Quasi un anno di commenti

Era la fine di marzo dell’anno scorso quando spiegai qui l’esperimento di aprire i commenti su Wittgenstein, per la prima volta in quasi nove anni. Non aspetto l’anniversario per fare un breve bilancio che ormai ho in testa già da un po’: non credo che il blog ne abbia guadagnato molto, e forse dipende anche da me, non lo so. Le ragioni per cui ero diffidente prima si sono confermate: per un’occasione in cui i pareri arricchiscono una discussione, in cui mi aiutano a capire delle cose, in cui mi pare che quello spazio valesse la pena di essere riempito, ce ne sono trenta che vanno dal generoso e da me apprezzato consenso alla insistente necessità di affermazione di sé attraverso scemenze di vario genere. L’antropologia del commentatore compulsivo è ormai abbondantemente nota e studiata, e discende da quella dello scrittore compulsivo di lettere ai giornali: alla fine non fa male a nessuno, ma ti chiedi perché la tua quotidiana attenzione a riempire questo blog di cose che ai tuoi occhi siano almeno sensate e dignitose debba essere gravata da parole e frasi che con te e con quel tentativo di qualità non hanno niente a che fare: ed è evidente che al commentatore ragionevole passa la voglia quando gli sembra di essere entrato nel cortile dell’asilo. Anche questa è una riflessione vecchia, ma quelli che intendono la libertà alla maniera di Guzzanti (“siamo la Casa della Libertà, facciamo un po’ il cazzo che ci pare”) sono un caso dialettico che investe grandi parti del dibattito italiano. E non starò qui a fare la storia dei progressivi sviluppi del dibattito mondiale sulla qualità generale dei commenti in rete, esaltati agli inizi, poi ripensati assai nella loro qualità media.

La soluzione, dettata anche dal poco tempo, finisce per essere quella di non leggerli, i commenti: ma è indubbiamente un po’ irrispettoso per quelli che lì si sono rivolti a te più serenamente immaginando di essere letti. E insomma, ci farò ancora qualche pensiero, può darsi che abbia senso aprire i commenti ad alcuni post e non ad altri (almeno per evitare guerre di civiltà persino sui pulloverini), può darsi che il meccanismo di confronto attraverso le mail che aveva sempre dato ottimi frutti – creando un dialogo proficuo tra me e chi legge, invece che discussioni tra altri che possono avvenire in mille altri posti – resti quello più sensato. Dipende anche dal poco tempo, ripeto, per scusarmi delle risposte che non ho dato.

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36 commenti su “Quasi un anno di commenti

  1. Raffaele Birlini

    Secondo me i commenti non vanno nascosti sotto il tappeto, per mantenere alta la qualità del blog, altrimenti sminuita dalla presenza di individui che, dietro uno pseudo, mostrano spesso il loro lato peggiore, ammesso che esista un loro lato migliore. Se sono questo genere di persone che leggono il tuo blog non sarà lo zittirli ad attirare lettori che reputi più degni di venire esposti in vetrina. Se si sentono autorizzati a esprimere commenti allucinanti forse è perché sono erroneamente convinti che tu, sotto sotto, diresti le stesse cose potendoti nascondere dietro uno pseudo. Il ragionamento che fa anche quello che tira il sampietrino, nella sua testa lo fa anche per noi, lo fa anche a nome nostro, è convinto di essere nel giusto, e questo è quello che più spaventa, assieme all’idea che un osservatore casuale finisca per associare te a loro, senza distinzioni. Un po’ come succede ora con Sara Tommasi, c’è chi ride e ne approfitta per dire che tutti i bocconiani sono dei fessi e che il prestigio dell’università Bocconi è un imbroglio di cartapesta.

