Io non lo so se quello a cui stiamo assistendo è davvero il declino di Berlusconi. Lo hanno suggerito in molti, e per molti è un thinking molto wishful. Quanto a me, mi convinsi – e lo misi ahimé nero su bianco – che Berlusconi fosse finito per ragioni politiche dopo le elezioni del 2006, figuriamoci se adesso mi azzardo a sostenere che sia finito per ragioni stilistiche.
Però l’immagine della fine di Berlusconi (ovvero di quel che è per questo paese: lui persona è come si sa immortale) ce l’ho presente sempre, per via di una vecchia copertina dell’Economist di tre anni fa che qualcuno ha affisso in un ufficio che frequento spesso (non dico quale, con i tempi che corrono): c’è un arcigno PresdelCons e il titolo “Basta!”. Anche all’Economist la storia e l’Italia hanno poi dato torto.
Ma comunque vada, associazioni mentali inevitabili fanno sì che ogni volta che tira quest’aria qua, a me venga da canticchiare “It’s over” dell’Electric Light Orchestra. Così come molti passammo le giornate delle prime proteste pubbliche della signora Berlusconi con in testa “Così non va, Veronica” di Bennato o “Veronica” di Elvis Costello, è questo motivetto allegro e malinconico assieme che mi si incolla addosso la mattina appena leggo i giornali. Parla della fine dell’estate, lo so. Ma è bello mettere un po’ di poesia dove non ci sarebbe: “prendi a calci le onde mentre il sole scompare, e non c’è molto da dire: è finita”.
Canticchiando la fine
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