Caro Giuliano, ho una prima perplessità di metodo sul tuo invito a una riflessione seria ed equilibrata sul berlusconismo che tu stesso implichi moribondo. Come puoi capire anche tu, un invito a discutere comportandosi bene che venga da una parte in causa, e da quella che fino a oggi non si è di certo comportata bene nel descrivere l’Italia di questi anni (indicata per metà come composta da comunisti o fighetti o manettari) suona un po’ provocatorio: è l’arbitro a chiedere correttezza, e tu arbitro non sei, e il tuo invito suona ancora come un tentativo di rinfacciare passati piuttosto che di costruire futuri.
Ma comunque suoni, voglio dirti cosa penso di una proposta che giudico sensata, e voglio dirtelo negli stessi termini in cui l’hai formulata tu: ovvero descrivendo da cosa dovremmo stare alla larga e cosa mi rende diffidente sulla sua affidabilità.
Ti chiedo scusa se ti associo a persone diverse da te, e spesso molto diverse da te, in un discorso più generale: ma è una pratica – quella di includere per esempio tutta la sinistra in una sua macchietta – su cui al Foglio siete sempre indulgenti, e quindi perdonerai se io la seguo in buonissima fede. E pongo quindi il tema della credibilità di molti intellettuali – come te – che in questi anni sono stati “indulgenti” col suddetto berlusconismo. Uso il termine “indulgenti” così abbiamo un minimo comune denominatore che si adatta a molte persone diverse che in questi anni hanno guardato con attenzione, consenso, credito, fiducia o appoggio a quello che Silvio Berlusconi faceva con l’Italia e per l’Italia. E le distinguo da quelle che invece a Berlusconi non hanno mai creduto, non hanno mai creduto alla possibilità che il suo “progetto” potesse portare del bene all’Italia, si sono sempre sentite da un’altra parte, a ragion veduta, anche quando quella parte non aveva un leader da seguire. Ce ne sarà una, di persona così, a cui attribuisci criterio e buona fede, o credi appartengano tutte al pregiudizio che attacchi ogni giorno? Se ne esiste uno – non voglio farmene esempio io, trovane di più credibili – vuol dire che si poteva. Tu dici che è apprezzabile che Piccolo alluda alla possibilità che la destra vinca, legittimamente: ecco, allo stesso modo, metti in conto che si possa essere antiberlusconiani con buone ragioni, e che oggi quelle buone ragioni si dimostrino vincenti, se siamo di fronte a una “delusione” come tu hai chiamato il corso delle cose berlusconiane.
Ecco che quindi la chiarezza di ricostruzione delle cose che chiedi ha bisogno innanzitutto di una cosa: che voi, persone che sono intelligenti e conoscono l’Italia, persone che furono di sinistra o comunque non di destra, persone che spesso sono come te mie amiche, spieghino per prime le ragioni di quella “indulgenza” e ne ammettano l’errore. Non per nessun autodafé – e ci mancherebbe – ma perché se si capiscono i meccanismi e si condividono le letture si arriva al risultato che chiedi, altrimenti no. E la mia lettura è quella che segue.
Io credo che molti di voi – persone garantiste e democratiche – siano rimasti molto scottati dagli eccessi di una parte della sinistra che eravate abituati a frequentare, che trasformò le simpatie per i comunismi in simpatie per i giustizialismi, e nascose le contraddizioni e il fallimento di tutto questo sotto una coltre di ipocrisie e presunzioni. Credo che in quella parte di sinistra stessero uomini allora potenti e anche uomini che vi erano vicini, familiari, a volte amici, e questi due elementi – alla pari – vi abbiano reso inevitabile un desiderio di sconfiggerli. Perché pensavate avessero torto e perché davate loro credito e statura intellettuale. Ancora oggi tu nomini le stesse persone, persone anziane inevitabilmente estranee al tempo presente e al futuro, alla comprensione del mondo, aiutate invece nella loro comprensione dell’Italia dal fatto che l’Italia è invecchiata con loro, immobile. Per fermare l’egemonia di quel pensiero (o di quei pensieri, che voi avete deciso di definire “la sinistra”), io credo, avreste potuto tentare di combatterlo da dove vi trovavate, provando a evitare che la sinistra ne divenisse ostaggio. Invece avete deciso di darla per perduta, di non farvi voi stessi portavoce delle vostre idee e di trovare un’altra squadra con cui giocare una partita nuova, e quella squadra lì la costruì Berlusconi.
Anche dando qualche credito iniziale all’ipotesi della “rivoluzione liberale” – a cui però ti ricordo che molti liberali hanno ritenuto di non credere – fu chiaro subito che quella squadra poteva offrire in realtà solamente forza e perseveranza verso un obiettivo che era sì il vostro, ma per ragioni più recenti, concrete e di minor spessore. E con un armamentario collaterale di mediocrità, inadeguatezze, mancanza di responsabilità e senso del ruolo.
Il risultato fu di creare una guerra che poteva essere scongiurata: tu pensi che quella guerra avrebbe potuto essere vinta (e magari pensi addirittura di averla vinta), ma non è così che si governa un paese. I risultati si vedono. L’Italia è in rovina: è una rovina culturale e sociale che non si può rassicurare raccontando che non abbiamo fatto la fine della Grecia. L’Economist sarà anche approssimativo e superficiale nelle sue indagini, ma non fa speciali sulla rovina della Francia, e nemmeno del Belgio, che pure ha i suoi guai. Un paese non sta insieme con i conti di Tremonti, buoni o cattivi che siano. Sta insieme sentendosi paese, credendo in alcune cose condivise, riconoscendo modelli e responsabilità. Costruendo leader e modelli credibili, e voi ne avete sostenuti di incredibili. Il nostro paese è andato a remengo. E non lo ha fottuto un uomo solo, ma quell’uomo con l’aiuto complice di molti altri, in buona fede o no. Io non ho dubbi che molti di voi lo fossero – vi conosco – ma penso che ci abbiate lastricato l’inferno (ti rallegrerà, sei un sostenitore del luogo), convinti di sconfiggere Asor Rosa, o Barbara Spinelli. Wow. Se oggi il giustizialismo e l’ipocrisia albergano solidamente in una parte della sinistra, e non meno (anzi di più) di quanto ci stessero vent’anni fa, è grazie al vostro sottrarvi a combatterli con la credibilità di chi non stesse con i banditi e con l’aiuto dei banditi stessi. Indifferenti alla crescita di una classe dirigente cialtrona e inetta (che ve ne importava, mica erano di sinistra) al vostro fianco, per diciassette anni avete lavorato con successo alla sopravvivenza del peggio che c’era a sinistra e anzi alla sua crescita, diventandone complici, e intanto sostenendo – anzi, essendo “indulgenti” – la costruzione del peggio a destra. Se alcuni di voi lo hanno fatto per salvare la memoria di vecchi amici socialisti, non gli avete reso un bel servizio.