    Purtroppo è un fenomeno che non riguarda solo internet, anche il dibattito pubblico sui media tradizionali, dove il confronto dovrebbe essere tra professionisti, si è imbruttito e squallidamente semplificato. Togliere i commenti sarebbe una resa da parte tua. Potresti richiedere la rinuncia spontanea all’anonimato, evitando puerili falsificazioni. Potresti insultare direttamente i babbei, rischiando di trovarteli sotto casa, oppure continuare a ignorali, affidandoti alla provvidenza o, per usare un terminologia che ti sia più accettabile, confidando con irrazionale ottimismo nell’esistenza di un meccanismo sociale, culturale, naturale, in grado di preservare, o di riprodurre in seguito all’ennesimo fallimento, le tensioni all’eccellenza e alla crescita del genere umano in una rinnovata cornice di sano razionalismo o, se non altro, almeno comune buon senso. Nel frattempo assisteremo a chi attacca le argomentazioni di Ferrara, una su tutte lo sfruttamento di una parte di magistratura per la realizzazione di strategie extraparlamentari, con risposte del tipo ‘è grasso’, oppure ‘ tirava uova a Benigni’, che analizzate sotto io profilo logico fanno ben sperare che l’apocalisse sia vicina, perché sarebbe per molti un sollievo.

    Ad ogni modo permettere i commenti non implica doverli leggere, tanto meno dover leggere i commenti di coloro che sono già stati associati in precedenza a una perdita di tempo ed energie. Il dialogo proficuo tra te e chi ti legge è invece una forma di narcisismo, a meno che davvero ci sia in giro così tanta gente che ti scrive per instaurare amicizia e aprire un dialogo proficuo (davvero pensi che internet sia uno strumento per evitare gli scemi di passaggio e aprire dialoghi proficui con lettori/ammiratori/colleghi per mezzo di un blog?). Se pensi che la tua carriera potrebbe venire danneggiata dai commentatori compulsivi, l’equivalente degli scrittori compulsivi di lettere ai giornali che però hanno un filtro che seleziona, allora chiudili. Non capisco cosa ci sia da sentirsi così responsabili e/o in debito con chi scrive un commento, chi se ne frega dei commenti e dei commentatori, più o meno compulsivi. Il gesto di bloccare i commenti verrà comunque percepito come una forma di arroccamento. L’unica scelta intelligente sarebbe quella di dare i voti ai commenti, ma questo potere non democraticamente in mano ai commentatori, ma in mano tua, il blog è tuo, se vuoi dissociarti da un commentatore metti un bottone con scritto non mi piace e cliccalo. Peccato che non esista né quel bottone, né la possibilità di cliccarlo senza provocare irritazione, vendette, ritorsioni, tutti quegli eventi ‘politici’ che scaturiscono da un difetto di diplomazia.

    La democrazia, concetto che eravamo convinti di aver esaurito e sviscerato, torna a essere argomento di dibattito con internet, vero? Perfino dentro a una discussione sul permettere o meno i commenti si possono trarre implicazioni di ordine più generale, sul rapporto fra teoria e pratica, fra ideale e reale, fra razionale e praticabile, fra preferibile e sostenibile. Secondo me non è affatto vero che la politica si è allontana dalla gente vera, dal paese reale, secondo me ci è andata fin troppo vicina, a volte per scelta a volte invece per forza di cose. Niente, è domenica, non avevo di meglio da fare, ho perso tempo e fatica per scrivere un commento perché mi piace sentire il rumore che fa la tastiera, il ticchettio dei tasti premuti, non sto cercando niente di particolare, nessun dialogo proficuo diretto con te (mi sembra anche una metafora gay, senza offesa). C’è anche chi commenta semplicemente per superare un momento di noia, immagino, e se chiudi qui commenterà altrove qualcos’altro, non credo che nessuno si lascerà morire per il dolore e il senso di abbandono.

