Cosa è cambiato

Ieri pomeriggio un mio amico mi ha scritto per annullare un appuntamento che avevamo oggi: “ho il covid”. Ieri sera invece a una cena ho visto un altro mio amico che ci aveva avvisato di avere il covid due settimane fa, e nel frattempo gli era passato. La settimana prossima vado a Pisa, la mia città, e vedrò qualche vecchio amico e amica, uno di loro ha scritto nella chat su whatsapp che non ci sarà perché ha il covid. Gli abbiamo risposto che ci dispiace non vederlo.
Tutte persone vaccinate, naturalmente.

L’anno scorso, quando raccontavamo sul Post di persone famose che si ammalavano di covid (facciamo a capirci su cosa significhi “malato di covid”), lo facevamo – noi e tutti gli altri – perché era una notizia, perché l’implicito era che quelle persone rischiassero molto: di morire, persino (alcune morivano), o comunque di soffrire molto o che le loro condizioni mettessero in crisi tutte delle loro attività importanti. Ma ripeto, soprattutto era una preoccupazione per la loro vita (alla fine del 2020 al Post decidemmo di sospendere l’annuale racconto sulle persone famose morte durante l’anno, per eccezionalità e rispetto per tutti i morti).
E, lo ricordate, chiunque di noi si spaventava tantissimo alla notizia di qualcuno caro ammalato di covid, o che avesse un parente ammalato: le famiglie vennero distrutte da morti, dolori, paure. Era, ammalarsi di covid, quasi morire: nel migliore dei casi tanto dolore, tanta paura.

Non bisogna basare le riflessioni generali sulle proprie esperienze episodiche, sulle aneddotiche personali: quindi non fanno testo le mie. Ma ognuno pensi alle proprie e valuti se oggi corrispondono a quelle che ho raccontato nelle prime righe: le persone vaccinate si ammalano di covid e – nella quasi totalità dei casi – questo le obbliga ad annullare degli appuntamenti.
Poi certo, il dibattito sulla pandemia e sui vaccini è più complesso e vario di così, come ogni questione. Ma al centro di quella complessità ci metterei questo.

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