Istruzioni per litigare, a sinistra, sul ddl Zan

Metto un po’ in ordine la questione che sta agitando le polemiche politiche, in particolare nel centrosinistra, ovvero le ipotesi di modifica del cosiddetto “ddl Zan”: mi permetto di farlo perché dopo tre giorni dalla proposta di Italia Viva di emendarlo mi pare chiaro che la discussione abbia preso pieghe – con la consueta complicità di strumentalizzazioni politiche e zizzanie giornalistiche – che tutto fanno fuorché semplificare la comprensione delle cose. Cose che, mi permetto anche questo, sono piuttosto semplici e dipendono da banali calcoli politici e legislativi, mentre col merito della legge c’entrano pochissimo, e nemmeno con i preziosi dibattiti sul senso del compromesso in politica, per quanto buona e convincente sia la lettera di oggi al Foglio di Ivan Scalfarotto.

La legge così com’è, secondo Italia Viva, non passerà al Senato, malgrado ufficialmente i numeri ci siano (nel senso che i partiti che la sostengono hanno in teoria la maggioranza). Lo dicono sulla base di due analisi principali: una sostiene che il M5S non sia in grado – peraltro in un momento di suo sbriciolamento complessivo – di dare garanzie sulle scelte convinte e omogenee dei suoi senatori rispetto alla legge, e non ne abbia fatto finora una battaglia solidale come ha fatto con le “sue” leggi di ogni genere. Parliamo di un partito, ricordiamolo, in cui i recenti e i prossimi fuoriusciti hanno mostrato di avere a volte maggiori sintonie con i partiti di centrodestra che di centrosinistra (alcuni ci sono già entrati). Quanto basta per faticare a essere tranquilli da quella parte.
La seconda analisi, la cui fondatezza è nota a tutti, riguarda la parte cattolica nel PD che non è particolarmente calda – diciamo – sul ddl Zan: bisogna, almeno questo, concederlo a Renzi e ai renziani, che i sospetti di subire pressioni dalle gerarchie cattoliche riguardano oggi in misura molto maggiore i parlamentari del PD che non quelli di Italia Viva, non foss’altro che per ragioni numeriche.
C’è infine un terzo fattore di rischio, ed è la limitata linearità del percorso di approvazione legislativo: la Lega (il partito di Calderoli, ricordo) e il centrodestra sono in grado di mettere in atto tattiche ostruzionistiche e dispiegamenti di emendamenti che, uniti alla fragilità della maggioranza di cui sopra, possono essere decisivi nell’affondare tutto quanto: esistono per quello.

Ma tutta questa esposizione potevo risparmiarmela e lasciar parlare lo stesso onorevole Zan, a cui sono bastate oggi tre parole per condividere la stessa incertezza sul risultato:

Intanto andiamo in Aula, dalla commissione Giustizia, e incrociamo le dita

E quindi ecco cosa invece sostengono nel PD i critici della proposta di Italia Viva: che i numeri ci siano, che le fragilità – innegabili – siano meno decisive di quanto sostenuto e che valga la pena provare: per puntare a un risultato che, al contrario di quanto detto dai teorici del “compromesso”, è qualitativamente moolto superiore e proprio su un altro piano concettuale, rispetto alla versione emendata. Quindi non è corretto dire né che nel PD vogliano fare una cosa spericolata per semplice incoscienza, né che non conoscano le necessità di mediazioni e compromessi: ma le due cose messe insieme – il valore del ddl Zan com’è, e le possibilità che passi – si completano e fanno scegliere per prendersi il rischio di perdere tutto il gruzzolo: incrociando le dita.

Quindi la scelta su chi abbia ragione – se le togliete le partigianerie, le litigiosità, le insofferenze personali, i sospetti e il complottismo – si può davvero ridurre a un elemento semplice e proprio delle vite di tutti, da sempre: prendersi dei rischi per ottenere di più, o essere prudenti per ottenere almeno qualcosa. È da che mondo è mondo che queste scelte si fanno a partire dalla valutazione del rischio: che non è mai una scienza esatta, certo.
Solo che qui entrano in gioco altri fattori: uno è che diversi nel PD credono molto nella bontà di una “battaglia” condotta compatti e insieme su queste cose, fino a far quasi prevalere il mezzo sul fine, il percorso sul traguardo. Un altro fattore meno nobile è questo: io – perdonatemi l’ingenuità – mi fido delle buone intenzioni di alcuni politici da una parte e dall’altra. Credo, ovvero, che la priorità di alcuni tra loro sia davvero che ci sia una legge che attenui la possibilità che vengano picchiati i ragazzi omosessuali, per dire. Ma non so quanto questa priorità superi per tutti le strategie politiche legate al consenso per il proprio partito o alle proprie opportunità di rielezione: sulle prime, per dire, il PD beneficerebbe comunque anche di una sconfitta del ddl Zan com’è ora, andando a cercar la bella morte, mentre Italia Viva lega le sue chances di “vittoria percepita” al portare a casa una vittoria del Ddl Zan emendato, a scapito dei diritti che si perderanno.

Queste sono le considerazioni da avere presenti se volete farvi un’idea su chi possa avere ragione: ho detto “farvi un’idea” perché, anche stavolta, le certezze assolute sono degli stolti o di chi ha interessi diversi dal proteggere i ragazzi picchiati.

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