938, “Libri scelti per servire al panorama del nostro tempo” – e me lo sono tenuto, ed è lì in una pila tra le altre.
E insomma, sono un lettore del “Mein Kampf”, lo possiedo, e lo sto persino mostrando. Come il consigliere comunale pisano. Vedete voi se il contesto intorno, gli altri elementi, la vostra coscienza, vi dicano qualcosa di differente di noi e dei nostri (e vostri) sentimenti per la Shoah: o no, e mi sarò sbagliato a giudicare.

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