Anni fa scrissi che mi pareva impensabile che a fronte di quello che andava dicendo e che aveva predicato fino ad allora sul cambiamento degli approcci in politica, Matteo Renzi avrebbe accettato di guidare un governo che avesse fatto fuori quello in carica di Enrico Letta: come andò poi la storia lo sapete tutti. Nel mio piccolo, fu per me una lezione preziosa, non tanto su Renzi – anche – ma sulla fragilità dei criteri di ragionevolezza e coerenza che mi vien fatto di applicare in determinate situazioni della politica.
Quindi ora sto molto più attento e quando alcune cose che si dicono e scrivono mi sembrano contraddittorie, implausibili, montate ad arte per ragioni strumentali di ricerca di consenso politico o giornalistico, mi tengo una quota cospicua di dubbio che siano invece fondate, e che smentite teatrali possano apparire da un momento all’altro.
È quello che penso in questi giorni: Renzi, Ivan Scalfarotto e Italia Viva hanno garantito e insistito in ognuno degli ultimi tre giorni che voteranno comunque il ddl Zan – pur sostenendo che sarebbe più promettente modificarlo, ma di questo abbiamo già parlato -, e contemporaneamente un esteso fronte politico/giornalistico sostiene che mentano e che non lo voteranno, malgrado le loro pubbliche dichiarazioni (e mentre nel frattempo ci sono invece parlamentari del PD – non di Italia Viva – che dicono che forse non lo voteranno, per non dire del M5S: ma nessuno ci fa i titoli in prima pagina o accusa il PD o il M5S di tradimento).
Per le ragioni dette, non so chi sarà smentito (mi auguro siano i secondi solo per il bene della legge). Ma qualcuno lo sarà, e non voglio dimenticarmi di verificarlo, quando tra pochi giorni sarà chiaro.