Oggi leggo che molti di voi si dicono “delusi”, o che scrivono severe critiche degli insuccessi di una maggioranza che hanno spesso difeso dagli attacchi da sinistra. Di Berlusconi potete dir male solo voi. È l’unico motore che vi ha spinto allora e che vi spinge ancora: il fastidio/disprezzo/paura per quelli a cui avete cambiato la definizione da “comunisti” a “radical chic” a “partito di Repubblica” o altri nomignoli ancora. Cambiava il mondo, intorno, e voi avreste potuto partecipare al cambiamento e dare una mano a fare entrare questo paese in un altro millennio. Invece ancora oggi nel tuo editoriale avverti del pericolo che si ripeta la fine del fascismo, e citi Togliatti, santi numi.
Questo penso io, con presunzione, lo so: non bisognerebbe mai pretendere di sapere cosa sta nella testa degli altri meglio degli altri, meno che mai di spiegarlo. E so che non ti piacerà, ma la mia risposta alla tua proposta di definizione storica del berlusconismo è questa: dimentichiamocelo, insieme all’antiberlusconismo. Costruiamo altro, liberiamocene occupandoci di prospettive migliori e indispensabili, e poi potremo parlarne serenamente, un giorno (quello fu lo sbaglio col fascismo, se lo vuoi sapere: voler fare i conti subito). Per questo do a te e agli altri amici miei “indulgenti” il tempo che volete per trovare una risposta alla mia ricostruzione. “Portarsi avanti”, come proponi tu, impone che invece ci facciamo delle domande subito, e ho l’impressione che siamo tutti piuttosto stanchi.
Concordo con la proposta di Luca. Dimentichiamo il berlusconismo e l’antiberlusconismo, costruiamo altro, occupiamoci di prospettive migliori (e noi, Luca in testa, sappiamo quali sono).
Però mi restano due dubbi.
1) Visto che ci sono altri pronti a prendere il loro posto, di Asor Rosa e di Barbara Spinelli cosa ne facciamo? A quale paese li mandiamo?
2)Se siamo già stanchi alla partenza, dove andiamo?
O siamo stanchi solo se dobbiamo farci delle domande subito?
Un paio di cose.
a) Quello che si continua a chiamare giustizialismo, facendo un favore immeritato a Berlusconi, nel resto del mondo si chiama giustizia. Sono bastati dieci o ventimila pounds di rimborsi indebiti per mandare in galera dei politici inglesi, o per farli dimettere. E uno degli uomini più potenti del mondo, DSK, sappiamo bene in quali acque navighi e perché.
b) Non esiste, non può esistere che una persona appena accorta, informata, intelligente, abbia mai potuto credere per un solo secondo al progetto di Berlusconi o alla fantomatica (e ammesso che sia quello che serve al Paese) rivoluzione liberale. L’uomo, le suo origini, i suoi metodi, il suo linguaggio, il ceto politico di cui si è circondato, ogni sua azione o parola, non hanno mai lasciato il minimo dubbio che fosse una truffa e una rivoluzione reazionaria, a dir poco. Se poi a certa gente, Ferrara incluso, questa ascesa di Berlusconi facesse comodo per denaro o per vanità o per abiezione, non si può chiamarlo crederci, ma al massimo specularci.
Caro Direttore,
immagino sia la conoscenza personale di Giuliano Ferrara a indurla a ritenerlo intellettualmente onesto e, per questo, meritevole di attenzione, almeno relativamente alla sua proposta che, però, mi permetto di giudicare quanto meno tardiva.
Sì, perché, non conoscendolo, mi attengo a ciò che ha scritto, fatto, detto e continua a scrivere, dire e fare, il che mi induce a ritenerlo affatto intellettualmente onesto.
Per quello che vale, ciò che a Ferrara lei rimprovera è proprio ciò che ha contribuito ad alimentare la contrapposizione che ho sempre sospettato cercata e procurata.
Come altri, Ferrara è stato ed è in ritardo. Lo è stato nel cavalcare il craxismo, padre del berlusconismo e del suo vate, ed è ora in ritardo nel cercare una scappatoia, possibilmente onorevole.
Non siamo nell’estate del 1943 né nella primavera del 1945, anche se la Storia, anche stavolta si ripeterà. La curva vichiana, però, non è un sinusoide perfetto, perché gli eventi, in qualche modo, cambiano comunque gli scenari e gli attori e gli esiti saranno diversi da quelli di settant’anni fa, ma non nella sostanza.
Ferrara è l’alfiere di quella generazione che inneggiava al cambiamento, anche attraverso soluzioni violente, ed è oggi alleata, ancorché in cerca di scampo, con gli stessi che la accusano di aver prodotto tutti i guasti dell’odierna società e che, magari, sono troppo giovani per sapere perfino di cosa parlano.
Cría cuervos y te sacarán los ojos
E’ molto bello, bravo.
Condivido tutto.
Io non conosco GF, ma l’idea che mi son fatto è che sia un edonista senza alcun intento etico/morale nei suoi interventi pubblici.
