Le primarie sono una pezza

Se partiamo dall’idea – è un “se” non retorico: c’è chi non ne parte per niente – che la democrazia rappresentativa sia più equilibrata ed efficace della democrazia diretta, e che la nostra Costituzione faccia bene a prevederla, è perché è un sistema che implica la delega a persone che abbiano speciali competenze, qualità e capacità, scelte dal popolo. E che questo limiti i rischi dovuti al fatto che se le decisioni fossero affidate sistematicamente al vaglio della volontà popolare probabilmente non verrebbero prese con la sufficiente dose di informazioni e valutazioni necessaria a farle essere delle buone decisioni. Noi scegliamo chi sia bravo, e gli diciamo fai tu: salvo tenerti d’occhio e avere degli strumenti straordinari per intervenire eventualmente.

Al tempo stesso gli “eletti” devono essere messi nelle condizioni di fare ciò che la loro qualità ed eccezionalità per quel ruolo gli dice essere giusto e sensato, senza il ricatto o l’intralcio di contestazioni e opposizioni sistematiche e potenzialmente non sufficiente informate: devono persino essere liberi di prendere “decisioni impopolari”. Dimostrano e convincono di saper fare le cose che dovranno fare, e dopo noi gli consentiamo di farle.

Questo meccanismo in Italia è andato molto in crisi, per colpa di due fattori aggrovigliati e che si esaltano a vicenda: la nostra democrazia non è sufficiente informata, e negli ultimi vent’anni si è sviluppata su temi e comunicazioni sempre più superficiali e demagogici che sono andati di pari passo con un crescente impoverimento culturale della nostra società. Siamo ignoranti, siamo egoisti, quindi facciamo scelte stupide (convinti di saperla lunga, per giunta).
Secondo fattore: le nostre classi dirigenti hanno via via perso quei tratti di straordinarietà e qualità che avrebbero dovuto avere, un po’ per colpa nostra e un po’ per colpa loro. Quelli che sapevano fare un po’ di cose li abbiamo beccati che però tiravano anche a fregarci, e non ci siamo fidati più e ci siamo buttati su rappresentanti che ci sembrassero più simili a noi, cioè più mediocri. La politica è diventata terreno dei mediocri, quelli bravi sono andati a fare altro, o abbiamo smesso di votarli, per diffidenza (chi vi credete di essere?).

L’ho fatta un po’ lunga, per dire una cosa sulla vituperata legge elettorale e sul blocco delle preferenze: una cosa ovvia, ho capito poi, ma che mi ha fatto realizzare per la prima volta Ivan Scalfarotto due settimane fa, accennandola in un dibattito. Ed è che in un paese democratico e normale, in cui la coscienza civile e politica dei cittadini sia soddisfacente ma anche “normale”, con i limiti e le incompetenze medie, con le suggestioni umane ed emotive che abbiamo tutti, anche quelli di noi che pensano di agire sempre razionalmente, insomma in un paese così, le preferenze bloccate e affidate ai partiti sarebbero un’opportunità eccellente e proficua per costruire una classe dirigente all’altezza: uno strumento di compromesso che mette d’accordo i principi democratici e la libertà di scelta di tutti con l’idea che scelte importanti siano da affidare o far filtrare da persone competenti. Partiti di gente seria e attenta al bene comune compilerebbero con nomi affidabili e di qualità le liste, con la lungimiranza di chi vuole affidare il futuro del paese (e del partito) a teste fertili e ammortizzando la naturale inclinazione di noi elettori a inserire delle componenti di superficialità e irrazionalità nelle nostre scelte. La maggior parte di noi non conosce esattamente tutto dei candidati, non ha motivi approfonditi e lucidi per estrarne dal cappello uno o più d’uno, non ha gli strumenti per fidarsi, e molti di noi votano chi vedono in tv, o con criteri del genere.