  2. ilbarbaro

    Questa è la classica excusatio non petita. Non si apre un blog e un giornale fatto di blog per chiudere i commenti. Non si aspira ad essere personaggio pubblico per sottrarsi anche alle critiche. Non si fa l’apologia della Rete per ignorarne, a proprio uso e consumo, le maggiori e migliori innovazioni. Non ci propone la lettura di testi controversi, ma stimolanti, come quello di Lanier, perché vadano bene per gli altri, ma non per se stessi. Non si cerca il dialogo solo a corrente alternata per servirsene quando occorre ed evitarlo quando diventa scomodo.
    Altri hanno già percorso questa strada, ma la loro già modesta credibilità è scesa ancora e continua a scendere.
    Non è nemmeno questione di coerenza, ma di semplice serietà. Se si reclama un ruolo e si chiede visibilità per le proprie opinioni e il proprio lavoro da un pubblico, ci si deve anche esporre al suo giudizio immediato secondo le regole del mezzo che si è scelto e se ne deve anche accettare il lato sgradevole.
    Ed è meglio evitare, altresì, di usare toni falsamente paternalistici ed evocare immagini che rendono ancor più facile esporsi a ritorsioni immediate. Nel cortile dell’asilo, per fare un esempio, si trova ancora quello che, per fare un esempio d’antan, non sapendo giocare a pallone, lo porta lui, nella speranza che lo facciano giocare, poi, quando viene deriso o magari solo messo in porta, se lo riprende e se lo porta via, rifugiandosi nella sua cameretta a giocare con i soldatini.

  3. Francesco

    @Luca:
    Credo tu avessi ragione in un punto: i commenti sono un optional.
    Sono un optional molto di moda perché con un costo relativamente basso e nessuno sforzo creativo si guadagnano un sacco di contatti.
    Come strumento di approfondimento valgono come le interviste ai passanti nei telegiornali (quindi molto poco, temo), anche se fa piacere esserne coinvolti.
    Se dovessi tornare alla versione base non ne sentirei troppo la mancanza, anche perché le cose migliori, per me, sono i link del giorno e le notizie che non lo erano (e la radio! che fine ha fatto?).

  4. mashiro

    Teoricamente è anche possibile una via di mezzo: mantenere i commenti ma moderarli,per un blog come questo il lavoro potrebbe essere lungo e faticoso ma alla fine potrebbe valerne la pena.
    Detto ciò non sono d’accordo con Raffaele,io uso un nickname e non per questo mi nascondo,ho un blog è collegato con twitter e con il mio profilo di facebook.
    Praticamente si può sapere anche dove vivo, senza bisogno di usare il mio nome e il mio cognome.
    salut
    mashiro

  5. Luca

    “Se si reclama un ruolo e si chiede visibilità per le proprie opinioni e il proprio lavoro da un pubblico, ci si deve anche esporre al suo giudizio immediato secondo le regole del mezzo che si è scelto e se ne deve anche accettare il lato sgradevole”.
    No, ciccio. No. La risposta è no.
    E nessuno “reclama” un bel niente (tranne te), e le “regole del mezzo” ognuno le inventa come gli pare. Non ci sono “regole del mezzo”: se non quella che nessuno crea una cosa online per farsi dettare da qualcun altro cosa ci deve fare e come. È la famosa libertà.

  6. piti

    Dici anche cose condivisibili.

    Ma intanto ometti che la moderazione sui commenti già la pratichi, anche se ti auto-ritrai un po’ come vittima dei commentatori compulsivi. I miei commenti, come sai, li pubblichi talvolta e in genere a babbo morto.

    E poi, e parlo per me ma credo per altri che suppongo o so essere moderati/bannati: ne fai spesso uno questione personale o di opinioni.

    E’ stato un bell’esperimento consentire i commenti, perché i tuoi blog e aggregatori sono stimolanti. Ma diciamo che i commentatori compulsivi E il tuo atteggiamento di incomprensibile sprezzo hanno un po’ mortificato la cosa.

