La riga

Ce lo ripetiamo spesso, che alla catastrofe sociale e politica in cui ci siamo messi non è che abbiamo una soluzione: stiamo qui, guardiamo, studiamo, ricostruiamo, proviamo a capire, proviamo a immaginare modi di affrontare le cose diversi da quelli di prima che hanno concorso loro malgrado ad arrivare fin qui.

Di una cosa però io sono piuttosto certo, nella sua banalità anacronistica e ingenuità disincantata, e la metto qui breve per gli storici alieni del 2255 che troveranno i nostri resti. Fino a che l’approccio è tirare una riga per terra, dire noi-contro-loro combattere contro di loro, non vince nessuno (o vincono alcuni loro, a entrare in quest’ordine di idee). Chiamatelo l’approccio Burioni alla convivenza, ma non l’ha inventato Burioni: ce l’abbiamo dentro.
Invece vince una maggioranza quando diventa maggioranza e possibilmente estesa maggioranza, se si vuole cominciare a chiamarla “paese”: quando si riesce non solo a convincere quelli di là dalla riga a venire di qua, ma persino a togliere di mezzo la riga.
La riga è tra le idee, non tra le persone.
La cosa che ha detto ieri Emma Marrone è perfetta: “non diventerò mai come loro” (è ancora più bella la versione inventata dai giornali, storytelling, “non odierò come voi”). Tanti di qua dalla riga sono diventati – o sono sempre stati – come quelli di là dalla riga: la differenza la fa odiare o no, aggredire o no, non chi odi o aggredisci.

Piuttosto che insultarli o insultare i loro abusatori (che lo meritino o no: certi sì, certi no) comincerei a pensare a farseli amici: gli italiani (a farli, diceva uno). A spiegarsi, non ad averla vinta o sbraitare “vergogna!”. Oppure continuiamo così, che ci viene naturale, e vedi come sta andando a finire. Un saluto agli amici alieni.

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