La settimana scorsa una estesa ricerca del Censis sullo “stato del paese” ha dato a molti commentatori – sui giornali e sui social network – un appetitoso argomento (ricerche simili escono corredate di sintesi di varie misure prodotte con sapienza e conoscenza dei propri polli dagli uffici stampa degli istituti implicati) su tutti gli altri: il dato sulla quota di “matti” che l’Italia ospita nel 2021, ovvero quelli che credono a complotti e ipotesi balenghe (“il 5,8% è convinto che la Terra sia piatta”) e che con distacco scientifico e fenomenologico il Censis ha chiamato “La società dell’irrazionale”.
Ora, ce ne sarebbero da dire, e molte le abbiamo dette un sacco di volte: che il Censis è un istituto autorevole, ma la sua è una ricerca statistica, influenzata dalle variabili e dai margini di errore di ogni ricerca statistica, non il racconto della realtà; che “la società dell’irrazionale” è alimentata da meccanismi psicologici di ricerca di affermazione di sé (che si concretizzano in “la so lunga io, a me non la raccontate, non passerò per ingenuo”), più che da inclinazioni “antiscientifiche” o “irrazionali”; che il 94,2% degli italiani secondo il Censis è consapevole che la Terra è rotonda, e che in 500 anni (o mille, o duemila) abbiamo quindi fatto notevoli progressi; ma volevo dire un’altra cosa.
Volevo dire che se prendiamo sul serio questi dati, e se decidiamo di allarmarcene, o stupircene, e di scrivere esterrefatti dei commenti su dove andremo a finire e sui macrofenomeni che spiegherebbero queste derive, forse dovremo tenere più in considerazione il ruolo dei media tradizionali, oltre a quello dei barbari digitali. Questo è un paese (chiedete al Censis) in cui le persone si informano ancora in maggior parte dalla televisione, e in cui la gran parte delle informazioni diffuse dalla televisione e dagli stessi social network nasce nelle redazioni giornalistiche e sui quotidiani del mattino, che sono “comprati” sempre meno, ma molto letti e redistribuiti dai mezzi suddetti (quando dicono “la gente si informa su Facebook e non sui giornali”, di cosa parliamo? Non è che le notizie gliele scriva Zuckerberg). E quando le trasmissioni di prima serata sono parte integrante della “società dell’irrazionale”, e quando un’edizione veneta del maggior quotidiano nazionale spiega ai lettori un esorcismo e i suoi risultati con lo stesso approccio con cui si spiegherebbe il risultato di una sperimentazione clinica approvata dall’AIFA, di che stiamo parlando? Ringraziare il cielo – e chi altro? – che sia soltanto il 5,8%.