La puntata di oggi della ricostruzione di Peppe D’Avanzo della genesi del “caso Marrazzo” è avvincente quanto quella di ieri. Nella definizione di avvincente metto sia la capacità di elencare i pezzi della storia, che le trovate usate per legarli (oggi è sparita la tesi dell’equivoco sul “video del Presidente”, ma ci sono altre acrobazie) e la pretesa che in Italia (e a Chi, poi) si sia capaci di grandi disegni e millimetrici complotti. Anche ciò che non convince per niente, è insomma di avvincente lettura a chi abbia preso le misure alle cose. Se non si offende (tanto lo so che poi si offende), suggerirei solo all’autore stia più attento ai pronomi femminili (“le” quando è donna, “gli” quando è uomo) e a non infilare virgolettati a effetto di cui non risulta la natura:
Che cosa succede? Qualcosa che – niente di più, niente di meno – si può leggere nei manuali di un “assassino politico”. Il political hitman deve uccidere ma non lasciare la sua impronta. Così si deve “provocare una fuga di notizie verso i media rimanendo al di fuori della mischia mentre l’avversario viene tempestato da rispettabili giornalisti”. Accade nel nostro caso.
update: Andrea ha rintracciato l’origine della anonima citazione.