Voi direte: non c’è bisogno delle liste bloccate, basta rimettere le preferenze, comunque la scelta a monte è fatta dai partiti. E avete un po’ ragione, anche se i traffici di preferenze spesso superano anche le buone volontà dei partiti. Ma avreste ragione, forse. Quello che però è invece successo è che i partiti italiani questo potere di scelta a monte lo hanno usato malissimo, gettandolo via e perdendo completamente credibilità come filtro autorevole di competenze e capacità. Degli altri non ho bisogno nemmeno di parlare, ma persino il PD ha messo in lista alle ultime elezioni una quantità sensazionale di candidati palesemente non all’altezza (uso una generica formula eufemistica), da quelli che poi se ne sono andati, a quelli che sono stati indagati, a quelli che hanno fatto partiti loro, a quelli che erano parenti e basta, a quelli che erano trafficoni di preferenze, a quelli che – persone rispettabili – si sono semplicemente rivelati inutili a tempi difficili (non è che anche la parte benintenzionata di questa opposizione, per quanto debole nei numeri, si sia poi distinta per qualità dell’iniziativa). Ed è questo che ha generato il successo della strada delle primarie presso molti elettori di sinistra: l’evidente inadeguatezza delle leadership del PD a un regalo prezioso ricevuto, tra gli altri. Quello della costruzione e ricostruzione delle classi dirigenti successive. Quelli che ancora storcono il naso davanti alle primarie e dicono che poi si rischia che la gente voti il primo che passa, sappiano che hanno ragione, il rischio c’è: ma non sarà né il primo che passa, né il secondo, né il terzo, né il quarto. Quelli li hanno candidati loro all’ultimo giro.

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28 commenti su “Le primarie sono una pezza

  1. Francesco

    Sono incredibilmente d’accordo su tutto, analisi e conclusioni.
    Salvo forse sulla possibile bontà delle liste bloccate: credo che gli elettori dovrebbero comunque avere un modo per bocciare (più che per premiare) il singolo candidato (o la singola corrente), sia come strumento straordinario per intervenire che come indicazione di rotta al partito stesso. Ma sono proprio dettagli.
    Vorrei aggiungere che il problema delle liste bloccate è nato già col “mattarellum” (che con l’uninominale a turno unico costringeva la maggior parte degli elettori a votare esattamente un candidato a loro sgradito, ma espressione di un partito “alleato” a quello che avrebbero voluto sostenere) e non è affatto una novità recente (e quasi da subito il nuovo potere di scelta senza controllo da parte dei partiti è stato usato malissimo, con i collegi “sicuri” usati come merce di scambio).

  2. splarz

    quelli che negano la premessa lo fanno perchè si rendono conto che affidarsi a questa classe dirigente per la scelta della prossima classe dirigente è un suicidio.
    nel paese dei balocchi non ci sarebbe neanche bisogno di governo e opposizione: tutti insieme si decidono i provvedimenti migliori di volta in volta.
    realtà: siamo un paese in mano alle mafie, abbiamo passato vent’anni con quello lì, il principale partito d’opposizione candida impresentabili e per anni c’è stato detto che almeno era il meno peggio.
    non voglio votare il meno peggio a vita e rimboccarsi le maniche di fronte a questi cialtroni significa fare da sè, purtroppo.
    alternative?

  3. Luca

    chi mi dice che tu sia meno cialtrone di loro? Il punto è questo: se la distinzione cialtroni-non cialtroni si fa semplicemente tra i politici di professione e i cittadini, è ovvio che appena un cittadino fa lui diventa cialtrone a sua volta. Che può anche darsi, ma la strada mi pare quindi perdente.

  4. odus

    Questo meccanismo in Italia è andato molto in crisi, per colpa di due fattori aggrovigliati e che si esaltano a vicenda: la nostra democrazia non è sufficiente informata, e negli ultimi vent’anni si è sviluppata su temi e comunicazioni sempre più superficiali e demagogici che sono andati di pari passo con un crescente impoverimento culturale della nostra società. Siamo ignoranti, siamo egoisti, quindi facciamo scelte stupide (convinti di saperla lunga, per giunta).
    Secondo fattore: le nostre classi dirigenti hanno via via perso quei tratti di straordinarietà e qualità che avrebbero dovuto avere, un po’ per colpa nostra e un po’ per colpa loro.

    Se negli ultimi vent’anni le cose sono peggiorate per un impoverimento culturale (sintetizzo), vul dire che nei quaranta precedenti le cose andavano meglio. Non a caso la nostra Costituzione è stata scritta 64 anni fa.
    Ora, chi ha votato e governato nei primi quaranta anni (1945-1993) aveva evidentemente una cultura migliore che negli ultimi venti anni (1994-2011).
    Perché? Perché quelli del primo quarantennio si erano acculturati nel ventennio fascista e perché quelli degli ultimi venti anni si sono acculturati nel periodo del consociativismo DC PCI.
    Per cui, per i prossimi venti o quaranta anni in cui si avrà a che fare con gli acculturati di oggi a pane e web, si salvi chi può.