  7. Jan Alexander

    Io mi sono imbattuto in questo blog per caso un paio di anni fa, e da allora l’ho sempre seguito con interesse (magari annoiandomi un po’ sui problemi organizzativi del PD). Avrò commentato una decina di volte al massimo e sempre nei post più leggeri. Non vivo nella politica, non sono giornalista, e non mi sento neanche tanto “di sinistra” (qualcosa di simile, ma non “di sinistra”). Però qui ho imparato un sacco di cose che ignoravo totalmente, un’antropologia a me sconosciuta. Ragionamenti magari a volte bizantini o arabescati o sfacciatamente “alternativi all’alternativo per essere a tutti i costi alternativi”, ma per me sempre interessanti, lontanissimi dal mio modo di pensare e quindi stimolanti ad autocriticarmi. Non ho mai partecipato seriamente a discussioni un po’ perché sì, l’idea di non venire letto l’ho data per scontata molto presto per mia estraneità all’ambiente, ma soprattutto per i limiti tecnici dei blog, che sono molto meno ergonomici dei gruppi di discussione di usenet. Capisco perfettamente tutti i dubbi di questo post, però siccome qui i commenti non sono mai MILLE, ma al massimo qualche decina nei casi più dibattuti, io li leggo, e sentirei Wittgenstein come monco se tu li chiudessi del tutto. Ciao

  8. Cippo1987

    Alla fine il mio primo commento è un metacommento.
    Potrei spendere anch’io delle righe e dello spazio per argomentare sull’utilità dei commenti.
    Credo però di non aver nulla di nuovo da aggiungere in questo campo, quindi preferisco proporre qualcosa di “concreto” e tecnico.
    Se invece dei commenti si aprisse un forum? Mentre per siti come youtube è di fondamentale importanza avere uno spazio per i commenti ( spazio che però obiettivamente sta andando allo sfascio per varie ragioni) perchè si offrono a un pubblico “occasionale”, per un blog con “clienti affezionati” forse avrebbe molto più senso una piattaforma dedicata all’utente dove il dibattito sarebbe orizzontale e non verticale, dove la moderazione sarebbe pià semplice e dove i contenuti potrebbero essere meglio selezionati e confrontati.

    Ps: sono lo stesso che rompeva l’anima alla redazione di condor con segnalazioni tecniche dal paradosso dei compleanni a Spotify xD

  9. francescorocchi

    Anche io seguo questo post con una certa assiduità, e ogni tanto commento.

    Ora, crivere un commento sulla bontà dei commenti mi pare un po’ paradossale, ma ancor più paradossale mi sembra la risposta di Luca a il barbaro.

    Il barbaro ha postato un commento critico e pure sarcastico, ma argomentato e serio e che non meritava una risposta scomposta.

    Nei blog si risponde e si commenta. A volte con profitto: con i blog che si rispondono a distanza, con qualche argomentazione seria che ogni tanto spunta, e anche per il semplice fatto che si sentono voci di tutti i tipi, cosa, se non altro, antropologicamente interessante.

    Per quanto alcuni commenti possano essere fastidiosi, a me non piace l’idea di leggermi le opinioni di Luca Sofri (o chi per lui) senza potervi rispondere. Chi é Luca Sofri (o chi per lui) per mettersi in tribuna e dire che devo semplicemente stare a sentire quel che deve dire?

    Anche ai giornali posso scrivere, tutto sommato. Perché il blog deve diventare un tazebao?

    Una creatura ibrida come il Post neanche esisterebbe, senza la possibilità di commentare, io credo. Anche i commentatori contribuiscono al successo di blog e altri strumenti simili, per la peculiare comunità che creano.

    Vuoi risparmiarti la fatica di tenere aperti i commenti? Lecito, ma io credo che mi risparmierei la fatica di leggerlo, il blog.

    Anche Zucconi, sul suo blog, ogni tanto si incazza e dice che lo chiude (poi non lo fa, forse per contratto?). Ma la minaccia è, appunto, di chiuderlo: non di dire “parlo solo io”.

  10. riccardo r

    Leggo questo blog da quando era color crema senza commenti e lo facevo perché mi interessavano le riflessioni di Luca. Devo dire che alcuni tra i Blog più interessanti sono senza commenti ma con la possibilità di scrivere email, e che per altri blog interessanti le migliaia di interventi per ogni intervento postato sono assolutamente inutili.

