Buoni consigli

Da quando iniziammo a cercare persone con cui fare il Post, più di tre anni fa, a oggi, tra le altre esperienze completamente nuove mi è capitata quella di ricevere ogni giorno molte offerte di collaborazione o proposte di lavorare per il Post o richieste sugli stage, eccetera. Nella loro quasi totalità provengono da persone che hanno tra i 24 e i 30 anni, e mi hanno insegnato un sacco di cose sia sui pensieri, le ambizioni e i sentimenti di questo pezzo di generazione – che poi è quello che compone la redazione del Post, esclusi i presenti – che sulle loro attitudini a proporsi e a cercare degli spazi per fare quello che vogliono fare o che il mondo può offrire loro. Per non dire dei tantissimi che ho conosciuto, e sono stati incontri sempre interessanti, comunque si siano risolti (quasi sempre in niente, data la sproporzione tra le risorse del Post e il numero delle offerte che riceviamo).

Ci sono molte riflessioni che mi piacerebbe condividere – si condivide quasi tutto, qua – ma la asimmetricità e delicatezza del rapporto tra chi chiede una cosa molto importante per lui e chi dovrebbe potergliela offrire sono tali da imporre molto rispetto e discrezione. Di un inevitabile rifiuto e un buon consiglio, finisce sempre per prevalere il primo; e c’è sempre il rischio di umiliare qualcuno che di fatto ti ha confidato pezzi della sua vita e dei suoi desideri chiedendoti di esserne complice, se decidi di suggerirgli modi diversi e magari più proficui di farlo.

Quindi tendiamo a non farlo (qualcosa scrivemmo in un angolino, qui), a spiegare semplicemente perché non abbiamo spazi, e a volte nemmeno il tempo di leggere le mail con sufficiente puntualità, cercando di essere meno deludenti possibile, per quanto si possa. Consapevoli che per quello che ci si capisce da una mail – ma persino da un caffè – ogni volta che non si dà seguito a un’opportunità è forse una buona opportunità persa: tutti quanti quelli che lavorano al Post sono arrivati scrivendo una mail e grazie al cielo che l’hanno scritta in modo convincente.
(per chiarezza: questo non è un periodo in cui il Post allarga il suo staff)

Però qualche giorno fa ho letto un articolo di Thomas Friedman sul New York Times che parlava di questo (degli stagisti, in particolare) e dava alcuni consigli che condivido molto, dopo aver letto in questi anni centinaia di mail la cui sintesi era “Gentile direttore, mi piace molto il Post, vorrei tanto lavorare per il Post, le allego degli articoli che ho scritto per la Provincia Pavese, mi interessano soprattutto il cinema e il calcio, avevo pensato a fare delle interviste e delle recensioni”.

Se dovessi condensare i miei consigli a chi manda curriculum in giro – non al Post, a chiunque – mi permetterei quindi di dire questo, e scusate le ripetizioni che servono per insistere:
1. Non proponete cose che già esistono, o che già fanno altri.
2. Spiegate perché il vostro referente dovrebbe avere bisogno di voi, non perché voi avete bisogno di lui. Cos’avete di diverso dagli altri cento che hanno scritto la stessa mail?
3. Proponete una cosa a cui nessuno ha pensato, e che manca (il cinema e il calcio sono come ordinare la pizza nei cartoni per risolvere la cena).
4. Conoscete il vostro interlocutore, non mandate circolari (il Post, per esempio, non fa interviste e non fa recensioni, ci sarà una ragione; e pubblica cose diverse da quelle della Provincia Pavese).
5. Non cercate di essere spiritosi, né di usare linguaggi artificiosi e ambasciatoriali: a chi legge cinque, dieci, trenta mail al giorno di questo genere interessa la sostanza: la sintonia della vostra proposta col progetto a cui volete partecipare, l’originalità della proposta, la vostra eventuale capacità di realizzarla. Le riflessioni su come scrivere la battuta finale sperando di vincolare l’interlocutore a una risposta sono inutili.
6. Non aspettatevi che i vostri interlocutori sappiano come usarvi, dovete spiegarglielo voi.
7. E ricordatevi: per riempire una casella di routine che possono riempire altri, le imprese non aspettano le vostre mail di sconosciuti. Nessuno si batterà una mano sulla fronte leggendone una, e dirà “ehi, è vero, ci serve uno che faccia le recensioni di cinema e non ci avevamo pensato, investiamoci 30 mila euro e assumiamo questo sconosciuto!”.
(per chiarezza: questo non è un periodo in cui il Post allarga il suo staff)