A lui importa solo di mostrare quanto è abile nell’arte oratoria. Non credo abbia altri interessi.
Non gli importa niente del berlusconismo, venderebbe la sua penna a chiunque gli pagasse uno stipendio di direttore di giornale.
Peccato che l’editoriale di Ferrara sia disponibile online solo per gli abbonati al Foglio, leggerlo aiuterebbe a capire meglio il dibattito.
“E non lo ha fottuto un uomo solo, ma quell’uomo con l’aiuto complice di molti altri, in buona fede o no”.
In breve, per usare le parole di Brizzi: autogolpe (autogoal + golpe).
Ma poi, che ha detto/scritto di così terribile Barbara Spinelli?
Wow.
Concordo al 100%
E’ scritto con la testa e molto con il cuore. G.F. è un compagno che ha sbagliato, forse, sicuramente, in buona fede e ora bisogna dirglielo con delicatezza e con rispetto perché è pur sempre l’Elefantino. Ma come si fa a dirlo con delicatezza se è stato un consigliere fedele di colui che ha contribuito a distruggere le fondamenta civili del nostro paese? E bisogna rimandare un’analisi del berlusconismo a quando ci sarà tempo? Forse si, ma solo perché l’alternativa sarebbe un prolungamento di questa palude asfissiante che ci è toccato attraversare in questi anni.
Di analisi del berlusconismo ne abbiamo fatte di pubbliche e di private a decine, in questi anni. La novità sarebbe di farne una “condivisa”, ma al momento mi sembra solo una provocazione, l’ennesima del signor Ferrara. Ha ragione Sofri, tiremm innanz.
Se è vero che i responsabili della rovina culturale e sociale in cui è caduto questo paese sono quella classe dirigente cialtrona e inetta formata dal peggio di sinistra e di destra, la cui miscelazione è stata resa possibile dalla figura di Berlusconi, allora non è possibile risollevare il paese attraverso una rimozione in stile amnistia (mi si perdoni il termine) di ciò che ha reso possibile quella miscela.
Puoi dimenticare berlusconi come via per risollevarsi, solo annullando completamente la tesi che hai esposto prima della proposta e cioè deresponsabilizzandolo, sganciando la sua figura dalla classe dirigente di cui sopra.
Perché lui può anche passare, ma quella classe dirigente ormai formata è quella con cui avrai a che fare il giorno dopo.
E se la tua tesi ha un senso (e ce l’ha) allora il giorno dopo avrai a che fare con Berlusconi tanto quanto il giorno prima, sotto forma di quella classe dirigente che non risolvi semplicemente dimenticandola.
Perché starà lì anche dopo di lui e sarà per di più smarrita e senza collante, quindi pronta a fare disastri pur di non prendersi una responsabilità che non sarà nemmeno giusto chiedere loro di prendersi, se la richiesta sarà accompagnata dalla comunicazione che tra tutti hai deciso di concedere l’oblio proprio all’unico che avrebbe invece dovuto prendersela per primo e a nome di tutti.
Così come si è preso i meriti.
Loro hanno salvato Berlusconi solo perché nel frattempo salvavano loro stessi.
Se tu oggi salvi lui, devi salvare anche loro.
Se salvi solo lui, si ribelleranno a te e non a lui.
Se condanni solo lui, sarà di nuovo Piazzale Loreto.
Questo paese non lo salvi dimenticando vent’anni o rimandando a chissà quando l’analisi degli stessi.
Perché questi vent’anni non finiscono con lui.
quoto quoto quoto. sono talmente d’accordo con ciò che scrivi che riesco perfino a mantenere nella mia testa, per 30 secondi, l’immagine di ferrara “in buona fede”. dal 31esimo secondo in poi sono parzialmente d’accordo con ciò che scrivi…
:-D
Post che mi ha dato molto da pensare. Io sono uno di quelli che a lungo ha aderito con entusiasmo all’idea della rivoluzione liberale di B., e che poi e’ passato da una dispiaciuta indulgenza a una totale mancanza di sopportazione verso il nostro vecchio D’annunzio brianzolo. Spesso ho condiviso in toto anche gli editoriali del Foglio…
Questo mio distacco da B. – completo da quando B. fece approvare la legge elettorale dei listoni bloccati, legge che la sinistra si guardo’ bene dal modificare – non e’ mai stato accompagnato da un avvicinamento a sinistra. Non per partito preso, ma proprio per i tipi di personaggi che citi in questo post, e per il tipo di giustizialismo becero, condito da maanchismo buonista alla veltroni.
Solo ora con Renzi sto veramente guardando con interesse alla sinistra.
Se passasse la tua proposta, di dimenticare, allora mi spiace, ma sarebbe una legittimazione di tutto il caravan serraglio di sinistra che non ha mai saputo concepire un’idea valida di alternativa nel corso di questi ultimi 20 anni. uccideresti la nuova sinistra in questo modo, dichiarando vincitore ai punti la vecchia classe dirigente “comunista”.
Ora: l’obiettivo sinistro puo’ anche non essere quello di convincere ex elettori berlusconiani come me, ci mancherebbe altro. Ed e’ legittimo: ma allora non potrete (e non potremmo, in Italia) liberarci mai da berlusconismo e antiberlusconismo.
Non so.
Bella prova, direttore (minuscolo, stavolta, come merita). Complimenti.
luca, meriti un abbraccio !!!!!!!
Io penso che Ferrara stia fibrillando di fronte alla caduta della sua fallace idea di cosa potesse essere il berlusconismo, più che di fronte al fallimento dei valori propulsivi del berlusconismo, se ve ne sono stati. Inutile frustare un cavallo che non lo era. Reality checkpoint.