    Proposte: limitare il numero di caratteri per ogni commento, limitare il numero di commenti per ogni post.

  11. francescorocchi

    Concordo al 50% con riccardo r. Costringere alla sintesi è un buon modo per sfoltire il trollaggio.

    Il numero di commenti invece può essere limitante.

  12. S.ara

    Io commento perchè voglio ‘dire’ all’autore che ho raccolto i suoi stimoli/info/riflessioni e dargliene un ‘rimando’, e questo poi a volte si sviluppa in scambi ulteriori, quasi sempre proficui, o anche solo divertiti, ironici, o giocosi (vedi i post sui Duran Duran, per dirne uno). Può succedere che se l’Autore non risponde più, i commentatori però continuano nel loro scambio, e questo è cmq un merito dell’Autore. Mi sembra che questo blog si autocontrolli egregiamente, ‘accetto’ ;) le scuse delle mancate risposte e accetterò serenamente i post con i commenti chiusi. Apprendo solo ora che si richedeva Nome e Cognome…faccio un po’ fatica a obbedire, comunque mi chiamo Sara e mi sembra di essermi sempre firmata.

  13. piti

    Dal mio angolino dove sono tenuto in castigo, resti agli atti che quoto ilbarbaro e francescorocchi.

  14. Al

    Proverei a vedere i commenti per quello che possono dare ai tuoi lettori. A volte i commenti non si leggono, a volte invece si cercano per vari motivi: il post li ha stimolati, il post ha detto ma si sente che manca ancora qualcosa, nel post si dice qualcosa di palesemente scorretto, il postante ti ha fatto ridere e ti viene voglia di condividerlo con lui ma anche con gli altri, il postatore no ma un commentatore ti ha stimolato a intervenire, il commento arricchisce per esempio suggerendo link gustosi (tipo la Tommasi sui golfini…), attraverso i commenti si scoprono persone interessanti e relativi blog/siti, etc. etc.
    Poi i commenti spesso non si leggono, ma è bello sapere che si può intervenire.
    Un po’ come quando mandarono via Enzo Biagi dalla pre prima serata tv. Praticamente non lo guardavo mai ma mi dava molto fastidio che non ci fosse più.

  15. minimAL

    Mah, se credi di essere sopra le parti, e poi apri i commenti, e poi li critichi, e poi scrivi provocazioni, e poi impartisci lezioni, ma non accetti che ti si sottolinei la cosa, dimentichi fatti e ne enfatizzi altri, agisci pubblicamente ma rivendichi la tua privacy a riguardo, la butti in caciara e offendi perbenisticamente chi te lo fa notare, dici cose giuste ma magari condite dal solito terzismo per cui uno si chiede cosa ci sia sotto anche quando il sotto non c’è, che col ilPost punti ad un punto ma poi qui dici che è una virgola, decidi i confini di un argomento e se uno ne esce fuori per farti vedere che forse non hai detto tutto o hai preso una toppa o non sei stato esauriente lo blocchi con l’epiteto “dici fesserie”, e comunque sbagliano sempre i Travaglio e i Di Pietro e chi ce l’ha con certe cose di Sofri padre tanto che trasformi i loro nomi in un insulto, cerchi il pelo nell’uovo per avere le tue ragioni ma poi se gli altri tirano fuori i tuoi capelli dall’albume ti volti dall’altra parte… il problema tuo, caro Luca, è che sei umano come tutti gli altri: anche tu fai la cacca, anche tu hai gli occhi appiccicosi la mattina, anche tu hai la fiatella dopo pranzo, anche tu parcheggi a coda di cane, anche tu – insomma – sei un essere umano. Fattene una ragione.
    Ciao,
    Alessandro