Aggiungo un esempio (lui mi perdonerà, ultimamente lo cito spesso): al corso che abbiamo fatto alla scuola Holden lo scorso inverno ho conosciuto un ragazzo molto in gamba che fa due cose online: ha un blog di attualità e politica in cui scrive post di riflessioni e analisi sulle cose che succedono, con passione, buona competenza e sensibilità; e ha un sito di pronostici sportivi con cui sfrutta con competenza un meccanismo di inserzioni e affiliazioni coi siti di scommesse per guadagnarci e quanto basta a dargli un senso economico. E delle due – lo dico da giornalista e da diffidente del mondo delle scommesse – la cosa che deve sottolineare nei curriculum, a chiunque si proponga, è la seconda. Scrivere, lo fanno tutti e l’offerta è ridondante e in crisi di modelli di business; qualcuno che intuisca domande e bisogni, che capisca i meccanismi nuovi della Rete e sappia renderli proficui, è quello di cui c’è domanda.
Ed ecco cosa scrive Friedman, citando un suo amico, per finire e dirlo meglio:

The key, if you get one, he added, is to remember “that companies don’t want generalists to help them think big; they want people who can help them execute” and “add value.”

Show that you have some creative flair — particularly in design, innovation, entrepreneurship, sales or marketing, skills that can’t be easily replaced by a piece of software, a machine or a cheaper worker in India.

What are the biggest mistakes? One, said Sharef, is a cover letter that tells an employer all sorts of things that the applicant has done but fails to explain how being hired would “add value” for that company. Two, she added: “Trying to be everything at once. I will speak to candidates, and they will say, ‘I am a great marketer and I’ve also been a college professor and I also know Excel and I was also once an Olympic ice skater.’ Employers don’t have the mental capacity to decide for you how you are going to help them in one specific capacity. It’s important to have a narrative that speaks to what you’re good at and what you can do” exactly.

Employers appreciate candidates “who’ve started their own businesses,” said Sedlet. “Even if it doesn’t work out, employers can see that you have passion and motivation — and it teaches a set of skills that have universal value: marketing, sales, product development.”

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13 commenti su “Buoni consigli

  1. Davide Bordiga

    Quindi, da quanto ho capito, il Post sta cercando collaboratori?
    Grazie per le dritte, possono sembrare ovvie, ma il punto di vista di chi i curriculum li riceve invece di inviarli fa sempre comodo!

  2. Paolo

    A proposito di “skills that can’t be easily replaced by a piece of software, a machine or a cheaper worker in India”, all’angolino manca un http://
    (per chiarezza: questo non è un periodo in cui intendo cambiare lavoro)

  3. defederiki

    Mi piacerebbe collaborare con voi del Post, in particolare la rubrica “Post-It” e quella sui gattini…quella spacca di brutto.

  4. Ilde

    Nel post c’è scritto a chiare lettere, forse non tanto chiare evidentemente:”(per chiarezza: questo non è un periodo in cui il Post allarga il suo staff).
    Comunque terrò a mente questi consigli quando mi convincerò di poter essere un valore aggiunto per qualcuno o quando gli altri si convinceranno che è il valore aggiunto quello che cercano

  5. Robdale

    L’intento di dare buoni consigli è molto generoso ed altruista. Ma è utile allo scopo? Per la persona che deve fare una selezione partendo da una mail non è forse molto meglio che “il candidato” esprima la propria natura, il proprio istinto, la propria passione, costruendosi da solo il modo di far passare il messaggio giusto. Una prima fase di selezione è proprio questa. Non vorrei passare per presuntoso, ma questi consigli spesso possono essere fuorvianti. Se la giusta passione, la creatività, l’ingegno e la volontà che serve allo scopo, uno non ce l’ha, però mi scrive una mail da Dio perché grazie a dei consigli è riuscito a trovare la formula giusta, e capita che chiedo di incontrarlo, che succede? C’è una buona possibilità che si riveli essere piuttosto il tipo da “Egregio direttore, mi piace molto il Suo negozio e vorrei lavorare per Lei”! Certo, è stato bravo e furbo, ma abbiamo perso tempo in due.

