Debole e assolto

L’assoluzione definitiva di Berlusconi, tra le sue altre implicazioni, ha quella di smentire un longevo e condiviso luogo comune delle analisi di questi anni: quello per cui a Berlusconi sarebbe stata indispensabile la conservazione della centralità e del potere politico per sfuggire alle condanne giudiziarie e che non poteva permettersi declini o uscite di scena proprio perché questi lo avrebbero reso più debole nel confronto con le accuse nei tribunali e più facilmente condannabile.

Quello che è successo, invece, è che Berlusconi ha ottenuto la sua più importante assoluzione, e la sentenza più apprezzata e celebrata – con tanto di elogi per i magistrati – nel momento della sua massima lateralità politica degli ultimi vent’anni, del minimo consenso intorno a sé e al proprio partito, della sua massima vicinanza a una futura uscita dal contesto politico nazionale. È stato quando il governo, e anche l’opposizione, sono finiti in mano a qualcun altro, quando i giochi non sembrano più in mano sua, quando il dibattito sulle scelte politiche e sul futuro italiano ha altri protagonisti, quando persino parte del suo partito pensa autonomamente da lui, che Berlusconi ha ottenuto dai magistrati quelle che ha definito “indipendenza e coraggio che meritano ammirazione”.

E senza nulla togliere a quella indipendenza e coraggio – ma anche se invece li pensate in errore – è evidente non solo a Berlusconi che in altri momenti della sua centralità, del suo potere, dell’esaltazione della divisione tra berlusconiani e antiberlusconiani, le pressioni e i rilievi extragiudiziari intorno a questa sentenza sarebbero stati ben maggiori e un’assoluzione più difficile da presentare pubblicamente.
Non è solo la politica italiana a beneficiare dal progressivo defilamento di Berlusconi per via democratica – malgrado le residue resistenze a che questo avvenga da parte di agguerriti berlusconiani e agguerriti antiberlusconiani – ma anche lo stesso Berlusconi e i magistrati che lo giudicano. Al contrario di quello che abbiamo sempre detto.

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4 commenti su “Debole e assolto

  1. davidefr

    Buongiorno Sofri,

    Questa sentenza non potrebbe in un certo senso avvalorare la tesi Berlusconiana, per cui la magistratura aveva interesse a “farlo fuori” giustamente quando Berlusconi era al potere e, ora che non lo è più, non è più un bersaglio appetibile? (non saprei quale sarebbe il “movente” poi, desiderio di un giudice di fare carriera, motivazioni politiche, voglia di protagonismo dei magistrati…)

    Cosa ne pensa?

  2. odus

    Sarà pure debole e assolto o assolto perché debole.
    Ma per quasi tutti i giornalisti-giornalai sarebbe stato meglio se debole e condannato. Anche se non hanno il coraggio civile di scriverlo.

  3. aiabasta

    chiedo scusa, ma questa analisi manca di un dato fondamentale.
    che Berlusconi è stato già condannato in via definitiva.
    ricordaselo.
    tralasciando “dettagli” etici o di fazione

  4. odus

    “L’assoluzione definitiva di Berlusconi, tra le sue altre implicazioni, “
    Quali implcazioni “altre” comporta un’assoluzione definitiva sentenziata da una magistratura indipendente di un paese (paesino) democratico, onesto e civile governato da un Partito Democratico costituito da ex democristiani che ne detengono la maggioranza interna ed ex comunisti attualmente in recalcitrante minoranza interna che per gli avversari politici preferirebbero sentenze di condanna con “implicazioni altre” ma diverse?

Commenti chiusi