La cultura del remake

Non so se sia vero che si parla seriamente di Pietro Grasso come possibile capo del governo: lo leggo sui giornali, di cui mi fido poco. Ma – lo scrivo per capirsi sul metodo, indipendentemente dal nome – ci sono due ragioni per cui proporre Grasso non servirebbe affatto a far ottenere al PD il risultato di cui parlavo qui, suggerendo che Bersani proponesse un incaricato diverso da se stesso.
Una la spiega bene Pippo Civati: potrebbe facilmente diventare il governo di un eletto del PD con la fiducia del PdL, esattamente quella cosa che il PD ha giustamente detto di non voler cercare.
L’altra è meno concreta ma molto più importante: il pigro meccanismo di ripetere esattamente una cosa che ha funzionato sperando che rifunzioni, è tipico del PD e delle band che hanno indovinato un successo dell’estate. E fallisce sempre: la volta dopo viene un po’ peggio, e poi ancora peggio, e poi ci si ritrova dove ci ritroviamo ora.
“Proseguire su questa strada”, per il PD e i suoi predecessori, non ha mai voluto dire “continuare a migliorare”, ma sempre “continuare a fare le stesse cose”. E questa cultura è quella che produce l’idea che se ha funzionato proporre Grasso sabato in un determinato contesto, adesso la cosa furba da fare è riproporre Grasso ovunque (Grasso capo della polizia? Grasso al Corriere? Grasso questore della Camera? Grasso a Sanremo?).
“Proseguire su questa strada”, vuol dire che ogni volta devi declinare il meccanismo su contesti diversi, e ogni volta tirare fuori dal cappello un coniglio nuovo. Se no siamo daccapo.

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17 commenti su “La cultura del remake

  1. splarz

    Parole sante. Ma perchè Bersani non cede a Civati la gestione di queste cose qui? Non è nemmeno necessario lo faccia ufficialmente, basta smettere di dar l’idea di essere un branco di dementi.

  2. Il Delatore

    “basta smettere di dar l’idea di essere un branco di dementi”
    E’ la moda del momento: assomigliare ai grillini.

  3. momo2

    Analisi come sempre azzeccata. Come capo del governo non mi viene in mente nessun nome, ma così è stato anche per i presidenti di Camera e Senato, e devo dire che lì Bersani ha azzeccato la mossa. Mi chiedo che senso avrebbe ora proporre Grasso, si dovrebbe tornare daccapo con il Presidente del Senato (magari sbagliando quella che in principio è stata una scelta corretta).

  4. palm_1975

    Proprio quello che è successo nel corso degli ultimi (tanti) anni quando il volto femminile che pd era capace di esprimere era la Bindi, la Finocchiaro, la Turco e la Melandri. Come se l’universo donna fosse solo questo. E per quanti anni sono andati avanti così?

  5. fp57

    la sua riflessione, Sofri, sulla coazione a ripetere del PD e’ particolarmente interessante da leggere
    mentre ascolto alla televisione, all’uscita dalle consultazioni con il Presidente Napolitano, Crimi e Lombardo : esprimono parole nuove, chiare e semplici ; contenuti sani. niente retorica ma una posizione trasparente che mi fa sentire bene come cittadina

  6. bastiancontr

    A palm_1975.
    Hai fatto i nomi di 4 donne del PD e hai commentato “Come se l’universo donna fosse solo questo.” Puoi argomentare meglio la tua critica?

  7. Pingback: Quello che penso | [ciwati]

  8. odus

    Non so se sia vero che si parla seriamente di Pietro Grasso come possibile capo del governo: lo leggo sui giornali, di cui mi fido poco.
    Con la Costituzione che ci ritroviamo, è più che logico che un “giornalista” legga sui giornali che un ex magistrato poco prima della presentazione delle liste inserito dalla coalizione che non ha vinto le elezioni come semplice candidato e mai e poi mai come candidato premier, (anzi, quella coalizione si era prima anche espressa in strombazzatissime “primarie” per l’indicazione di tale candidato premier tra i cui competitori l’ex magistrato non campariva assolutamente) possa diventare presdelcons.
    Né chi lo nominerebbe è mai stato eletto da un voto popolare, ma è per antonomasia pozzo di saggezza e di equilibrio. E lo ha dimostrato ampiamente quando ha nominato Monti senatore a vita e capo di un governo della strana maggioranza, Monti poi finito miseramente alle elezioni alle quali non si sarebbe mai dovuto presentare. Se tanto mi dà tanto, ho più di un dubbio su quel pozzo di saggezza e di equilibrio , equilibrio che dovrebbe valere per tre forze politiche che hanno ottenuto esattamente la stessa forza elettorale, se le elezioni valessero qualcosa.
    Ma tant’è. Dopo l’inutile ricorso alle urne, passaggio che avremmo potuto benissimo risparmiarci dal momento che alla fine decide uno solo, siamo nelle mani di questo “uno” e che Dio ce la mandi buona.
    Non si può escludere che, essendo andato con la moglie a baciare la mano del nuovo papa, per il principio di transitività possa risultare anche ispirato dallo Spirito Santo. Democraticamente, s’intende.
    E, ovviamente, indipendentemente da quelli che sono i risultati che si può attendere il PD spiegati da Pippo Civati o qualsiasi altro partito. Ma pensando alle aspettative della povera gente, andata stupidamente a votare.