  6. DrBrunvand

    “…help them execute”.

    Cristo santo.

    Quanto tronfio, inutile, narcisistico cinismo.
    Help yourself.

  7. defederiki

    @ Ilde: la rubrica Post-It è una serie di link esterni in genere su testate anglosassoni, quella sui gattini non esiste e il Post ne fa una bandiera di questo.
    Inutili Luoghi Dell’Estro.

  8. Ste da Parigi

    Forse il punto (lo dico da lettore che ha ilPost come homepage) è che non venite percepiti come quelli di Makkox, o di Paolo Nori o di Fillioley, gente interessante che ha qualcosa di interessante da dire in modo interessante.
    Se tutta ‘sta gente mediocre vi scrive (sì, non l’hai detto ma si capisce bene dal tuo discorso), forse il problema è che siete percepiti come un giornale dove ci sono un sacco di articoli non firmati dove si traducono gli articoli della stampa straniera. Solo che lo fate meglio voi di Repubblica o Corriere. Siete percepiti come un giornale che ospita i blog di Menichini o Allegranti, che quanto ad analisi politica sono veramente banali e scarsi. Siete percepiti come un giornale che pubblica link ad articoli di altri giornali, pubblicati nelle rassegne stampa di qualche ente pubblico.
    Quello che voglio dire è che la mia generazione, quella dei ragazzi tra i 24 e i 30 anni, è fatta di persone che sono ultraqualificate e ultrainformate, e che si pensa in grado (e probabilmente lo sarebbe) di produrre l’80% dei contenuti del Post a pari livello, se ne avesse i mezzi.
    Non meglio di come lo fate voi (ed è per questo che non li avete presi), ma allo stesso modo sì.
    Fai davvero un giornale come quello che dicevi e continui a sostenere di voler fare, e poi accetteremo consigli da te. Altrimenti continueremo a leggerti, ma penseremo che in fondo come tutti predichi bene e razzoli male.

  9. Qfwfq71

    Insomma bastava citare Risky Business
    http://it.wikipedia.org/wiki/Risky_Business_-_Fuori_i_vecchi…_i_figli_ballano

    (per chi non lo conosce, un Tom Cruise agli esordi, i genitori fuori casa, lui invece di studiare per un esame di ammissione a una celebre università specializzata in Business Adm, passa l’estate a organizzare un bordello in casa, guadagna un sacco di soldi, alla fine riesce a entrare alla scuola solo raccontando come ha fatto a fare i soldi….)

    Il tutto rischia di apparire un ossimoro.
    In generale se ho un’idea originale che potrebbe dare un reale valore aggiunto o che porta guadagno, potrebbe non essere utile proporla al Post (o a qualsiasi altra testata), me la tengo e ne traggo profitto.
    Più che un CV per l’assunzione ti chiederei un appuntamento per venderti il prodotto.

    Cmq abbiamo capito che un collaboratore prende 30.000 € lordi.

  10. gavazza

    Senza dubbio tutte cose vere ma deprimenti. Messe giù per bene, in uno scritto garbato, si riesce a mascherare la tristezza di questi consigli.
    Purtroppo non sono molto diversi dal dire “se vuoi conquistare una donna non aprirle il tuo cuore ma la portiera della tua Porsche” o “if you want a friend get a dog”.
    Va benissimo, per carità, come avere successo nella vita già lo sospettavamo un po’ tutti senza che ce lo ricordassi qui. Preferisco infastidirmi quando scrivi cose da sognatore troppo romantico piuttosto che da troppo cinico.

  11. Ilde

    @defederiki
    Lo so, di Post-it, dei gattini etc. Il mio commento non si riferiva a te altrimenti ti avrei citato come ho fatto adesso. Non ho capito “Inutili Luoghi dell’Estro”, spero non sia una cosa offensiva, ho molti limiti, non so di un sacco di cose. Mi rendo conto che l’equivoco è nato perché ho scritto subito dopo di te; in verità mi riferivo al primo commento quando ho scritto il mio, ma ha poca importanza, non voleva comunque essere un appunto “puntiglioso” per nessuno. Magari scopro che sei sardo come me e sassarese come me….

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