C’è questa intervista ai due deejay australiani responsabili dello scherzo telefonico che si pensa abbia portato al suicidio l’infermiera dell’ospedale dove era ricoverata Kate Middleton. A un certo punto una dei due, Mel Grieg, inizia a piangere, le lacrime le scendono dagli occhi, mentre risponde all’intervistatrice. L’intervistatrice la lascia terminare e poi aspetta e lascia scendere le lacrime dell’ospite, la regia stringe sul suo primissimo piano e sul riflesso sugli zigomi, c’è una lunga pausa e quel momento e quella sofferenza sono sottolineate, il silenzio è drammatico, rotto da un singulto, lei solleva gli occhi e guarda di fronte a sé, affranta. Televisione.
Invece no: non va così. Nell’intervista della BBC si stacca dal primo piano e dalle lacrime non appena Grieg finisce di rispondere e il montaggio torna subito alla giornalista che fa un’altra domanda; risponde l’altro intervistato, e poi Grieg è di nuovo inquadrata solo perché interviene di nuovo, e appena finisce si stacca di nuovo, come se non fosse successo niente, come se fosse un’intervista. Televisione.
Come disse la sventurata Franzoni: ho pianto troppo?
Però non si può incolpare di induzione al suicidio questi due Aussie. Sanno tutti che è stata Elisabetta la Sanguinaria, con una telefonata vera.
Le stesse televisioni che hanno dato della povera scema all’infermiera (parlandone da viva, come si dice), adesso riversano il loro biasimo bacchettone su questi dui deejay.
A tal proposito suggerisco questo post http://thebestpageintheuniverse.net/c.cgi?u=suicide_blame Grezzo ma efficace.
Una che si suicida per essere caduta in uno scherzo telefonico avrebbe potuto suicidarsi anche per aver mollato una loffa sull’autobus. E aveva due figli, pensa un po’ quanto le interessavano.