  5. giorgiocanali

    Condivido la conclusione/titolo, ma epliciterei il corollario “insomma, non ci resta altro che le primarie”. Per una ragione: l’idea di una politica che faccia da “filtro sapiente”, è, appunto, ideale; nn siamo negli anni 50 dove le personalità eminenti erano preti e dottori. Siamo società informata -qui ti contesto- nn meno dei nostri rappresentanti (tutti apriamo + volte al giorno corriere.it). Il punto è che informazione non e’ ancora conoscenza, e quest’ultima non è solamente un filtro . Infatti i campioni della democrazia diretta, idv e grillini per dire, sono iperinformati. Informati e basta, forse.

  6. Pingback: Freddy Nietzsche » Io è con noi

  7. Luca

    giorgiocanali, “tutti apriamo + volte al giorno corriere.it”: ammesso che serva a costruire scelte informate, secondo te su 60 milioni quanti?

  8. Francesco

    A me pare che se non siamo una monarchia famigliare (o paternalistica), l’unica risorsa siamo “we, the people” e, se questi 60 milioni non si mettono in testa che spetta a loro fare scelte (e capire e informarsi, di conseguenza), perché alla guida ci sono loro e non ci sono genitori da aspettare (o di cui lamentarsi), non c’è forma di governo o legge elettorale che possa risolvere tutto.

  9. rodo

    il partito dell’Educazione Civica
    Chi è stato il colpevole?
    Chi quarant’anni fa ha privato noi cinquantenni, odierna classe dirigente, dell’abecedario del vivere civile?
    Chi ha fatto comperare ai nostri genitori quei fondamentali libri che insegnavano i principi della Costituzione e del vivere insieme, senza obbligare noi, allora adolescenti, ad impararli a memoria, intonsi fino alla fine dell’anno scolastico?
    Perchè non ripartiamo da lì, rendendo l’Educazione Civica materia scolastica imprescindibile?
    Perchè non creiamo un traghettante Partito Trasversale dell’Educazione Civica, formato solo da chi si rende conto che prima degli interessi particolari è obbligatorio far conoscere a tutti le regole comuni da rispettare?

  10. atlantropa

    So che non è una tesi centrale del ragionamento, però tu dici:

    Noi scegliamo chi sia bravo, e gli diciamo fai tu: salvo tenerti d’occhio e avere degli strumenti straordinari per intervenire eventualmente.

    Quali strumenti?
    In che modo noi popolo potremmo – ovviamente nel rispetto delle leggi – cacciare un parlamento liberamente eletto?
    Perchè insomma una delle cose da capire in un’analisi costi-benefici dovrebbe essere il valore della posta in gioco.

  11. unespressoprego

    Premesso che “il migliore di mondi possibili” non esiste per definizione, io direi un paio di cose:
    1. Non è che la vita politica italiana fosse proprio tutta intelligenza, cultura e partecipazione tra il 1946 e il 1993. Ci furono due tentativi di golpe di destra, gli anni di piombo, la P2, le stragi di mafia. Senza contare le connivenze tra stato e mafia, il sottosviluppo del sud, il Sismi/Sisde, il PCI che non governava per legge non scritta e il griogiore tetro dei partiti.
    2. Non capisco come le primarie possano essere considerate una supplenza al ruolo dei partiti come “filtro di élites”. Né come siano una sconfitta per la democrazia rappresentativa. Al contrario mi sembrano un modo vitale per ricucire lo strappo tra partiti e paese reale che è causa prima di populismo e qualunquismo. Credo che nel mondo reale per aumentare la consapevolezza civica di un popolo ci voglia partecipazione, non chiusura elitista o elitaria, per quanto buone le élites siano.

  12. ro55ma

    D’accordo su quasi tutta la linea. Mi pare solo più realistica la ricostruzione dei primi quarant’anni fatta da @unespressoprego. Su tutta questa voglia che avrebbe il popolo di partecipare e sostituirsi al ruolo dei partiti invece credo proprio che in parecchi confondino realtà ed auspicato, anche ammesso che come auspicio sia positivo. Personalmente trovo che manchi al Paese una regola “stupidissima” come quella di essere abituati a rendere conto di quello che si è combinato rispetto al dichiarato, nel programma elettorale piuttosto che nella gestione di parti di cosa pubblica. Il vincolo costituzionale di non superare un tot di indebitamento o di dover tenere in parità bilanci pubblici ai vari livelli a me pare che rappresenterebbe una grande e concreta spinta a responsabilizzare politici e cittadini che li votano.