Non credo proprio che la sinistra vorrà “dimenticare” con intelligenza per guardare oltre. La classe dirigente del Paese, che qualcuno si illude essere fatta/supportata di berluscones perchè sarebbe stato lui il catalizzatore, dimentica gli anni del Governo Prodi/d’Alema e di tante Regioni che continuano a fare pendolo democratico fra “il meglio e il peggio” della politica italiana, così come la immagina il pensiero forte dell’antiberlusconismo. Con tutti i suoi difetti, Berlusconi non ha aggiunto o tolto nulla al sistema Paese, ha provato alcune strade nuove e non solo ci ha rinunciato alla svelta ma ha cavalcato immediatamente i peggio umori che gli ritornavano da chi il Paese lo rappresenta davvero (quella rete di qualche centinaia di migliaia di “sottogovernatori locali”. In piccolo l’ha fatto Bassolino (per dirne uno), e come lui tanti Presidenti del Consiglio democristiani e non, del passato. I problemi sono gli stessi di prima, solo il margine per “compensarli” è quasi ridotto al lumicino e se la politica – tutta – non avrà il coraggio di spiegarlo agli italiani, altro che “devastazione Berlusconi”…
Io concodo soprattutto nel fatto che un “intellettuale” come Giuliano Ferrara (o chiunque altro) non può pretendere di sapere cosa c’è nella testa degli altri e, se ci si avvicina, lo fa con approssimazione o rifacendosi a ideolgie passate (o attriti personali con uomini del passato).
Quello che sbaglia la destra, ancora in queste ore, è definire l’altra parte genericamnte come “comunisti” o “dell’estrema sinistra”, pensando di rievocare demoni del passato che NON ESISTONO PIU’.
Ci sono anche idee, prospettive, uomini diversi dall’altra parte.
condivido assolutamente. bravo luca. le cose più lucide che abbia sentito su qt posizione di GF. senza contare k nessuno ha mai svelato con tanta chiarezza la doppiezza dissociativa del Foglio. prima -ricordate mesi fa?- parla di un 25 aprile prossimo per SB. parla di eccessi e di contegni inappropriati (Ruby e festini). poi elogia il vitalismo antibacchettone d B contro il moralismo “ipocrita” d sinistra. insomma basta con qt perversità intellettuale d elefantino!
“Un paese non sta (…) insieme sentendosi paese, credendo in alcune cose condivise, riconoscendo modelli e responsabilità. Costruendo leader e modelli credibili, e voi ne avete sostenuti di incredibili.”
E già, caro Luca.
E’ proprio così.
Grazie
Marzio
Direttore, a me non sembra che sia possibile superare un tale periodo storico in modo non traumatico senza una precisa analisi di cosa, chi e perchè.
Sono d’accordo con Rocca: il vero punto di partenza non è Berlusconi sceso in campo, ma Mani Pulite e la distruzione (senza analisi, senza farsi “delle domande subito”, perchè eravamo “tutti piuttosto stanchi”) di una intera classe dirigente che aveva governato per quasi quattro decenni.
Non facciamo lo stesso errore con il “berlusconismo-antiberlusconismo” altrimenti rischiamo di trovarci davanti alla terza svolta acritica della storia italiana recente (dopo il 25 luglio e Mani pulite) che non cambierà in meglio il Paese.
Le analisi in questo paese sono sempre scarse, siano esse da destra o da sinistra. Tanto per fare un esempio, non mi risulta che la sinistra abbia ancora riflettuto (almeno pubblicamente) sulla fine del comunismo, e sui profondi perchè di questa fine. Se lo avesse fatto, l’attuale sinistra non dovrebbe fare i conti con giovani (e sottolineo giovani), che agitano bandiere con falce e martello, che hanno la stessa attualità dei riti inizatori della massoneria, o delle bandiere con croce uncionata dei nazisti razzisti americani. Ma venendo al Berlusconismo, al questione è difficile, ma provo a risolverla così: la sinistra a tantissime colpe, e le sue colpe sono le principali cause del successo di Berlusconi. Gran parte di questo paese, alla faccia della “voglia di cambiamento”, non si fida della sinistra (vedi anche alla voce mancanza di autocritica), sia quella di Togliatti, o di Asor Rosa o di Bersani. E se non si fida e preferisce (ancora oggi!) votare Berlusconi bisognerà pure che un motivo ci sia. L’unico motivo fino ad oggi addotto dalla sinistra è che tutta questa gente era rincoglionita dalle televisioni. Mi pare poco, come analisi. Quanto a Berlusconi, si è trattato di un fenomeno degenerativo: le premesee era incoraggianti, e non mi vergogno di averci creduto, o meglio sperato. Lo sdoganamento di alcune parole chiave per noi liberali come “meno Stato, meno tasse, meritocrazia, più iniziativa ai privati” , bestemmie ed eresie per il governi del centro-sinsitra dagli anni 60 in poi, è stato uno dei grandi meriti di Berluisconi. Vedere uno che, nel 94, proponeva una fantastica riforma delle pensioni, sfidando tutti sindacati (ohh i sindacati….., una’ltra pecca della sinsitra…), mi riempì di entusiasmo. Mi dissi”beh questo è stato leetto, pensa di comnadare e fa q Purtroppo tocca oggi (ma non oggi, da mò, purtroppo) ammettere che la cosa non è accaduta, e quindi Berlusconi è, ai miei occhi, reo di aver promesso ciose non mantenute. E questo è il vero, unico, sano motivo per cui deve risultare elettoralmente sconfitto, per cui deve anadare a casa. Al dilà di tutte le Olgettine, D’Addario e Ruby. . Sul “berlusconismo” si dilungheranno poi i sociologi, ma è altra materia, mi pare.
