Ogni volta che il PD è al governo – oggi con Zingaretti o quattro anni fa con Renzi, e prima ancora – e quindi azionista e capo dell’azienda di servizio pubblico, può scegliere se essere coerente con un’idea di servizio pubblico e con le proprie stesse predicazioni di “basta ingerenze della politica sulla Rai” oppure con le proprie esigenze di consenso. Se essere al governo o essere in campagna elettorale, se pensare alla Rai o pensare a se stesso, se riconoscersi responsabile o fingersi vittima, se incentivare indipendenza o pretendere la propria quota di dipendenza, se ricordarsi oppure no di quando un attimo prima, dall’opposizione, difendeva l’autonomia dei programmi Rai.
Sceglie sempre le seconde.
A Salvini consentito dalla Rai un solitario comizio durante l’intervallo della partita Juventus-Roma in piena campagna elettorale per l’Emilia Romagna. Mai così in basso, altro che libertà e autonomia. E lo chiamano servizio pubblico
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) January 22, 2020
Alla vigilia delle elezioni regionali preoccupa quanto sta accadendo in Rai. Le varie segnalazioni di violazione del pluralismo e i ripetuti richiami al riequilibrio sono caduti nel vuoto. Auspico un deciso intervento dei vertici Rai a tutela del servizio pubblico.
— Andrea Martella (@andreamartella) January 22, 2020
Rai: esposto Guerini-Serracchiani a Agcom su esclusione Pd da Ballarò https://t.co/6FSHqEsDp6
— Repubblica (@repubblica) June 1, 2016
Il Tg1 dà voce a Giachetti e Raggi. Il Tg3 solo alla Raggi. Chi applica bene la par condicio in Rai? Le regole funzionano a reti alterne?
— Michele Anzaldi (@Michele_Anzaldi) June 7, 2016
Mistificazione a #Ballarò sui voti Pd, si paragonano comunali ed europee senza conteggiare le civiche. In prima serata, senza contradditorio
— Francesco Verducci (@cescverducci) June 7, 2016
Ballarò,Annozero,Report:in difesa della libertà d'informazione e della dignità dell'Italia manifestare sabato prossimo è davvero il minimo.
— Debora Serracchiani (@serracchiani) September 14, 2009