La contesa blogger vs. giornalisti pareva perduta nei primi infantili tempi della blogostoria, ma sta tornando di scottante attualità ora che alcuni giornalisti cercano un capro espiatorio per le difficoltà che li attendono. Il parere del titolare qui, è che tutto si possa fare bene o fare male, e che ci siano blogger inutili e giornalisti inutili, là fuori: direi in egual misura. Io persino penso che non esistano i giornalisti o i blogger, ma solo lo scrivere su un giornale o su un blog: i ruoli diversi che ci figuriamo sono quasi sempre dei clichés. Ma tornando sui fatti, dopo le opinioni, forse avete visto questo film che si chiama “State of play”, in cui la questione viene macchiettizzata in un tentativo malriuscito di rifare I tre giorni del Condor e Tutti gli uomini del presidente nel 2009. Ci sono alcuni passaggi della storia – protagonisti il vecchio giornalista sporco e concreto e la giovane blogger saputella e capricciosa che non ha mai una penna con sé – piuttosto divertenti per stereotipismo militante, tra cui la battuta
“devi reagire subito: se non lo fai permetti a sciacalli e bloggers di darti addosso liberamente”
Ieri, poi è nata una guerra tra un giornalista del Washington Post e Gawker di cui si parlerà parecchio. Lui si lamenta (facendo un bel lavoro di inchiesta sul tema) di una cosuccia da niente: Gawker ha preso il suo articolo e lo ha raccontato, con ampio uso di citazioni. L’equilibrio che troverete tra il giudicarlo inammissibile oppure nella natura di internet, spiega quando il dito sia sulla piaga.
p.s. Il mio parere è che la mancata citazione del nome dell’autore e del WP, malgrado il link, metta Gawker dalla parte del torto. Se li avesse citati, Gawker avrebbe fatto quello che i giornali italiani fanno ogni giorno con gli articoli della stampa estera, e fine della presunta distinzione tra giornali e blog nello sfruttare il lavoro altrui. Ma mi pare che Shapira spieghi meglio la stessa cosa.