Le analisi in questo paese sono sempre scarse, siano esse da destra o da sinistra. Tanto per fare un esempio, non mi risulta che la sinistra abbia ancora riflettuto (almeno pubblicamente) sulla fine del comunismo, e sui profondi perchè di questa fine. Se lo avesse fatto, l’attuale sinistra non dovrebbe fare i conti con giovani (e sottolineo giovani), che agitano bandiere con falce e martello, che hanno la stessa attualità dei riti inizatori della massoneria, o delle bandiere con croce uncionata dei nazisti razzisti americani. Ma venendo al Berlusconismo, al questione è difficile, ma provo a risolverla così: la sinistra a tantissime colpe, e le sue colpe sono le principali cause del successo di Berlusconi. Gran parte di questo paese, alla faccia della “voglia di cambiamento”, non si fida della sinistra (vedi anche alla voce mancanza di autocritica), sia quella di Togliatti, o di Asor Rosa o di Bersani. E se non si fida e preferisce (ancora oggi!) votare Berlusconi bisognerà pure che un motivo ci sia. L’unico motivo fino ad oggi addotto dalla sinistra è che tutta questa gente era rincoglionita dalle televisioni. Mi pare poco, come analisi. Quanto a Berlusconi, si è trattato di un fenomeno degenerativo: le premesee era incoraggianti, e non mi vergogno di averci creduto, o meglio sperato. Lo sdoganamento di alcune parole chiave per noi liberali come “meno Stato, meno tasse, meritocrazia, più iniziativa ai privati” , bestemmie ed eresie per il governi del centro-sinsitra dagli anni 60 in poi, è stato uno dei grandi meriti di Berluisconi. Vedere uno che, nel 94, proponeva una fantastica riforma delle pensioni, sfidando tutti sindacati (ohh i sindacati….., un’altra pecca della sinsitra…), mi riempì di entusiasmo. Mi dissi “beh questo è stato eletto, vuole comandare e fa quello che gli pare più urgente!” Una rivoluzione cacchio. Purtroppo, i suoi gli spararono nella schiena (la Lega, in particolare), e finì subito. Tocca oggi (ma non oggi, da mò, purtroppo) ammettere che la cosa non è accaduta, questa rivulizione liberale non c’è stata, e quindi Berlusconi è, ai miei occhi, reo di aver promesso cose non mantenute. E questo è il vero, unico, sano motivo per cui deve risultare elettoralmente sconfitto, per cui deve andare a casa. Al dilà di tutte le Olgettine, D’Addario e Ruby. . Sul “berlusconismo” si dilungheranno poi i sociologi, ma è altra materia, mi pare.
Luca, l’analisi è pregevole e utile ed è anche un invito per chi sta emergendo dall’oblio elettorale di questi lunghi anni a girare i cannoni subito dopo la vittoria e “sparare sul quartier generale” (mi si perdonino la citazione e i ricordi). Conosciamo benissimo i nostri difetti ed è santamente ora di eliminarli. Credo che il sano pragmatismo di Bersani (o ragazzi) e il sano attaccamento a un punto di vista etico sulla politica (il lavoro, i ceti più deboli) siano un punto di partenza magnifico.
Non posso credere a nessuna sinistra che non abbia un punto di vista etico su di sé e sulla società, fatto di quei valori che rendono la convivenza civile una convivenza ordinata e solidale con giustizia e equanimità.
I nostri difetti non vengono da un’etica di giustizia, ma da un moralismo suppostamente equivalente, che equivalente non è.
Ho apprezzato per lunghi tratti quello che scrivi, ma un dubbio, seppur marginale, resta circa l’affermazione “quello fu lo sbaglio col fascismo, se lo vuoi sapere: voler fare i conti subito”, affermazione che mi ha fatto un poco sobbalzare.
Non mi risulta che col fascismo vennero fatti grandi “conti” dato che un numero considerevole di personaggi a vario titolo compromessi col regime continuarono indisturbati a vivere, lavorare e commentare “si stava meglio quando si stava peggio” (nel migliore dei casi) davanti a qualunque evento appena fuori dall’ordinario. Tutta la storia repubblicana è segnata e percorsa da smanie neofasciste, a volte furbescamente nascoste dietro movimenti e istanze liberal-borghesi e a volte sfociante in tutta una tavolozza di digrignamenti dentali che vanno dal tintinnare di sciabole alle cariche della celere.
Magari si fossero fatti i conti sul serio. Forse avremmo avuto una storia più dignitosa.
Io non riesco a capire se ho avuto un approccio pregiudziale a Berlusconi (io non ho mai votato prima del ’94), pensando entrasse in politica solo ed esclusivamente per salvarsi le chiappe, o sono troppo ottimista oggi nei confronti della sinistra di oggi.
Condivido il Bersani-pensiero in toto.
Ammetto che ci sono questioni da risolvere con altri partiti del CSX (p. es. la politica estera e le missioni militari con SEL).
Più nel merito: dispiace leggere analisi e reazioni di chi, ancorché pentito, ha creduto in Berlusconi e nel Berlusconismo (sono fenomeni inscindibili, checché ne pensiate) fondate sulla mancata “rivoluzione liberale”. Non raccontiamoci balle: già nel ’94 non c’era bisogno di essere dei raffinatissimi analisti politici per capire dove volesse andare a parare il Cavaliere e quale accozzaglia di malaffare, cialtroneria e cesarismo si nascondesse sotto lo straccio laido e consunto del liberalismo di destra (di QUESTA destra tutta italiana: clerico-fascista, cenciosa e strapaesana). Era già tutto lì, davanti agli occhi, ma pur di non “consegnare il paese ai comunisti” (i comunisti, figurarsi) avete fatto finta di non vedere, come i borghesucci svenevoli e avvinazzati dei roaring twenties che pensavano di lasciar fare un po’ di piazza pulita a Hitler e Mussolini per poi licenziarli amabilmente a lavoro finito.
Non c’è mai stato un Berlusconi “buono” così come nelle sue proposte non c’è mai stato nemmeno un filo di buona fede o di attenzione per il bene comune, ecco perché riesce molto difficile pensare che qualcuno dotato di intelletto abbia potuto aderire a quel progetto con la coscienza pulita.
In un paese e in un’economia realmente liberali Berlusconi venderebbe accendini ai semafori. Basta non fare finta di non saperlo. Almeno questo.