  9. fabzzz

    Basterebbe un po’ di fantasia per non riproporre sempre lo stesso schema. Personalmente trovo inspiegabile che non vengano presi in considerazione i nomi di Prodi, Ciampi e Dini.

  10. palm_1975

    @bastiancontr
    Volevo semplicemente dire che per tanti troppi anni le uniche figure femminili che uscivano fuori per incarichi di primo livello erano sempre e solo quelle lì, come se appunto non esistessero altre voci e donne autorevoli (oltre quelle dentro la nomenklatura del partito) nella società civile. E nella ripetizione un po’ stantia di logiche vecchie vi ho inscritto anche il saluto finale, durante l’ultima campagna elettorale, fatto sul palco con Prodi. A meno che non diamo per scontato che far parte della dirigenza di un partito significhi automaticamente essere una guida anche del paese, per me non lo è e non vedo il motivo per cui lo debba essere. Saluti.

  11. bastiancontr

    @palm_1975
    Concordo con la tua opinione.
    Penso che “la ratio” dei partiti tradizionali sia di far fare carriera ai propri dirigenti da segretario provinciale a parlamentare per poi fare magari il sottosegretario e così via. Insomma il dirigente di partito doveva crescere e prestare la propria opera per anni e anni (in cui era, mi si passi il termine, sottopagato) per poi vivere gli agi della maturità politica. Giusto per il Paese? Forse no, ma rientra nella logica umana e ho molta più paura dei 5stelle di oggi che fanno i duri e puri, come se non avessero le pulsioni che hanno tutti, rispetto alla vecchia nomenklatura.
    Spero di essermi spiegato.

  12. mario.guido

    Il ragionamento non fa una grinza dal punto di vista strategico. Invito però tutti a considerare una cosa. In questo caso non c’è un partito che avanza una candidatura e si sottopone al voto delle aule. Il mandato lo da il presidente. Bersani può anche sbizzarrirsi a proporre Luca Sofri, ma poi decide Napolitano. Da quanto si legge sui giornali, dei quali anch’io mi fido poco, ma sono l’unica fonte per discutere, Napolitano non ne vuole sapere di dare un incarico al buio per consentire al PD di provare a “sparigliare” le carte. Se così è, potremo anche accusare Bersani, del resto non è certo difficile oggi, ma la chiave di tutto sta al quirinale. Napolitano dovrebbe capire che affondare il PD (perchè questo succederebbe in caso di “governissimo”) non è una via per salvare l?italia, essendo il partito democratico l’unico partito decente in circolazione. Ma questa cosa non l’ha considerata nell’ultimo anno e continua a non considerarla, e non possiamo farci niente. Non vedo l’ora che finisca il mandato e che sparisca, è stato uno dei peggiori presidenti della repubblica che abbiamo avuto. Dalla parte del PD, non resterebbe che chiedere subito nuove elezioni, ma non credo che il partito lo seguirebbe. Chiedo al direttore che è sicuramente bene informato, Renzi cosa pensa su questo punto? elezioni o “governissimo”? sarebbe utile a tutti che si sbilanciasse…

  13. Wizardo

    come hai detto bene nel post, stiamo parlando del nulla. ipoteticamente, convengo che proporre grasso sarebbe una mossa non brillante quanto lo sono state le precedenti.

  14. Wizardo

    comunque andare alla elezioni con questa legge sarebbe un suicidio pari a quello generabile da un cosidett0 governissimo.

  15. odus

    suggerendo che Bersani proponesse un incaricato diverso da se stesso che giornalisticamente si traduce nell’espressione: Bersani faccia un passo indietro.
    Che in realtà non sarebbe un “passo indietro” di Bersani, ma una”spinta” che in tanti del PD darebbero a Bersani per farlo cadere all’indietro.

  16. uqbal

    Io aggiungerei (magari qualcuno l’ha già detto ma mi è sfuggito) che sarebbe una prova di scarsa serietà aver fatto credere che Grasso avrebbe fatto un mestiere, e poi fargliene fare un’altro. Non si cambia idea così alla svelta. Grasso ha preso un bell’impegno come Presidente del Senato, direi che è il caso che si occupi di quello.

  17. Pingback: Il governo grillino del PD | Wittgenstein

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