  16. Cippo1987

    Lo so che certe generazioni faticano a interfacciarsi con l’Internet.
    Però credo che qui si faccia confusione, è brutto dare delle definizioni squisitamente tecniche, ma un blog dovrebbe essere un “diario online”, non un luogo di dibattito. Per dibattere su internet si usano i forum. come dicevo i blog sono “verticali” c’è uno(o + ) autori che scrivono qualcosa, chi vuole legge, chi non vuole leggere non legge. Se si vuole rispondere o si usa il proprio forum o si mandano mail. Difatto funziona come un giornale, ma la sua forza rispetto la carta stampata sta nella diffusione, nel realtime, nella multimedialità. Il concetto di feedback non riguarda questa manifestazione di internet. Non tutta internet funziona come FB solo perchè è il sito più visto, non tutte le pagine sono 2.0. Nonostante ciò non sono contrario ai commenti, che su un mio blog lascerei per una questione di comodità, ma credo che molti degli utenti “pro commenti” confondano la libertà di internet con l’anarchia, e il concetto di blog con quello di forum.

  17. Cippo1987

    E poi manca l’opzione edit in sti commenti xD prima avevo intenzione di scrivere “proprio blog” non forum.

  18. Luca

    Un’altra cosa che fa un po’ fatica di molti commenti – accade anche sul Post – è che sostengono cose che si sono già smentite nel post, fanno domande a cui c’è risposta nel post, spesso quindi non hanno nemmeno letto il post, o i precedenti della discussione. Oppure, cosa faccio di fronte al centesimo che mi dice che nei blog si commenta o che non può esistere un blog senza commenti, come se fosse scritto nella tavole della legge? Io mi annoio di me stesso a ripetere le stesse cose, e spesso qua sembra di essere come i bambini che si dicono “è vero!”, “non è vero” a ripetizione. Su molte delle cose che leggo qui ho già dato un parere nel post linkato, eppure vengono ripetute come se niente fosse. Mi piacerebbe che qualcuno dicesse perché “è vero” o “non è vero”, invece che limitarsi a ripeterlo, o pretendere di saperla lunga nell’interpretare miei pensieri o toni. Che sono come sempre molto sereni, se no non starei quei a parlarne: se avessi voluto chiudere i commenti lo avrei già fatto, e lo farò appena lo riterrò, sia in generale sia per questo post. Fino a che ne parliamo è perché mi pare ci siano chances di parlarne.

  19. Dirwas

    Ciao, leggo questo blog da un po’ di anni, leggo ilpost, apprezzo entrambi e non commento mai. Quando ho tempo da perdere leggo i commenti, che, tranne rarissime occasioni, niente aggiungono all’articolo. Questo nei casi migliori. Nei peggiori sono roba da invasati o mitomani. Li leggo come guardo il processo di biscardi, spinto da voyeurismo antropologico. Immagino che per chi scrive possano essere utili in teoria per saggiare il polso dei lettori, ma credo che alla fine il grosso di chi commenta sia animato, più che dalla voglia di contribuire, da vanità o trollismo. Comunque, a voler proprio tenere i commenti, dall’esperienza che ho di forum, mailing list etc, le cose che funzionano sono la registrazione non anonima e un generoso uso del ban. Scusate la lunghezza, torno a lurkare, grazie e ciao.

  20. francescorocchi

    Per quanto mi riguarda, io non ho argomentato che tutti i commenti sono belli e buoni.

    Sono più dell’idea che tutta la sabbia che si arena nei commenti valga la pena di sorbirsela per quelle pagliuzze d’oro che capitano nemmeno tanto raramente, poi.

    Quindi si può accettare serenamente il ripetitivo, il petulante, il noioso, il distratto o l’impreciso.

    C’è anche da dire che se la gente continua ad obiettare “cose già smentite”, c’è anche la possibilità che non si sia stati convincenti (a meno che non si tratti di fatti acclarati…in effetti c’è anche questo).

    Infine: non c’è nessuna legge che imponga i commenti in coda ad un blog, però ormai è un fatto estremamente comune che si è esteso anche a molti articoli di giornale on-line, e a me piace così. Posso solo dire che un blog senza dibattito mi interessa molto di meno (sì, il dibattito sì!).