D’accordissimo con Sombrero. E poi: “Dimentichiamoci il berlusconismo e l’antiberlusconismo”? Scherzi? L’antiberlusconismo è stata l’unica istanza politica dignitosa del decennio; casomai è stato troppo blando. Non dimentichiamo un bel niente, invece. Ricordiamoceli bene, tutt’e due.
Eh gi, Caro Sofri. Il problema è che se hai votato Berlusconi nel 94 o sei cretino o un malfattore. Noi, noi votanti Berlusconi avevamo la coscienza sporca. Come se uno sostenesse parimenti che chi votò Prodi nel 2006 era davvero un cretino nel vedere che quella accozzaglia di cenciosi barboni (sto mutuando il linguaggio dei puri, mi adatto) non avrebbe combinato una cippa, come puntualmente fu. Era un cretino chi non lo capiva, oppure aveva qualche losco affare con Mastella.
Ma ora si aprirà, a breve, un problema. Che ne facciamo, noi puri ed intelligenti, noi virtuosi laici, di questi cretini, di questi malfattori, di questo 30% di imbecilli con la coscienza sporca che abbiamo in Italia? Li rieduchiamo? O li facciamo fuori direttamente? Apriamo un dibbbbatttito?
Camillo propone di mettere da parte anche l’antiberlusconismo e non potrei essere più d’accordo. Chi ha bisogno dei sorrisetti maestrini di Travaglio o delle vene del collo di Di Pietro? Simul stabunt simul cadent.
Penso che le maniche di Bersani siano un punto di partenza praticabile perché si respira nel paese il bisogno di sentire che c’è qualcuno al volante in questa strada tutta curve e precipizi.
Prodi per la cronaca combinò molto, e bene, nei limiti di una maggioranza quasi inesistente della quale non aveva responsabilità lui, ma chi non lo aveva votato.
Lo sproloquio integrale di Ferrara si può leggere qui:
http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/pdf/rad3937B.tmp.pdf
Forse una prima analisi è possibile; si potrebbe cominciare ad elencare le riforme fatte ed i successi politici ed economici dei tre governi di B. ….cosa c’entra poi Togliatti? (ricordo che uno dei primi atti che fece come Ministro della Giustizia nel 1946 fu l’amnistia per reati comuni e politici)
Come si può dare credito al primo Berlusconi e dimenticare che uno come Previti era ministro, della Difesa e solo perché fu sventato il tentativo di farlo ministro della Giustizia!!! ma ministro fu e quello sarebbe stato l’inizio della rivoluzione liberale?
Certo, non si può dimenticare neppure il D’Alema che salvò Berlusconi dal conflitto di interessi e non si può dimenticare Bertinotti e la sua scelta scellerata di affondare il governo Prodi.
Nel ventennio berlusconiano la sinistra è diventata l’immagine caricaturale di se stessa necessaria a Berlusconi per dimostrare che non c’era alternativa, una sinistra brutta, stupida, settaria e divisa.
Oggi, quando i giovani si mobilitano per cambiare, quando a Napoli e Milano destra e sinistra classiche vengono sconfitte, quando il referendum dimostra che c’è una vera domanda di cambiamento si scopre che dai referendum la sinistra ancora una volta è stata lontana fino a 15 giorni fa, fino all’esito delle elezioni comunali e provinciali, si scopre cioè che questa sinistra non è ancora alternativa di nulla perché non crede nella gente, è slegata dai movimenti.
Il berlusconismo implode e c’è solo Bersani e sullo sfondo D’Alema e magari Veltroni.
Dio ce ne scampi, ma purtroppo è un deserto e la parte moderata di italiani che votava B e non lo vorrebbe votare più non ha ancora alternative.
Questo è il dramma italiano.
@Stefano Bonolini
E’ vero quello che dici (in parte).
Ricordo che del PD fanno anche parte:
Nicola Zingaretti, Pippo Civati, Matteo Renzi, Chiamparino, e numerosi prsidenti di regione (Emilia e Toscana in primis), che non mi sembrano tanto vecchi nella media e comunque (chi più, chi meno) amministratori decenti; sicuramente personalità autonome dalla vecchia nomenklatura.
Il precedente era per @Stefano Bonilli (scusa).
Vedi paoloascari: sì, sei stato un cretino o un delinquente. Ma sgombriamo il campo dagli equivoci: chi scrive, in passato, è stato entrambe le cose (anche in ambiti non strettamente politici) e non devo ricorrere a chissà quali scorte di coraggio per ammetterlo. Avevo più o meno 18 anni (più meno che più) e a quell’età essere un cretino è abbastanza lecito. Oltretutto non sono nemmeno di sinistra nel senso che non condivido affatto la visione del mondo tipica del progressismo catto-comunista; quindi non temere, non stai parlando né con San Francesco né con Stalin.
Tornando al cuore del problema, spiace (nuovamente) constatare l’atteggiamento da asilo infantile che utilizzi per tentare di confutarmi. Non è col tuo “Maestra, ma anche Giggino ha sputato dalla finestra!” che otterrai qualcosa. Prodi, pur con tutti i suoi evidenti limiti e difetti, messo a confronto con Berlusconi fa la figura del gigante sotto molti punti di vista, ma forse il problema più serio è che anche un confronto con l’amministratore del mio condominio sortirebbe il medesimo effetto. Parliamoci chiaramente: riporre le proprie speranze in un cantante da balera dotato di un italiano approssimativo che racconta barzellette sugli ebrei, offre ministeri in cambio di servizietti e fuori dai confini italiani ha l’autorevolezza di un pagliaccio del circo Orfei (mi fermo perché altrimenti stasera alle otto starei ancora scrivendo), se permetti lascia qualche dubbio sulla natura delle speranze stesse.
Non è questione di essere “puri”, nessuno lo è. La questione è che avete votato per il peggio del peggio del peggio sapendo cosa stavate facendo (a meno che non avessi anche tu diciott’anni, ma qualcosa mi dice che non è così) e ci si aspetterebbe un mea culpa un po’ più consistente della barzelletta sulla “rivoluzione liberale”. Poi ovviamente fai come ti pare, ci mancherebbe: nei limiti della legge ognuno ha il diritto di essere ciò che vuole, ma almeno non prendiamoci in giro.
