Solo se me lo dice il robot

La ricerca che ha mostrato che gli esseri umani preferiscono ricevere ordini da un robot piuttosto che da un altro essere umano non riguarda tanto la robotica e il futuro, ma l’umanità e il presente. È infatti un’ennesima dimostrazione del fatto che siamo sempre più guidati nelle nostre azioni e sensazioni dalla competizione con gli altri, dalla frustrazione e dall’insicurezza. Che ci umiliano le più piccole cose. Che prevale chi dice le cose sulle cose dette (e su internet, e nelle discussioni online, e nella lettura degli articoli, e nell’ascolto delle opinioni). E che prevale nei nostri pensieri la sofferenza del ricevere ordini piuttosto che il valore del loro contenuto: è il “non accetto lezioni” dimostrato in ricerca scientifica.

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10 commenti su “Solo se me lo dice il robot

  1. O

    ti vedo scritta su tutti i muri / ogni canzone mi parla di te

    Quando si ha un’idea fissa si riesce a vederla ovunque. Quando si è proprio innamorati poi, si riesce persino a mettere la realtà al suo servizio, e a vedere gli scienziati del MIT impegnati a dimostrarla (l’idea che la scienza lavori per produrre “dimostrazioni scientifiche” delle nostre opinioni è davvero curiosa).

    Questa ricerca evidenzia una preferenza, da parte dei lavoratori, nel vedere il proprio lavoro organizzato da un’intelligenza algoritmica anziché da un’intelligenza umana. Se uno pensa alla pervasività dell’intelligenza artificiale nell’interazione con la rete, la cosa non sembra così sorprendente. Ovviamente i ricercatori si guardano bene dall’interpretare le ragioni della preferenza. Per quello servirebbe un’altra ricerca.

  2. werner58

    > siamo sempre più guidati nelle nostre azioni e sensazioni dalla competizione con gli altri,
    > dalla frustrazione e dall’insicurezza.

    E’ anche quello che ci viene insegnato, pero’: se la competizione e’ sempre buona e tutti dobbiamo essere “vincenti” sempre, mostrarsi dubbiosi e’ un errore tattico, lascia spazio a qualcun’altro che potrebbe superarti.

    Se si porta come esempio uno Steve Jobs che per non ammettere di avere torto si e’ accorciato la vita, senza mettere in guardia su questo tipo di distorsioni del pensiero comuni ai “vincenti”, un sacco di gente si convincera’ che per avere successo devi essere come lui anche in quello, soprattutto in quello.

  3. fp57

    Ma che tristezza…
    una volta si parlava delle dinamiche “servo/padrone” e si faceva riferimento a Shakespeare, chessò La Tempesta, oppure si discuteva dopo aver visto Il Servo di J. Losey.
    cisscuno di noi scopriva di essere un po’ servo e un po’ padrone a seconda di.
    Ora si parla di relazione uomo/ robot
    Ciascuno di noi è un pò robot?

  4. Fagal

    Più che ricevere ordini direi interagire. Noi siamo e saremo l’anello di congiunzione ed interazione con le cose. Consentiremo agli oggetti di diventare più umani a fronte di una reificazione del’umano. Questo nelle società in cui arriva la tecnologia. L’interazione con le persone è’ più difficoltosa laddove venga meno il senso di comunità….

  5. andjeloo

    La ricerca ha dimostrato che, in alcuni casi, degli operai preferiscono che il lavoro venga loro distribuito da un computer, tramite un algoritmo, piuttosto che da una persona che agisca “a braccio”. E la stessa ricerca ha anche dimostrato che questi coincidono con i casi in cui il lavoro si sia rivelato anche più efficiente.
    Non mi sembra legato alla reticenza ad accettare lezioni quanto piuttosto all’inefficienza che certe persone possono avere nell’organizzare alcune tipologie di lavoro.

    http://newsoffice.mit.edu/2014/want-happy-worker-let-robots-take-control

  6. ErniTron

    Biological species almost never survive encounters with superior competitors.

    Citazione da un articolo di Bill Joy apparso su Wired che consiglio di cercare con google e approfindire (anche se mi pare di esserci arrivato tramite un articolo sul Post o forse su Wittgenstein).

    Tornando alla citazione direi che ci siamo quasi…

  7. ErniTron

    Trovato il link all’articolo di Bill Joy http://archive.wired.com/wired/archive/8.04/joy.html che penso vada la pena di rileggere. Per chi non conosce Joy è importante sapere che è stato un prolifico contributore del sistema operativo Unix/BSD e co-autore/ideatore di Java e molte altre cose. Dotato di grande visione tecnologica, lo ricordo in una sua conferenza a Milano anni ’90 in cui aveva previsto l’evoluzione delle app su internet.

    Il suo punto di vista è alquanto autorevole anche se risale al 2000. Uno dei suoi punti fondamentali è che non abbiamo molte probabilità di sopravvivenza nella competizione con sistemi informatici e robotici delle prossime generazioni in cui si sfiorerà l’intelligenza artificiale (uno scenario alla HER per intenderci) e con la capacità di prendere decisioni senza controllo umano (cosa che già accade).

    La sintesi è che noi abbiamo bisogno dei robot (o sistemi informativi sempre più complessi e “intelligenti”) e loro di noi. Per il momento. Poi una delle due condizioni non sarà più vera.

  8. O

    @alx
    Bel tempismo, ma tu qui non sei il local DJ (There’s not a problem that he can’t fix / ‘Cause he can do it in the mix ).

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