  21. Luca

    Capito. Basta avere chiaro che molto spesso la definizione di “dibattito” sopravvaluta quel che avviene in realtà nei commenti, che spesso si riduce a un elenco di semplici testimonianze di aver letto il post o di esistere. Anch’io amo molto il dibattito, ed è il modo migliore che ho per capire delle cose e formulare dei pensieri: quello che dico è che spesso il dibattito manca, così come in certi presunti “dibattiti” televisivi.
    Comunque, la modalità per cui se qualcuno ha da dire qualcosa a me mi scrive una mail e altrimenti si ritiene questo uno spazio accessorio e potenzialmente persino indipendente dal post e dai suoi contenuti può anche avere senso, forse sono le mie pretese a essere eccessive, benché rivendichi il diritto ad avere pretese alte da quelli con cui ci si confronta. Se avessi voluto confrontarmi con tutti avrei fatto politica, o avrei fatto il giornalista demagogo.

  22. sergio62

    Se ritieni che i commenti ai tuoi posts non elevino lo standing qualitativo del dibattito-eccetto alcune rare occasioni di cui parli nel post di oggi- o che si concretino in un praise-seeking da parte di commentatori autorefenziali – il che talvolta può capitare, basta leggere talune chiose- , hai tutto il sacrosanto diritto di espungerli del tutto o, in alternativa, di ammettere alla pubblicazione solo taluni commenti da te preventivamente verificati e giudicati meritevoli, in quanto contribuenti ad un arricchimento del dibattito . Continuerei a leggerti egualmente anche senza pubblicazione dei commenti ai posts . Lodevole anzi questo tuo intento di non fare del crowd-pleasing online, cosa in cui indulgono purtroppo molti blogs.Del resto, USA TODAY – parlo dell’ edizione cartacea- pubblica un argomento di discussione con 2 sole opinioni autorevoli, una a favore e una contro. E non ammette, se non vado errato, commenti alle opinioni.
    Ergo, vai tranquillo con la decisione che stai meditando.Chi apprezza i contenuti, ti seguirà lo stesso.

  23. johndoe

    Io sono per “il blog è casa mia”, l’ho arredata e ho stabilito le regole, che sono mie e assolutamente arbitrarie. Non ci sono tende e si vede tutto, ma entri se e quando mi pare.

    Sta storia che tutto ha da essere “democratico” mi ha sfracellato i coglioni. E in ogni caso è democratica pure la proprietà privata.
    Non piacciono i modi? Ciao! Il democratico oltraggiato può sempre andare in mille mila altri blog a parlar male di me, se proprio non si tiene.

    ps: potresti creare, democraticamente, un generatore di orario casuale, per aprire e chiudere i commenti :-)

  24. Urlo

    E pensare che io ho sempre trovato i commenti interessantissimi se non per altro almeno per capire che tipi di pensieri e caratteri ci sono in giro.

    Poi certo, se c’è l’aspettativa di trovare dei commenti che siano esattamente come li si vuole, allora essa verrà sicuramente tradita perchè essi sarebbero tali solo qualora l’autore del blog se li scrivesse da solo.

    Per quanto riguarda la dimostrazione d’esistenza che garantirebbe un commento qualsiasi, essa vale anche per i post stessi del blog visto che essi non sono quasi mai delle notizie, ma delle opinioni che, almeno nel caso del sottoscritto, non sempre vengono lette esclusivamente perchè di livello qualitativo maggiore di altre.

    Comunque, ogni autore ha il diritto di fare un blog come meglio crede (ah, Cippo87, con la tua inutile lezioncina hai contribuito spero a rafforzare l’idea di Sofri sui commenti): in tal caso, questo blog per me perderebbe d’interesse.