Caro sombrero, nessun dubbio che tu sia stato cretino o delinquente. Ad occhio e croce direi più cretino, e sospetto che non dipenda dai 18 anni. Quanto al cantante da balera, potrei confrontarlo con il partecipante alle sedute spiritiche su via Gradoli, ma il macchiettismo non è il mio forte. Così, con gli onesti da una parte e quelli del peggio del peggio dall’altra, gli statisti contro i pagliacci, il tutto condito da questo patetico senso di superiorità morale, non si va da nessuna parte, ed io son proprio stufo di queste cagate. Ma me la son cercata.
Ma a me poi è passata, caro paoloascari.
E che te la sei cercata è poco ma sicuro: non si può buttarla in caciara tentando di far passare il concetto che tutto è uguale a tutto e tutto fa schifo allo stesso modo e non si può scrivere che il progetto di Berlusconi, o quello che tu credevi fosse il suo progetto, è fallito perché “i suoi gli spararono nella schiena” perché uno legge e pensa che a te, invece, non sia passata affatto.
Io posso aver scelto qualcosa che, su una ipotetica scala da 0 a 10, fa schifo 9, ma tu la stessa scala l’hai dovuta ritarare e farla arrivare a 14. E la difendi pure. Complimenti.
Io senza nessuna ipocrisia definirei il berlusconismo come “la fabbrica dei sogni”. A partire dal contratto stipulato con gli italiani è stato tutto un susseguirsi di false promesse che si sapeva benissimo di non poter onorare, ma tantè basta promettere (Cetto Laqualunque insegna). Dopo anni e anni di false promesse non mantenute gli italiani sono stanchi delle solite bugie e promesse varie e guardano al nuovo. Un nuovo che al momento non è ben delineato ma che si spera arrivi in fretta. Nel frattempo dobbiamo continuare ad ascoltare gli attacchi alla magistratura, colpevole di fare solo il proprio dovere, alla solita lista dei proscritti cioè di tutto quelli che si permettono di criticare il sovrano. Mentre aspettiamo tempi migliori l’Italia ci crolla addosso ed il nostro premier non trova nient’altro di meglio da fare che continuare il suo bunga bunga cambiando villa. Caro Ferrara e caro Bossi non è che il premier abbia perso lo smalto dei giorni migliori ma la soluzione è piu’ semplice: è il cittadino non gli crede più.Lo sappiamo che non si toglierà di sua iniziativa di torno altrimenti rischia di essere condannato, ma un suo passo indietro farebbe tanto bene all’Italia.
Caro Luca, condivido al 99%. Aggiungerei solo un paio di osservazioni molto personali.
Mi è spiaciuto vedere l’intelligenza, la cultura (anche quella parte fortemente stalinista, da non sottovalutare), la capacità di scrivere di Giuliano al servizio di SB. Uno spreco -uso un eufemismo- che fa il paio con tanti alleati “inconsapevoli” di SB da sinistra (o cosiddetta tale). Dal momento che credo fortemente nel valore della memoria (che poi è la storia), ha ragione Stefano a ricordare i primi passi di SB premier, quando nel suo governo -a fianco di Giuliano Ferrara- c’era anche tale Previti. Ma soprattutto vale la pena di ricordare (cosa che molti non fanno) che alla vigilia della fatidica “discesa in campo”, nel 1994, l’esposizione bancaria della Fininvest si avvicinava a 8000 miliardi di vecchie lire (lo aveva ricordato anche Vittorio Feltri su L’Europeo, pochi anni prima). Esposizione rapidamente estinta, nonostante la breve durata del primo governo Berlusconi, grazie a quell’Umberto Bossi che allora dava del “fascista” a Berlusconi (in campagna elettorale: accusa magicamente scomparsa con l’accordo per il governo e la Presidenza della Camera alla Pivetti).Mi fanno sorridere quelli che, ieri come oggi,parlavano di “rivoluzione liberale”: sì, con quei “poteri forti” (le banche!) che da anni sono il bersaglio di SB. Ma che allora gli risolsero tanti problemi.
Una delle questioni (oltre a quelle lucidamente da te esposte) oggi per me sensibili è il dispiacere di aver assistito a tanto spreco di intelligenze, a destra come a sinistra, con l’abbandono del “fare” (a sinistra soprattutto) e il trionfo del “comunicare”.
Non mi interessa perdere del tempo nel valutare l’onestà intellettuale di tanti subitanei e adoranti dipendenti dell’ “amor nostro”. Credo sia stato politicamente più grave lo straordinario aiuto che il centrosinistra,per scarsa lucidità strategica, ha dato a SB. Mi riferisco in particolare a un problema che continua ad essere sottovalutato.
Quando il centrosinistra è andato al governo nessuno (Prodi, D’Alema, Rutelli, Veltroni, ecc. ecc.) si è posto il problema di provare a fare una riforma della televisione pubblica, bloccando l’omologazione della Rai, servizio pubblico, ai format imperanti a Mediaset (perlomeno da quello cult di Drive In, poi sempre più involgarito fino agli scempi odierni). Il centrosinistra si è accontentato di portare avanti la lottizzazione di direttori, corrispondenti, giornalisti all’interno della Rai. E la cultura di massa in buona parte è stata quantomeno condizionata dalle sempre più indistinguibili reti Rai e Mediaset (salvo alcune eccezioni, e in Rai non considero tale quella di santoro: economicamente produttiva ma orientata solo a chi era ed è già convinto, non a convincere) .Un grande aiuto del centro sinistra -non solo culturale e politico: anche, eccome, economico!-a SB.
Il vento forse sta cambiando, ma se non c’è un pò di recupero di quella merce poco remunerativa che va sotto il nome di onestà intellettuale temo sia poco interessante seguire le acrobazie per dire che l’ “amor nostro”in fondo non era così male, che magari potrebbe essere recuperato. Perchè i veri colpevoli sono gli altri, i comunisti. Anche chi comunista non è mai stato.
