Ieri sera sono rientrato a casa dal Post, ho cenato con mia figlia con cui avevamo rinunciato a un weekend fuori Milano, e sono rimasto a casa per 20 ore di seguito, come la gran maggioranza dei milanesi, per le ovvie ragioni che sappiamo. Stamattina sono stato a casa a guardare la bella giornata di sole che entrava dalle finestre, ho pranzato a casa, mi sono rimesso a lavorare a casa. Le cose normali di questi giorni. In strada vedevo girare diverse persone dirette verso le vie dei negozi, ma assai meno di un sabato “normale”: come è da due settimane. Né “normale”, né “deserto”. Nella chat del Post gli altri raccontavano quel che vedevano loro, intorno a casa o nei loro spostamenti. Segnalazioni diverse, che comprendevano “quasi normale” e “quasi deserto”. Il racconto di come fosse Milano in queste settimane ci aveva interessato, nei giorni scorsi: con la percezione che nel resto dell’Italia ci si facessero idee sbagliate, e che alcune idee sbagliate fossero diffuse un po’ sbrigativamente dai media. E soprattutto la consapevolezza che le testimonianze e impressioni possano essere anche molto diverse a distanza di poco tempo o di poco spazio. Al Post abbiamo stabilito di non far percepire come generale nessuna impressione che fosse frutto di singole osservazioni (io stesso nei giorni scorsi avevo mostrato cose ricordando sempre che non erano universali), e di raccogliere più osservazioni possibile.
Così alle quattro e mezza mi sono tolto dal mio pigro deshabillé del sabato (perdonate l’immagine), mi sono vestito e sono sceso per farmi un’idea: c’era diversa gente in giro. Il posto giusto per capire la differenza, di sabato, sono i Navigli: ho preso il tram, c’era sopra una decina di persone, mi sono messo in piedi nell’angoletto in fondo che occupo sempre in questi giorni.
Sono sceso in stazione Genova e ho fatto via Casale verso il naviglio Grande. C’era parecchia gente, anche se non la folla strizzata da sgomitare dei sabati col sole. Sono salito sul ponte per vedere meglio, con qualche lentezza perché il passaggio è stretto e non era facile tenere il famoso metro (più tardi, mentre facevo la spesa e mi allungavo verso uno scaffale raggiungendo nei suoi confronti una distanza di forse settanta centimetri, una giovane signora insieme a un suo compagno mi ha detto, senza guardarmi in faccia e seccata: “può starmi meno appiccicato addosso, per favore?”). Erano quasi le cinque del pomeriggio, e la scena era strana: il sole illuminava una riva del naviglio e il naviglio stesso, e lasciava in ombra l’altra riva. Quindi la riva assolata era affollata assai, l’altra abbastanza deserta. Ho fatto un paio di foto: quella della riva assolata mostrava in effetti una reazione piuttosto rimarchevole delle persone alla situazione e alle istruzioni ricevute (nei weekend normali sui navigli ci sono molti turisti e visitatori da fuori Milano – i milanesi di città ci vanno meno -, in questi giorni non so dire). Così per condividere questo dato e pensando di poter prevenire le eventuali generalizzazioni eccessive in un senso o nell’altro che fossero state mostrate domani dai giornali, ho twittato la foto, facendo attenzione a segnalare a chi non conosce Milano che quello che vedevano era molto diverso del consueto, e che l’altra riva era semi deserta.
Navigli di sabato al 50%, a occhio (sono tutti dal lato al sole, di là è più vuoto). pic.twitter.com/gAoXnM2PWW
— Luca Sofri (@lucasofri) March 7, 2020
Nel frattempo un amico mi aveva chiamato per prendere un caffè e gli avevo detto dov’ero diretto perché mi raggiungesse, immaginando il contesto fosse più tranquillo: ma constatata la situazione ho cambiato piani.
Quindi abbiamo preso un caffè a una decina di isolati da lì, in un bar semideserto. Quando ho ripreso in mano il telefono, sotto il mio tweet c’erano decine e decine di commenti indignati contro i soggetti nella foto. Con ragioni – mi ero meravigliato anch’io di tanta leggerezza – ma anche qualche aggressività di troppo: almeno così pare a me. Nel frattempo amici mi segnalavano su Whatsapp di averla vista già pubblicata su un sito di news. In più, su Twitter c’erano pure diversi che sostenevano – alcuni con valutazioni di ombre, luci, livelli dell’acqua – che avessi pubblicato una foto falsa. Immagino si fosse quindi intanto propagata anche fuori dalla mia visione e dalle mie timeline. Così ho scritto questo post, per chiunque altro abbia dubbi e raccontare com’è andata. Non volevo dimostrare nulla, solo mostrare una cosa, valida in quel momento e in quel posto, con la verità e la parzialità della fotografia. Ma è una foto che ho fatto io, oggi alle 16,47.