  25. reb

    so – per lavoro – che non e’ semplice gestire commenti, non e’ facile farlo per argomenti leggeri, figuriamoci poi quando si trattano temi coinvolgenti; detto cio’, credo che questo blog ne abbia guadagnato tantissimo, da quando e’ possibile commentare, e spero tanto che l’eccesso di alcuni non precluda agli altri la possibilita’ di continuare a farlo

  26. t_floyd

    Sofri hai ragione, se vuoi chiudi i commenti, è giustissimo il tuo richiamo alla sacra libertà di autodeterminazione del blog (ohibò). Però sappi che molte volte trovo più stimolanti i commenti e i dibattiti che si instaurano, che i tuoi post. Sarebbe come privarsi di Travaglio ad Annozero, o di Crozza da Floris. A titolo personale, ben s’intende.

  27. Massimo

    Concordo con johndoe, il blog è tuo e le regole le detti tu. Non per niente ti chiamo spesso “il nostro ospite”. Io credo che i commenti siano un arricchimento, anche se non indispensabile, visto il buon livello giornalistico del Post e, soprattutto, il suo taglio assai poco conformista. Al massimo posso auspicare una moderazione più serrata, al limite una espulsione per i generatori di messaggi tautologici e ripetitivi. Certo, chiunque può registrarsi di nuovo, ed alla fine i primi a stancarsi potreste essere voi.

  28. Pingback: Il valore dei commenti - manteblog

  29. piti

    E’ ovvio che hai tutti i diritti di non aprire ai commenti. Però, se apri, dovresti -parere personale- accettare le opinioni diverse dalla tua con meno sprezzo. E non moderare/censurare, salvo casi di linguaggio volgare o offensivo gratuitamente. Cosa che, a occhio, non è da frequentatore di W. (E se lo frequento, se lo frequenta anche chi ti critica, vuol dire che ci trova del buono, e molto).

    Prendi questo semplicissima metafora: io a casa mia posso invitarti o meno. Ma se ti invito, tu hai il diritto di dire quello che vuoi, salvo che tu non mi insulti o dai di matto. Non che ogni tua parola debba essere vagliata da me padrone di casa per stabilire se mi sta bene, e ti accetto, o non sono d’accordo e ti tappo la bocca e ti invito, implicitamente, ad andartene. Né l’essere padrone di casa mi deve far sentire “più intelligente” di te che sei l’ospite. Se non altro per prudenza: tutti incontriamo uno più in gamba di noi, e anche più d’uno…

    Scusa, te lo dico con animo del tutto pacifico, ma non raramente tendi a considerare il tuo ruolo di “padrone di casa” quale sei su W come qualcosa che ti offre dei diritti a-b-normi, per dirla con Aigor: che o non hai o se li hai non è cortese avvalersene. Non credi?

  30. Luca

    Metafora sbagliata, Piti. Io non ti ho invitato. Io ho messo un campanello, dove tu puoi suonare e io chiedo cosa vuoi e tu me lo dici. E se non mi piace non ti faccio entrare, a casa mia: è casa mia, io ci ho lavorato e ci lavoro, io la tengo in ordine, io mi occupo che stia in piedi, tu non fai niente per lei. Vale per ogni blog, vale per casa tua e di chiunque. La confusione tra una casa privata che uno si è costruito e una piazza pubblica di cui uno è custode gratuito per tutti sta alla base di tutti questi equivoci.

  31. Domiziano Galia

    Sono due modelli diversi. Il monologo ed il dibattito. Del primo hai l’assoluto controllo. Del secondo no. Può essere di volta in volta arricchente o svilente. E se onestamente non hai neanche il tempo materiale per poterlo accertare potresti chiudere i commenti.
    Ma io penso che dovresti lasciarli aperti per due ragioni. Perché potenzialmente il dibattito è comunque più interessante del monologo. E perché, se pure possa non interessare o coinvolgere te, potrebbe farlo tra commentatori.
    Resta quindi da chiedersi se tu sia disposto a pagare il prezzo di potare, eventualmente, non tanto l’idiozia quanto ciò che possa essere giuridicamente perseguibile.
    O puoi sempre assumere un Guardia di Porta a cui devolvere questo compito.

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