Caro sombrero ho imparato a conoscerli quella tipologia di italiani, si somigliano tutti ed è una conferma della democrazia della cultura (al ribasso, siamo intesi) che non fa differenze tra nord e sud, rossi e gialli, uomini e donne. Che non sono capaci di un’autocritica (o critica) neanche di fronte all’indifendibile, secondo “naturali” criteri di decenza intellettuale come per esempio raccontare il palesemente falso (così, tanto per esemplificare: Ruby per loro è ancora la nipote di Mubarak): tifosi, ecco. Che dileggiano le lenzuolate di Bersani che sono, niente di più niente di meno, che (piccole, per carità)operazioni di liberalizzazione di alcuni settori economici; che non la piantano mai con ‘sta nenia della “superiorità morale” della sinistra, invece che far vedere al mondo intero quale cultura invece è stata tenuta nascosta, da D’Alessio allo stesso bava-alla-bocca-Ferrara (ah, quanto mi piaceva quel Ferrara giornalista Off politica ad 8 e 1/2! ). Che vogliono mettere in carcere per uno spinello, che i gay sono inadatti ad insegnare e comunque da schernire in ogni occasione,quelli del reato di clandestinità che è una macchia di vergogna che ci porteremo appresso per tanto tempo ancora, dello stato invadente che nega a tutti il diritto ad una morte dolce (da Eliana Englaro in poi); e poi i falsi scoop come strategia politica (ultima la Moratti) e le sgualdrinelle consiglieri regionali…E questi non sono parole ma fatti.
I partiti vogliono solo il potere e per questo stringono alleanze di qualunque specie, anche le piu’ innaturali. Poiche’ il nostro voto e’ asservito a questo fine (e noi (in)coscienti lo accettiamo) avente come ideale
al massimo l’odio per l’avversario e non le idealita’ civili e politiche (per le quali occorrerebbe un partito ben strutturato con personale competente) chi raggiunge il potere poi ci ripaga per quello che meritiamo.
— Occorre delineare chiaramente una nuova ingegneria politica:
1) La disorganizzazione che regna sovrana nel Paese e’ la causa e l’effetto insieme di quella che regna da anni e anni nei nostri governi.
2) Le trattative da suk arabo tra forze politiche eterogenee hanno condotto ad emanare leggi che sono gomitoli ripugnanti, come ognuno puo’ constatare.
3) L’attuale sistema elettorale maggioritario e proporzionale miscela in modo innaturale e solo per fini di potere (anche minimo) forze politiche che hanno poca o nessuna affinita’. Perche’ se una persona in coscienza vuole votare per il partito X deve poi trovarselo mischiato coi partiti Y e Z?
La passione civile e politica che ha portato nella storia anche recente i nostri nonni e padri ad impegnarsi per gli ideali espressi nei singoli partiti non potra’ mai sorgere e rivelarsi di nuovo per partiti che sono solo taxi multi-clienti per il potere.
4) gruppi di persone serie si impegnerebbero in politica se le loro competenze, esperienze, ideali avessero un futuro solido e valido in ambito governativo/partitico ma ne rifiutano anche solo l’idea visto quale nullita’ di struttura e di significato hanno oggi i partiti ammassati tra loro per fare numero.
5) La soluzione alla nostra crisi politica e’ che si crei un sistema elettorale (simile all’uninominale secco) in modo che il primo partito (e NON l’alleanza di partiti) con piu’ voti governi DA SOLO, fatti salvi ovviamente i soliti principi democratici e parlamentari rappresentativi anche degli altri partiti.
non so se il beerlusconismo è finito, bisogna stare attenti ai colpi di coda e al vuoti che ci sarà, ieri ad esempio sono rimasto piuttosto scosso dopo essere stato presente alla festa del Sì alla bocca della verità, a roma.
qui ho scritto un pezzo sulla piazza, di cui nessuno ha parlato, e che non promette affatto bene..
http://ilcriticodellavita.blogspot.com/
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Dobbiamo smetterla di dimenticare. Se avessimo prestato la dovuta attenzione al “piano di rinascita” di Licio Gelli, se non avessimo scordato quanto subdolamente raffinati fossero gli ideali e gli obiettivi della “rivoluzione liberale” piduista probabilmente oggi avremmo qualche arma in più per combattere in favore di una rinascita sociale e culturale. Ci vorranno tempi lunghi, certo, ma la luce in fondo al tunnel sarà in grado di accelerare il cammino se ricorderemo gli sbagli e chi ha sbagliato diffidandone sempre. Si perdoni chi sbaglia ma non lo si dimentichi.
Gentile Luca,
ho letto con interesse l’articolo di Ferrara, la sua risposta e la chiosa di Christian Rocca.
Mi pare ci sia un qui pro quo di fondo.
Se avrà la pazienza di leggermi, le segnalo la mia provocatoria ma sincera risposta alle sue parole, apparsa ieri su Cato Maior, il mio blog.
http://cato-maior.blogspot.com/2011/06/la-rovina-ditalia-la-sinistra.html
Cordiali saluti,
Marino Poerio
Votare non è pazziare. Si deve ricondurre gli italiani a capire che cosa è la democrazia: non è il 50 per cento + 1 dei voti. E’ invece la possibilità di votare un partito tra una scelta di piu’ partiti sapendo che tutti hanno a priori la stessa possibilità di vincere e quindi alla fine vince il solo partito piu’ votato che è legittimato a governare da solo.
Caro Luca, come Francesco lassù concordo al 100%.
Ad alcuni commentatori: Sofri non ha fatto la proposta di dimenticarsi tutto, ma semplicemente di mettere tutto da parte per andare oltre ed analizzare la questione a bocce ferme tra un po’ di tempo. Non solo è utile, bisogna farlo in fretta. Perchè il paese ha bisogno come il pane di andare oltre.