Sulla “Rosa tricolore” e le scie chimiche

C’è stata una discussione su Twitter oggi con alcuni amici e giornalisti, intorno a un pezzo pubblicato con grande enfasi sul sito dell’Espresso, e che io e altri abbiamo trovato molto criticabile. Nella sintesi del contesto, qualcuno mi ha attribuito obiezioni che non ho fatto e qualcuno ha eluso quelle che ho fatto, in buona fede o no. Riassumo alcuni punti, e alcune perplessità che mantengo.

L’Espresso si trova in mano un documento che con un’ipotesi plausibile attribuisce a un poco noto Diego Volpe Pasini che però definisce “fra i più intimi consiglieri dell’ex premier”. Il documento fa ridere, sia per la forma che per i progetti che espone: è vero che Berlusconi ci ha abituato a iniziative che facevano ridere, ma questa sembra una cosa partorita da una banda di smandrappati, a cominciare dal nome “Rosa tricolore” e dalla forma tipografica del tutto.

Ma al di là di questo – non si sa mai quanto smandrappati riescano a essere alcuni ambienti che girano intorno alla politica – né il documento né nient’altro rende fondato sostenere che fosse stato “commissionato da Berlusconi” (e infatti la formula è stata poi tolta dall’articolo, ma intanto l’hanno conservata il Fatto, l’Unità e molti altri) né che sia stato “messo a punto da un gruppo capeggiato da Dell’Utri e Verdini”. Niente rende fondata la citazione di Berlusconi nel titolo “Berlusconi: il piano segreto per Renzi premier” (non è un piano di Berlusconi) o la formula “nero su bianco il piano di Silvio Berlusconi per superare indenne il disastro del Pdl”. E la “Rosa Tricolore” è “il nuovo partito con cui il Cavaliere vorrebbe presentarsi alle elezioni politiche del 2013”? Non risulta da nessuna fonte né elemento. Ma così è scritto nel sommario.

Quello che contesto a questo articolo non è – come Sandro Gilioli ha (straw man) voluto attribuirmi – di aver pubblicato quel documento: ma aver fatto di tutto per disegnarlo come un progetto pensato e voluto da Berlusconi, da Verdini e da Dell’Utri, e aver fatto di tutto per dare plausibilità a un progetto che è una totale fesseria da squinternati e che io sono convinto gli stessi autori dell’articolo e titolatori e responsabili dell’Espresso ritengono una fesseria implausibile.

Quando si presenta un documento, si può raccontarne cosa se ne sa e cosa se ne è capito e verificato (niente, a giudicare da quanto poco racconta l’articolo se non ripetere il suo contenuto), lasciando al lettore il giudizio, e va bene. Oppure si può decidere di affrontare il tema della plausibilità degli scenari che propone, e nell’ordine:

1. Non pubblicarlo perché è una fesseria che non avrà nessuno sviluppo, e fesserie del genere ne leggiamo tante, e spariscono il giorno dopo.
2. Pubblicarlo perché comunque è un sintomo dello sbandamento politico e mentale di una qualche parte del PdL: che conosciamo piuttosto bene, ma per fare numero e due risate aggiungiamo anche questa.
3. Pubblicarlo fornendo ai lettori riflessioni e strumenti accessori per giudicare la plausibilità del suo contenuto.

All’Espresso hanno fatto 4.

4. Lo hanno pubblicato fornendo letture e informazioni fuorvianti e ingannevoli su questa plausibilità: rendendo credibile uno scenario futuro che non lo è, e con la consapevolezza che non lo sia.

E non mi importa niente del secondo straw man di Gilioli, quello per cui se non ti piace questo modo di fare è perché sei amico di Renzi: troverei identicamente scemo un articolo simile su Bersani o chiunque altro. O del terzo, quello per cui questo modo di fare deriva da una manovra bersaniana o del gruppo Espresso: ho imparato da tempo ad attribuire simili forzature a piccole intenzioni, a fastidi personali, a obiettivi spicci, a far notizia, a buttarla lì. E conosco abbastanza Marco Damilano che ha firmato l’articolo (e non titolo e sommario, almeno) per escludere qualunque seconda intenzione complottosa. Più pedestri sono le trascuratezze in cui operiamo ogni giorno.

Poi liberi tutti di dare le informazioni che vogliono e come vogliono: non sarò meno amico dei miei amici all’Espresso per via di questa discussione e del modo diverso in cui la pensiamo. Ma se mi chiedete perché oggi ho fatto delle battute su quella pubblicazione, le risposte sono queste.

Aggiornamento: L’indomani Repubblica titola “Il piano di Berlusconi: Renzi premier”. Ma nel testo dell’articolo l’autore Carmelo Lopapa scrive “Pasini dice: «Il documento l’ho preparato io», come sua sarebbe l’idea di arruolare Renzi allo scopo di «prendere voti agli avversari». Berlusconi per nulla convinto. Insomma, su questo aspetto il piano appare claudicante”.

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