  13. fausto57

    E se (anche il mio non è un se retorico) fosse sbagliata (o non del tutto completa) la premessa di Luca? ovvero che la democrazia rappresentativa non è stata scelta fondamentalmente per mandare in parlamento i migliori ma, più prasaicamente, perché diventerebbe pressoché ingestibile una democrazia diretta in un paese dove il suffragio universale? Ci pensate: quasi 50milioni di persone chiamate ad esprimersi ogni volta su ogni provvedimento. Gran casino. Allora deleghiamo questo potere a un gruppo ristretto che “rappresenta” per l’appunto il tutto. Lo “rappresenta”, quindi non è affatto detto che sia migliore, anzi, se lo deve rappresentare dovrebbe essere il più possibile simile. A questo punto diventa fondamentale che gli aventi diritto (con tutte le necessarie ed invitabili contraddizioni e limiti) siano messi nella condizione di potere scegliere il più “direttamente” possibile i propri rappresentanti. Quindi ecco la preferenza. Lo so che è comunque espressa all’inetro di un elenco predisposto dai partiti, ma rimane comunque una mediazione minore delle liste bloccate. Chiedo scusa per la schematicità del ragionamento, è per via di essere breve. E’ una mediazione anche questa.

  14. Piccola Dorrit

    Sarà perchè mi chiamo Piccola Dorrit, dickensiana convinta, sto dalla parte dello spirito popolare e qualche forma in più di democrazia diretta nel nostro paese non farebbe male. Ad esempio, dopo l’esito degli ultimi referendum c’è chi ha detto che questo tipo di consultazione andrebbe usata più spesso e abolendo il quorum. Ma io mi riferisco a quelle attività che permeano la vita quotidiana di altri paesi, dove le comunità si riuniscono per decidere i cambiamenti sul territorio, sentito come cosa pubblica prima che che proprietà privata – glielo avranno insegnato i nostri antenati romani? -; mi riferisco a come i politici nella loro campagna elettorale vadano quasi casa per casa. Mi chiedo se non sia possibile conciliare questo rapporto diretto tra eletti ed elettori con la democrazia parlamentare: non è detto che esso debba per forza significare presidenzialismo e, all’estremo peggiore populismo berlusconiano. In ogni caso come si fa ad accettare l’attuale legge elettorale senza preferenze? Con tutto il male che s’è potuto farne nell’applicazione, specie nei luoghi soggetti al controllo mafioso, le preferenze ci sono per dare maggior possibità di scelta all’elettore e senza ci ritroviamo un parlamento compilato a tavolino da quattro o cinque persone.
    Che coloro che scelgono dovrebbero essere il meglio del paese alla fine mi sa di assolutismo “illuminato”. Non sarà con l’elitarismo-antico vizio -dalle corti rinascimentali – del nostro paese-che usciremo da questa crisi. Dobbiamo migliorare la nostra democrazia con la conoscenza e l’informazione – il berlusconismo infatti ha puntato sull’ignoranza- che non sono davvero in antagonismo tra loro.

  15. odus

    Tra i 14 commentatori intervenuti il numero di chi parteggia per la democrazia diretta o per quella rappresentativa con preferenze o liste bloccate, sostanzialmente tre opziomì, grosso modo si equivale.
    Naturalmente non è possibile chiedere il parere ai 60 milioni. E se fosse possibile, per esempio con dei referendum propositivi che in Italia non esistono, quale sarebbe la risposta?
    Allora la soluzione la trovano i partiti che riescono ad ottenere e sventolare ai quattro venti il maggior consenso ottenuto con le regole che si sono autoconfezionate grosso modo sei anni fa e che la sinistra non ha ha ritenuto conveniente cambiare nel 2006-2008 avendo potuto governare con una buona maggioranza alla Camera e risicata al Senato malgrado i senatori a vita, avendo prevalso alla Camera per 24.000 voti.
    Grazie o malgrado le primarie per scimmiottare gli americani.
    Ma a dibattere l’argomento – insieme ad altri altrettanto centrali – c’è sempre una ventina di persone che organizza le tavole rotonde.
    E magari penserebbe di imporre le sue conclusioni a quei 60 milioni in tutt’altre faccende affaccendati perché convinta di rappresentare la famosa élite.
    Ma la democrazia diretta o rappresentativa con liste bloccate o con preferenze sarà fagocitata dalla generazione soffocata dal debito pubblico con conseguente default. Anche quello dilatato da chi ha governato e governa per ottenere consenso in democrazie malate.
    In USA come in Europa.

