Che il presidente del Consiglio riduca le delusioni e le preoccupazioni unanimi e spontanee di mezzo paese per il topolino progettuale partorito da comitati, task force, ministri, a un “capisco il sentimento di frustrazione” è davvero ridicolo e anche un po’ offensivo, se avesse qualche importanza offendersi. Le sue risposte che vengono riferite oggi implicano che quello che si chiedeva al governo fosse di “aprire di più” o di “uscire di casa” e che Conte si sia caricato dell’onere impopolare e paterno di proteggere i cittadini dalle loro sventatezze.
Ora, signor Presidente del Consiglio, i casi sono due: o sei proprio de coccio e non capisci che la richiesta e l’aspettativa – e la necessità – sono per un progetto, una strategia, una serie di iniziative che coinvolgano tamponi, analisi, tracciamento, riprogettazione delle strutture e delle gestioni ospedaliere, ottimizzazione e coordinamento della raccolta dati, ripensamento delle priorità sociali, che a loro volta permettano – oltre che di morire meno – di creare condizioni di maggiori sicurezza per eventuali aperture e attenuazioni dell’isolamento.
Per non ripetere le decine di cose che sul Post abbiamo scritto da più di un mese, lo lascio dire a Stefano Cappellini su Repubblica di oggi.
Non è in discussione la giustificata cautela e non si tratta di fare passi azzardati o scommesse al buio, solo di mettere realmente in campo tutte quelle soluzioni che possono favorire l’entrata in una fase di convivenza con il virus senza che l’unica risposta sia la segregazione a oltranza o la grottesca cernita degli affetti visitabili e di quelli non. Su questo l’Italia, che è stata avanti agli altri nella fase della chiusura, è ora attardata.
[…] Non dipende più solo dagli italiani, ora dipende e molto da chi li rappresenta e ha la responsabilità di progettare la nuova complessa società post-Covid. Solo così si può accelerare la ripartenza e, non ultimo, ripristinare lo Stato di diritto e la pienezza della Costituzione. L’alternativa è aspettare pazienti che il virus si estingua. Però non la si spacci per una sofisticata strategia. E non ci si aspetti che sia l’unica estinzione.
E quindi, dicevamo, mettiamo in conto che malgrado tutte queste insistenze unanimi e ovvie proprio non ci arrivi: di questo tuo essere de coccio abbiamo parlato ieri, e possiamo pure essere indulgenti ma ti sconsiglio di continuare ad approfittarne dicendo cose come “ai cittadini abbiamo voluto allentare un po’, per andare incontro ai desideri comuni”.
Siete scarsi, e un sacco di italiani vi stanno pazientemente venendo incontro da quasi due mesi (i desideri comuni poi sarebbero per una classe politica all’altezza, se ti interessano i desideri comuni).
Oppure stai facendo il furbo, tu e tutta la compagnia non siete capaci di niente, gli altri stanno acquattati sperando che nessuno chieda a loro, e tu da solo non sei in grado di mettere in ordine uno straccio di iniziativa responsabile: e così la butti sul “capisco la frustrazione”, sul protettivo e sullo straw man argument per eludere le mancanze e le accuse reali. Anche qui approfittando che non abbiamo alternative (che è in ultima analisi la ragione per cui ti capita di essere Presidente del Consiglio, chiedo scusa se mi permetto di ricordarlo).
Magari continua a funzionare, questo giochetto: però guarda che si vede.
p.s. il “tu” era impersonale, metti che così ci si capisce meglio: ma mantengo il rispetto per le istituzioni, signor Presidente del Consiglio.