Auguri da D’Alema

Pierluigi Bersani ieri ha di nuovo alluso a un luogo comune assai diffuso sui ruoli di alcuni leader del Partito Democratico, e difendendo Massimo D’Alema e altri che subiscono da tempo insistenti pressioni per esaurire la loro carriera parlamentare, ha detto che “questa è gente che lo ha fatto, il PD”.
Ora, D’Alema è uomo di grandissima intelligenza, cultura e capacità di battuta: e merita molto rispetto, lo dico senza nessunissima ironia (tocca precisarlo, con l’aria che tira). Ma tra i numerosi fallimenti della sua capacità di intuizione politica (i miei sono maggiori, per carità, e infatti faccio altro) c’è anche una certa lentezza nell’adesione al progetto del Partito Democratico. Che non l’ha fatto D’Alema, no (lui aveva altri progetti, più socialdemocratici). L’hanno fatto altri, insistendo molto e molto a lungo (Veltroni è uno che può dire, invece, di avere fatto il PD) e ottenendo il consenso anche di persone come D’Alema: ci hanno creduto altri, a quel progetto lì (che abbiano fatto bene o no, che sbagli abbiano fatto, è un’altra questione). Ma tra le qualità di D’Alema (molte, ripeto), quella di aver voluto il PD non ce la metterei.

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