Da qualche mese, nelle rassegne stampa pubbliche del Post in cui raccontiamo meccanismi e funzionamenti dei quotidiani e sviluppi dell’informazione italiana, con Francesco Costa commentiamo la scomparsa dei quotidiani progressisti con una battuta che non è una battuta: «Tra i primi trenta quotidiani a maggior diffusione in Italia ne sono rimasti solo due che in qualche modo riusciamo a definire ancora di sinistra: e sono uno della Fiat e uno dei vescovi».
Il dato è notevole, capirete. Se lo mettete insieme alle inclinazioni della gran parte dei programmi televisivi di presunta informazione, è una plateale dimostrazione della fine dell’egemonia culturale della sinistra in questo paese, se c’è mai stata; ma è anche un dato illuminante per capire che pieghe sta prendendo l’informazione giornalistica delle grandi testate tradizionali in Italia.
La ragione per cui lo riscrivo qui oggi è che ieri il direttore di uno dei due suddetti quotidiani “in qualche modo di sinistra” ha dichiarato ufficialmente che il suo non lo sarà più, in un’intervista al Foglio.
Resta quello dei vescovi.