Ieri sera leggendo i giornali ho scorso la prima pagina del Fatto e ho notato che l’editoriale quotidiano del suo direttore si concludeva con l’attribuzione a Charlotte Brontë della frase “Con amici così, che bisogno abbiamo di nemici?”.
Mi ha un po’ spiazzato: la frase è molto nota e usata e in effetti avrei immaginato che la sua origine fosse anglofona, perché l’ho sempre vista citata molto nei testi americani nella sua forma in inglese: “With friends like these, who needs enemies?”, o anche nella sua abbreviazione allusiva “With friends like these” (ci sono anche libri, e pure un film con questo titolo). Però se avessi dovuto tirare a indovinare non avrei attribuito la sua prima introduzione a Charlotte Brontë, e mi è sembrata una buffa scoperta: la battuta ha di sicuro un’inventiva efficace e originale, a cui si deve il suo frequente e un po’ inflazionato uso, appunto.
Ho fatto qualche ricerca. Intanto ho capito meglio che l’attribuzione dell’articolo del Fatto era ripresa da un articolo, estesamente citato, di pretese analisi militari. Non esattamente da un sito di filologia letteraria ottocentesca, ma tutti possono avere buone competenze su Brontë.
Oggi più che mai la celebre frase della scrittrice britannica Charlotte Brontë torna alla mente osservando quanto accaduto sul fronte energetico nelle ultime due settimane.
E però l’impressione è che la suddetta attribuzione sia derivata da una sbrigativa scorsa ai risultati su quei siti grossolani di “citazioni”, assai numerosi in rete. In effetti sono molti quelli italiani che citano la frase e la associano a Brontë, ma senza aggiungere nessuna fonte o nessun contesto. Non si capisce in quale opera della “scrittrice britannica” sarebbe stata introdotta, o in quale occasione reale l’avesse usata per prima. E la storia di internet conosce molti incidenti di false attribuzioni di “frasi celebri”, alcune ancora diffuse. Quindi, trattandosi di una scrittrice britannica e di una frase molto usata dai testi americani, ho provato a cercare sulle fonti anglofone. E le cose che ho capito sono due.
Una è che la frase con questa sua ficcante formulazione è generalmente riferita al comico americano Joey Adams, in alcuni casi collocandone l’uso in un testo del 1957. L’attribuzione più autorevole in questo senso è quella dello Yale Book of quotations.
L’altra cosa che è facile scoprire è che Charlotte Brontë rispose a un suo critico – un giornalista che si chiamava George Henry Lewes con cui aveva una corrispondenza – con una diversa frase, nel 1847: “Posso stare in guardia dai miei nemici, ma dai miei amici mi liberi Iddio” (“I can be on guard against my enemies, but God deliver me from my friends“). La risposta è frequentemente citata nelle biografie di Brontë e sul web (e ha molto in comune con l’antico detto “Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio”).
Mi pare quindi probabile che, con un’approssimazione non nuova, alcuni siti italiani di citazioni un tanto al chilo abbiamo sovrapposto le due frasi attribuendo a Brontë la formulazione di Adams, e che con superficialità altrettanto non nuove chi vuole ancora riutilizzare quella battuta si sia fidato della prima cosa che ha trovato online, e così poi chi lo ha ricitato, eccetera. E che insomma, tra i molti meriti di Charlotte Brontë non ci sia anche l’invenzione di quella battuta lì.