Una lettura della questione “piano per l’innovazione ministeriale ispirato da Casaleggio” mi interessa perché è una cosa che in diversi abbiamo provato a dire già da una dozzina d’anni almeno: ovvero che la presunta competenza digitale o dimestichezza con il web e l’innovazione del M5S è sempre stata una gran bufala che all’informazione tradizionale italiana è piaciuto propalare per propria ingenuità e ignoranza. Tutto quello che il M5S ha saputo fare con l’innovazione tecnologica – ammirevolmente, per il successo ottenuto – è usare il web e i social come mezzi di propaganda e aggregazione, da riempire di contenuti e riflessioni del tutto tradizionali e slegati da qualunque dibattito aggiornato sull’innovazione e sul cambiamento digitale (qui c’era un buon pezzo di Massimo Mantellini del 2007 su un aspetto di tutto questo). E dove gli unici limitati elementi di competenza e sapienza digitale sono stati da sempre gestiti strumentalmente e unilateralmente dall’azienda Casaleggio: con il solo risultato pubblico, peraltro, di far votare delle persone online, nel 2019 (sui risultati privati, sarebbe interessante saperne di più: parliamo di un partito che ha lungamente protestato contro un imprenditore delle comunicazioni i cui interessi aziendali indirizzavano le scelte politiche del partito al governo di cui era stato fondatore).
Cito ancora un Mantellini più recente.
Il fatto che da sempre Grillo e Casaleggio abbiano raccontato loro stessi come i paladini dei nuovi ambienti digitali complica ulteriormente le cose. Il blog (quando nessuno sapeva cosa fossero), la retorica dei diritti digitali sparsa a piene mani, il sistema operativo del Movimento (in realtà un semplice sito web malscritto) e poi, ogni volta, puntualmente, la medesima magra figura: il sito che non funziona, bucherellato dagli hacker, senza protezione dei dati degli utenti, ammonito dalle Autorità, gli stessi utenti che commentano arrabbiati. Tutto sempre identico, da anni.
Ed è quello che avviene di nuovo oggi, con una compagine ministeriale che finora si è mostrata di totale fragilità e mancanza di spessore e che non promette niente di concreto nell’incentivare una cultura dell’innovazione, o interventi proficui e riflessioni serie sulle questioni contemporanee (provate a trovare qualche sostanza in questo vuoto compitino che si poteva mettere insieme nel primo pomeriggio di governo: e lo stesso sarebbe stato una cosa del 2002): e che sta sì provando a tirare dentro qualche longevo osservatore di internet in ingenua speranza di avere un ruolo, ma non scommetterei su chi finirà per uscirne cambiato. Alla fine, a essere ringraziato è sempre Casaleggio.