«My name is Giovanni Giorgio»

Se non avete letto le note di copertina, la prima canzone del nuovo disco dei Daft Punk (Random Access Memories, esce in mezzo mondo oggi, in Italia martedì) vi fa dire “guarda che stavolta hanno deciso di rifare gli Chic, quelli di Le Freak e di altri classici della Disco”. Se non avete letto le note di copertina, la terza canzone del disco vi fa dire “chi è il narratore di questo bizzarro monologo musicato che a un certo punto dice «My name is Giovanni Giorgio, but everybody calls me Giorgio»?”. Poi leggete quelle note e scoprite che nel primo pezzo c’è Nile Rodgers in persona, creatore degli Chic e leggendario produttore di grandi dischi dance e pop successivi (da alcuni anni combattivamente malato di cancro, di cui scrive su un blog); e scoprite che nell’altro pezzo “Giovanni Giorgio” è Giorgio Moroder che racconta come diventò l’inventore di Donna Summer e della discomusic, con dovizia di dettagli tecnici da produttore.
“Il disco più atteso dell’anno”, come lo hanno chiamato molti giornali internazionali, è insieme la sanzione che la dance contemporanea più imbattibile è sempre quella dei due francesi Daft Punk e che la dance contemporanea più imbattibile deve tutto agli anni Settanta e Ottanta, riempita di sintetizzatori, elettronica, vocoder, scratch, rime di “right” e “tonight”, finti astronauti e immaginario spaziale vintage, riferimenti al rock barocco dell’Electric Light Orchestra, falsetti, orchestrazioni da musical e devozione vera e propria per la discomusic. Tutto mescolato assieme, arricchito di autotune delle voci e invenzioni che a descriverle sono oltre i confini del kitsch, ma a sentirle sono una delle cose più divertenti – e a momenti anche emozionanti, come nella baracconata di “Touch” – che si siano sentite da anni. E il singolo “Get Lucky” con Pharrell Williams – un’altra cosa da Chic – spopola già da settimane, a ragione.

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3 commenti su “«My name is Giovanni Giorgio»

  1. ribio

    scettico. io non l’attendevo per niente, l’ho pure ascoltato. boh!!!
    consiglio di ascoltare Mark Kozelek & Jimmy Lavalle.

  2. Pingback: Canzoni belle da vergognarsi | Wittgenstein

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Commenti chiusi