Notizie che lo erano

Rimango sul tema di come si sviluppano le notizie in Italia, che mi incuriosisce sempre ma mi sembra particolarmente interessante in relazione alla vicenda Bisignani. Intanto vi chiederei a quando facciate risalire le prime notizie sull’inchiesta di cui si parla, sugli interrogatori di Bisignani e dei politici, sulle accuse a Bisignani e Papa di gestire una rete di informazioni e pressioni e un’organizzazione criminale. Chi è stato attento, ma secondo me pochi, ricorderà che tutto quello che si ipotizza oggi in termini penali era stato già spiegato tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo quando su quegli interrogatori avevano scritto i giornali, riferendone anche i contenuti.

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Per non parlare di quello che ne scriveva – un po’ grossolanamente, ma dell’inchiesta si parlava già – Gianni Barbacetto un anno fa. E insomma, dell’inchiesta si sa e alcuni – il Fatto e il Corriere, soprattutto – scrivono da alcuni mesi. E dal punto di vista dell’accusa e dei rilievi penali, si sapeva anche già praticamente tutto. Quello che è successo in questi giorni è l’arresto di Bisignani e la successiva diffusione dei documenti dell’indagine, intercettazioni e interrogatori: che hanno trasformato quei pochi articoli in pagine interne nel diluvio di carta a cui stiamo assistendo.
Tutto questo cosa ci racconta, sotto il profilo dei meccanismi giornalistici? Che il ruolo di Bisignani, le sue relazioni, il suo potere, il suo traffichismo, erano cosa nota e proverbiale e ripetutamente citata nei retroscena politici, da anni. Però genericamente, en passant, mai un’inchiesta vera, mai un avvicinarsi a ipotizzare quella organizzazione criminale di straordinaria estensione e dettagliate manovre che oggi è sostenuta dai pm napoletani e avallata da parte della stampa. Poi dell’inchiesta si è cominciato a sapere, e qualcuno – pochi – hanno cominciato a darne conto, ma ancora con praticamente nessun lavoro giornalistico accessorio, salvo un po’ il Fatto anche se con ricostruzioni e scenari più che con fatti concreti. E quindi si sapeva che dei giudici napoletani ipotizzavano un’organizzazione criminale legata alla presidenza del Consiglio per cui erano stati interrogati ministri e dirigenti delle istituzioni, eppure la notizia era marginalissima e nessuno si è speso a capire cosa ci fosse di sostanzioso.
Fino a che sono arrivate le intercettazioni, la materia di cui sono fatti i sogni. E la storia, che esisteva già praticamente tal quale è oggi, è diventata la bomba di questi giorni. In cui ci stiamo tutti appassionando alle mediocrità umane dei coinvolti, alle loro piccinerie, agli intrighetti per mantenere il potere, ai capricci, ma ancora di lavoro di indagine giudiziaria o giornalistica si vede poco. Una raccolta di informazioni, una ricerca di storie, interviste a qualcuno: tutto è solo in quei virgolettati, spesso parziali, ingannevoli, “telefonici”.
Altre esperienze su cui costruire il nostro orientamento nell’informazione del presente e del futuro.

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10 commenti su “Notizie che lo erano

  1. vietatocosare

    Luca,

    considerando che da ormai più di un anno sei direttore di una testata giornalistica, credo che ti si possa cominciare a chiedere di più della semplice annotazione dei vizi giornalistici. Come pensi che il Post abbia contribuito e possa contribuire alla “raccolta di informazione, la ricerca di storie, le interviste a qualcuno”, che non sia solo il bigino, pur meritevole, di quel che si legge in giro?

  2. enricopaduano

    che ne pensi dei rapporti di bisignani con tanti direttori di giornali, da D’Agostino, nell’occhio del ciclone, fino ad arrivare a De Bortoli e Madron?

  3. braccale

    E’la seconda legge della termodinamica.
    Inesorabile, è lei a fregarci: l’entropia non diminuisce mai, ci avilupperà ferigna ed iniqua. Possiamo solo sperare di mettere un po’ di ordine localmente, temporaneamente e a costo di grande fatica.
    Chiudiamoci quindi nel nostro particolare, nei nostri affetti e dissimuliamo onestamente, ammoniva già il Guicciardini, pur senza aver potuto vedere un reality show.

  4. Piccola Dorrit

    Una scena si delinea – che i fatti dovranno avvalorare – di un potere che più che fare riferimento ad un capo nascosto – come da dietrologia classica – è una rete diffusa di relazioni con delle centrali, o gangli di controllo, nella quale gli impulsi che la animano sono esclusivamente quelli degli interessi personali.

    http://piccoladorrit.blogspot.com

  5. Luca

    “Vietatocosare”, se guardassi il Post non avresti bisogno di risposta. La “annotazione di vizi giornalistici” non vi ha praticamente nessuno spazio. Qui, siccome il tema mi interessa, continuo a studiarlo e a discuterne pensando che la condivisione dei suoi meccanismi sia utile per averci a che fare. Quanto alla tua domanda, è come chiedere a un portiere “come pensi di poter contribuire ai risultati della tua squadra se non parando i tiri degli avversari?”.

  6. vietatocosare

    Luca,

    scusa se mi sono espresso male: leggo il Post tutti i giorni, lo apprezzo molto e credo ce ne vorrebbero altri. Fosse per me, prenderei la redazione e le darei in mano una testata istituzionale, perchè avvicinerebbe l’Italia a quel grande Paese di cui parli.
    Intendevo dire che non ho visto sul Post approfondimenti sulle notizie che avevano cominciato a riportare Il Fatto e il Corriere, così come non li ho visti sugli altri giornali, finchè non si sono trovati la pappa pronta delle intercettazioni.
    E’ ovvio che il confronto fra le risorse del Post e quelle dei quotidiani nazionali è ingeneroso, e la mia domanda puntava appunto a quello: come coniughi in questi casi la necessità di fare giornalismo di approfondimento con le risorse limitate della tua redazione, sapendo che chi ha i guantoni più grossi non para finchè non trova un attaccante che gli dice dove andrà a tirare?

    P.S. Ovviamente riguardo all'”annotazione di vizi giornalistici” mi riferivo al tuo blog, ma siccome sei lo stesso Luca Sofri che dirige un giornale ho pensato di farti una domanda da direttore.

  7. Luca

    “la necessità di fare giornalismo di approfondimento” è una necessità di cui non si può e non si vuole fare carico il Post, così come molte altre necessità. Non solo per limitatezza di risorse, ma anche per impostazione di progetto editoriale: alla base delle priorità del Post ‘è l’idea che ci siano accessibili e selezionabili ottimi e interessanti contenuti giornalistici – di approfondimento o di attualità, chiamali come vuoi – in cerca di un luogo si aggregazione e spiegazione. Non chiedere al deejay di incidere i dischi.

  8. vietatocosare

    Ok, grazie.

    Pensavo iniziaste ad avere anche quell’ambizione con alcuni articoli originali un pò corposi, ma capisco che avranno un ruolo marginale.

    Grazie per la spiegazione.

  9. unespressoprego

    Ho l’impressione che ci siano dei “criteri” che rendono una notizia pubblicabile o non-pubblicabile, e degli altri che ti fanno decidere quando pubblicarla e che rilievo darle. Criteri giornalistici, non di opportunità politica – voglio credere. Non escluderei che alcuni giornali non siano partiti in tromba col caso Bisignani sin dall’inizio proprio perché non avevano abbastanza “roba calda” in mano e non volevano bruciarsi la notizia. Ma sono solo supposizioni.

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