  16. Ryoga

    Se immaginiamo che i partiti siano composti da illuminati pronti a tutto per il bene comune, ci mettiamo in una condizione irreale in cui avremmo risolto la maggior parte dei nostri problemi.
    Ma un sistema efficiente non puo’ presupporre che siano i migliori a comandare, dee costruire il miglior processo affinche’ i migliori vengano individuati e siano nella posizione che meritano.

    Poi, nel caso particolare si puo’ pensare come ad un’occasione di autoriforma da parte di leader illuminati, ma visti i fallimenti non vedo come un sistema del genere possa avere senso ne lungo periodo.

    E, per dirla tutta, se abbiamo un parlamento sovrano, con deputati e senatori privi di vincolo di mandato, se non permettiamo che vengano scelti che senso ha un sistema del genere? Chi stanno rappresentando quando, legittimamente, decidono di cambiare schieramento o formare un nuovo gruppo?

  17. Luca

    Piccola Dorrit, ti faccio un esempio: oggi leggo in giro che la precipitosa e sentimentale scelta anti-liberalizzazioni del referendum sull’acqua sia uno degli atteggiamenti che ci mette nei guai rispetto all’economia nazionale e agli attuali guai di deficit. Non ti dico che sono d’accordo, ma è un esempio importante: su quei referendum molti hanno detto in lungo e largo – e qui con ragione, secondo me – che erano questioni troppo complesse da affidare alla scelta della nostra media disnformazione scientifica ed economica, e che gli esperti e competenti avrebbero forse scelto diversamente.

  18. odus

    A Luca.
    Secondo me se la questione dell’acqua posta a referendum era ed è troppo complessa per essere affidata alla scelta della nostra (del popolo italiano) media disinformazione scientifica ed economica, la responsabilità è di chi ha proposto quel referendum ed ha raccolto le firme.
    Che poi è un già magistrato e ministro oltre che capopartito o capopolo che dir si voglia.
    Quello lì fa o non fa parte dell’élite di esperti e competenti che dovrebbero saper fare le scelte giuste tanto che ogni giorno ci propone soluzioni invocando elezioni anticipate?
    Se lui non ne fa parte, chi ne fa parte?
    I giornalisti? I filosofi? Gli scienziati della Normale di Pisa? Chi sono i saggi?

  19. Piccola Dorrit

    Per Luca
    Se la competenza scientifica o tecnica bastasse allora basterebbe pure fare un governo di tecnici ed invece ogni volta che si è tentata questa via non si è rilevata soddisfacente e si è dovuto tornare alla politica. Così come oggi una buona parte della nostra cattiva situazione in campo finanziario ci viene dalla scarsa credibilità politica del governo.
    Il caso dell’acqua. Trattasi della sua gestione, dell’erogazione di un servizio: è in gioco, cioè, anche e soprattutto la fiducia del cittadino verso le aziende che se fanno carico e i cittadini hanno diritto di scegliere. Come, nel libero mercato, sta accadendo per i titoli di stato, appunto.
    E’ una possibile risposta. Più in generale penso che il più delle volte l’aspetto tecnico non possa da solo essere risolutivo proprio quando si tratti di questioni complesse con più ordini di fattori in gioco.

  20. odus

    A Piccola Dorrit

    Se la competenza scientifica o tecnica bastasse allora basterebbe pure fare un governo di tecnici ed invece ogni volta che si è tentata questa via non si è rilevata soddisfacente e si è dovuto tornare alla politica. Così come oggi una buona parte della nostra cattiva situazione in campo finanziario ci viene dalla scarsa credibilità politica del governo.

    Non ho capito il nesso. Se ogni volta che si è tentata la via dei tecnici al governo questo tentativo è risultato insoddisfacente, il fatto che oggi una buona parte della nostra cattiva situazione in campo finanziario ci viene dalla scarsa credibilità politica del governo, cosa c’entra coi tentativi falliti dei governi di tecnici?
    Il nostro attuale governo non è politico?
    E’ un governo di politici insoddisfacente come i governi di tecnici?
    Essere insoddisfacenti humanum est.
    Da tecnico, da politico ed anche da comune cittadino.

