Per tornare alle cose belle, la settimana prossima esce un nuovo disco dei Divine Comedy. Per i profani, una band che sta compiendo trent’anni ed è in sostanza Neil Hannon, quasi cinquantenne nordirlandese, di straordinaria capacità di invenzione pop e scrittura di testi letterari, spiritosi, brillanti. Nel Regno Unito ebbero un periodo di discreto successo negli anni Novanta, e sono ancora ritenuti parte rilevante del paesaggio pop: da noi hanno un seguito di cultori da riempire qualche teatro quando occasionalmente vengono a suonare qui, ma nessuna canzone che abbia mai fatto il botto. Questa era la sintesi divulgativa in Playlist.
Questa non è mia, l’ho trovata su un sito internet: i «Divine Comedy sono lo pseudonimo di Neil Hannon, un cantautore pop irlandese con l’ambizione di diventare la sintesi new wave di Scott Walker, Morrissey e l’Electric Light Orchestra». Messa così fa un po’ ridere, ma non ci va lontanissimo. I tratti peculiarissimi dei Divine Comedy sono infatti i versi ispirati e ironici alla Smiths, degli arrangiamenti da show televisivo degli anni Settanta, e dotte citazioni qua e là. Il tutto facendo canzonette pop.
E insomma, c’è questo disco nuovo (e Jeff Lynne dell’ELO in effetti è citato): ha delle discontinuità musicali come spesso capita coi loro dischi in cui c’è un grande investimento sui testi e sulla teatralità e l’intento di creare una specie di “opera”, stavolta più politicizzata del solito, dice Hannon.
“The record is pretty much like me,” Hannon says. “I’m generally an optimistic sort, but underneath I’m ranting against the end of the world as we know it. It’s like whistling a happy tune as the ship goes down.”
“I’m a thoroughly leftie, Guardian-reading chap, but of the champagne socialist variety,” he says. “I don’t take it to extremes. I wouldn’t be quite on the Corbyn level, though I like some of what he does and then he makes me despair at other moments. But I’ve never seen that as a particularly good reason to make a record. But a lot of this album is to do with ordinary people being pissed on from a great height.”
Ma tra le cose più azzeccate del disco sia come canzonetta da canticchiare che come testo da godersi c’è il primo singolo, “Norman and Norma”: sta nel grande solco di canzoni su una coppia (Brenda and Eddie di Billy Joel, Romeo and Juliet, Johnny and Mary, Zak and Sarah di Ben Folds) ma con delle invenzioni di versi, rime e suoni delle parole in cui Hannon dà il suo meglio.