Su Repubblica di oggi c’è un’intervista a Roberto Speranza, capogruppo del PD alla Camera, indicato come possibile candidato alla segreteria o quel che sarà, in tempi sbriciolati. L’intervistato non dice assolutamente niente, con una capacità di reiterazione e variazione sul niente di cui gli va dato atto e che dimostra una rapida assuefazione ai linguaggi dell’evasività politica. E alla fine proprio per questo, l’intervista è interessante e dà un’idea.
Ma c’è anche una singola evasività che è ulteriormente notevole. Ho scritto altre volte della grande finzione retorica intorno al tema “non ci serve un leader, ci serve un progetto”: pochi luoghi comuni sono così infondati e strumentali, soprattutto in un partito strapieno di progetti e con un bel curriculum di leader sconfitti. E chi ha trasformato i giusti timori contro i “partiti personali” in un tabù sull’importanza della leadership ha fatto un grave errore.
Ma qui mi sembra fantastico che addirittura alla vigilia di un’assemblea chiamata proprio a scegliere un leader, in un’intervista che chieda quali prospettive ci siano proprio rispetto alla scelta di un leader, qualcuno sostenga che il leader non è importante – disegnando come segretario una sorta di sagoma di cartone – come se avesse messo il nastro sbagliato, quello del “non ci serve un leader”. Anche nel giorno in cui si deve – accipicchia – decidere un leader.
Io, di quel che ha dichiarato Speranza, non ho capito molto. E’ un raro caso in cui il titolo sarebbe stato sufficiente, visto che lui non ha voluto far nomi. Credo però che la scusa adottata per evitare di esporsi e che lei, direttore, commenta, sia più che altro un paravento per non scatenare altre polemiche.
Detto questo, trovo stucchevole il reiterare il concetto che lui vuole solo fare il capogruppo in santa pace (l’avrà ripetuto 5 volte nell’intervista). Mi pare tanto René Ferretti che, in Boris, non chiede altro che “minutaggio” per montare quelle porcherie di fiction che gira… Siamo alla politica “alla cazzo di cane”.
PS: Direttore, mi scusi per la scurrilità, ma è la frase icona di René Ferretti…
Ma nessuno sente l’estremo sfinimento dello scrivere e leggere da secoli sempre le stesse cose sul PD e sui suoi dirigenti sapendo già che nulla cambia e nulla cambierà? Io sì e francamente preferirei occuparmi della vita sessuale dei cefalopodi piuttosto che delle cose inutili di cui parla Speranza & co.
Parliamo di cose serie. Ci sono stati movimenti nella storia che hanno avuto un leader e un progetto, ma erano entrambi sbagliati. #maipiulibrialrogo http://alternativanomade.wordpress.com/
Il Pd ha tanti progetti sì, ma antitetici tra loro, così i presunti leader si barcamenano sul nulla per non scegliere. Non paga, ma pare non importi molto.
Molto bravo Sofri a notare la contraddizione. Insopportabile invece Speranza. Se il PD produce nuove leve così, addio.
Complimenti a Mauri che è arrivato alla reductio ad hitlerum al terzo commento (e veramente a fungo, mi vien fatto di dire).
A me ste pippe mentali piddine mi fanno ridere. Nel terzo millennio, per giunta col maggioritario, il leader conta e anche molto. Tra l’altro leggere certe cose dopo che la campagna elettorale è stata condotta affiggendo solo manifesti col faccione di Bersani, mostra un assoluto speezzo del ridicolo.
Condivido l’analisi….ma ormai é una diagnosi….manca la prognosi….E’ evidente che siamo all’inizio di una scomposizione-ricomposizione della rappresentanza politica….La stessa cosa accrebbe nel PDL se non ci fosse un leader, perché i progetti o programmi all’interno del centrodestra sono vari-variabili. Tutti, anche gli eletti del centrodestra, hanno imputato la rimonta elettorale a SBerlusconi e non certo alla situazione positiva del movimento politico (a testimonianza che il leader non garantisce la governabilità ma é un presupposto indefettibile per vincere). Tant’è che fino all’autunno il PD veniva dato in spaventoso vantaggio elettorale proprio perché non c’era nessun leader in campo (poi sappiamo come é andata). E’ un travaglio della rappresentanza politica che semplicemente manifesta o rappresenta il travaglio dell’elettorato. E’ un passaggio “generazionale”, come fu quello dell’inizio anno 90….
Il PD nel suo elogio funebre è riuscito nella non facile impresa di far risorgere Berlusconi e il PDL:
lui come Enzo Tortora… agghiacciante questa realtà italiana.