C’è quell’ultimo verso di Abbey Road che dice “And in the end the love you take is equal to the love you make”. In realtà non è proprio l’ultimo, perché in sala di registrazione si mescolarono le cose e i 23 secondi di “Her majesty” andarono poi a chiudere il disco. Ma “The end” resta una specie di conclusione a cominciare dal titolo, e quel verso è molto McCartney, anche nell’inversione retorica: “Alla fine l’amore che ricevi è uguale all’amore che dai”.
McCartney ha annunciato un altro matrimonio, nei giorni scorsi. Ci sono cose che non si concludono mai. Negli stessi giorni la rete televisiva americana HBO ha fatto sapere che per il decimo anniversario della strage delle Torri Gemelle uscirà il documentario “The love we make”. Ci sono cose che non si concludono mai. La mattina dell’11 settembre 2001 McCartney stava lasciando l’aeroporto JFK di New York quando i voli furono bloccati a causa degli attentati. Tornò in città, seguì quello che accadeva, e organizzò il “Concert for New York City” dedicato alla città alla fine di ottobre. “The love we make” racconta quei giorni in bianco e nero, seguendo McCartney in città e nella preparazione del concerto. Il regista è Albert Maysles, già celebrato autore di molti documentari tra i quali quello dello sbarco americano dei Beatles nel 1964. Ci sono cose che non si concludono mai.
And in the end
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Quando Harrison fece il concerto per il Bangladesh, un giornalista gli chiese con quali motivazioni l’aveva fatto. – Me l’ha chiesto un amico- rispose. Conclusivo.
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