  21. Piccola Dorrit

    Odus,
    la via dei tecnici al governo non ha pagato, cioè non risolviamo problemi complessi con i tecnici e, che ti faccia piacere o no, in questo momento la credibilità politica del nostro governo è piuttosto bassa, cioè la politica, che non può essere sostituita dai tecnici, non è all’altezza della situazione.

  22. fausto57

    Sarebbe interessante se chi ritiene che la democrazia rappresentativa si fonda sul principio che gli eletti siano meglio degli elettori si assumesse la responsabilità di fare un elenco di nomi che, a suo avviso, dovrebbero fare parte di questo ipotetico insieme superiore. Economisti, medici, architetti, dotti e sapienti! Avendo la cura, naturalmente, di escludere tutti quelli presunti tali e che, alla prova dei fatti, hanno dimostrato la loro grandisosa incompetenza. Un (facile) esempio per tutti: escludere tutti gli analisti di Standard & Poor (si scrive cosi? scusate l’ignoranza….) che il giorno prima del fallimento della Lehmann and Brother certificavano la sua ottima condizione di salute. Fatto ciò, cioè elaborato questo elenco dovrebbero fare altre due cose. 1) spiegarci come fare per farle democraticamente leggere, ovvero se non vanno eletti ma nominati, ci indichino da chi andrebbero nominati. Ovviamente escludendo se stessi dai nominanti. 2) Quando poi si dovesse decidere che so io …?…. circa una questione di sanità… allora, in questo caso, questi esseri “superiori” voterebbero tutti o solo quelli certificati competenti di quella specifica materia? Se quelcuno risolve questo busillis siamo a èposto. Basta superare il primo ostacolo: indivuare il primo gruppo di un centinaio di migliori, poi stiamo tutti a casa che ci pensano loro. Rimarrebbe solo di sostituire via via i morti…. Mah! Lasciatemi essere perlesso….. Secondo me se ci fossimo affidati agli “esperti” ancora oggi in Italia non avremmo né il divorzio né l’aborto. Ovviamente a meno che non fossi stato prescelto io come esperto della materia, sa va sen dir….

  23. odus

    Piccola Dorrit, adesso ho capito (sono duro di comprendonio poiché appartengo a quella nostra media disnformazione scientifica ed economica.
    Si tratta di due fattori indipendenti e separati senza collegamenti logici tra loro.
    I tecnici al governo che non pagano e la credibilità politica del nostro governo in questo momento piuttosto bassa.
    Non c’è nessun problema che mi piaccia o no. Mi piace.
    Quello che mi portava fuori strada e non mi faceva capire era quel Così come oggi una buona parte della nostra cattiva situazione in campo finanziario ci viene dalla scarsa credibilità politica del governo.
    Senza quel “così come” avrei capito prima.

  24. Piccola Dorrit

    Ricordo che ho risposto ad un preciso quesito postomi da Luca.
    Visto che mi si fanno le bucce con l’analisi logica del testo – tant’è che qui in realtà s’è tutti professori – ribatto che “Così come” ci sta benissimo perchè la comparazione c’è. Tra l’inadeguatezza di una scelta solo tecnica e l’inadeguatezza attuale della politica per aver perso di credibilità(ma per il pericolo che corriamo qualcono riparlerà di governo tecnico).
    La comparazione mi serviva anche per gettare luce circa il referendum sull’acqua. Anche qui c’erano di mezzo oltre gli aspetti tecnici la credibilità e la fiducia verso la proposta politica e le aziende interessate. Che evidentemente questa fiducia non se la sono guadagnata.

  25. odus

    Piccola Dorrit, quello che era ed è chiaro per te non lo era e non lo è per me.
    E’ dal linguaggio che nascono i problemi della comunicazione e della incomunicabilità.
    Soprattutto per uno come me che è duro di comprendonio, appartenendo a quella nostra media disinformazione e cultura.
    E qui avrebbe ragione Luca.
    Dovrebbero intervenire i tecnici (i professori, e magari tu sei una di quelli) con matite rosse e blu.
    PS. Io, pur rispondendo a precisi quesiti di Luca, al posto di: così come, avrei scritto, probabilmente sbagliando, un: invece oppure un: d’altra parte, per altro verso tuttavia malgrado che et similia.
    Cordialmente.

  26. Piccola Dorrit

    Luca tace. Se davvero il mio intervento mancasse di senso logico perchè sprecare “d’altra parte” tante parole vuote e provare a cancellarmi sotto una montagna di congiunzioni avversative, per l’appunto.

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