Chi mette i terroristi dell’ISIS sui barconi

– Nessuna autorità libica ha elementi per sapere chi salga sui barconi diretti verso l’Italia.
– Non esiste la patente di “terrorista dell’ISIS”, né un documento in cui questo sia indicato come professione del titolare. Esistono islamisti più o meno fanatici, certi possono fare cose violente, la maggior parte non le faranno, e alcuni vivono anche in Italia.
– Per compiere un attentato terroristico in un paese europeo può bastare una persona.
– Tutti gli attentati nei paesi europei negli anni recenti sono stati condotti da persone che vi risiedevano stabilmente da tempo, quando non vi fossero persino nate.

Sono solo alcune delle valutazioni di logica elementare che rendono ridicoli e sciocchi gli allarmi di questi mesi sul fatto che tra gli immigrati in arrivo in Italia dal Mediterraneo ci siano “i terroristi dell’ISIS”.
Un ulteriore elemento paradossale è che vengono trattate con identico allarme le notizie che alcuni in Italia vogliano andare a combattere con l’ISIS, e le notizie che alcuni dell’ISIS possano invece arrivare in Italia. A dimostrazione che è la vicinanza delle parole “Italia” e “ISIS” a scatenare l’allarme, a prescindere dalla relazione, come in: “Terrorista dell’ISIS dice di amare l’Italia”, “La benzina delle macchine italiane potrebbe venire da zone controllate dall’ISIS”, “Parole che cominciano con la i: Isis, Italia”, e altri ipotetici prossimi titoli.

Ma a queste solide valutazioni di logica elementare si contrappongono tre complici forze di promozione di allarmi e paure enfatici e vaghi.
– Ad alcuni politici demagoghi – Matteo Salvini per primo, ma non solo – fa comodo per ragioni di propaganda e consenso accogliere con entusiasmo qualsiasi ipotesi spaventosa di questo genere.
– I media sensazionalisti non sono più in grado di trattenere l’eccitazione di fronte ad allarmi e paure, e le fanno proprie ogni volta che capitano, trascurando del tutto logica, affidabilità delle fonti e verifica della realtà.
– Alcuni politici libici hanno capito che c’è domanda per simili allarmi e – un po’ per autopromozione e un po’ per ottenere l’attenzione che altrimenti i problemi del loro paese non avrebbero – li ripetono ogni settimana e ogni settimana del tutto genericamente: e non potrebbe essere altrimenti.

Il percorso ormai rodato è quindi: politico libico dice arrivano i terroristi sui barconi – media italiani dicono arrivano i terroristi sui barconi – politico italiano dice arrivano i terroristi sui barconi – tutti quanti ci convinciamo che vadano fermati i barconi perché sono carichi di terroristi. Ce li figuriamo tipo navi dei pirati.

E oggi in una via di mezzo tra un corto circuito e un tentativo di ribellione a se stessa, la Stampa pubblica un sensato articolo di Stefano Ruotolo che condensa tutto questo, col titolo “Tobruk insiste: l’Isis sui barconi”.

Mancava solo che uno sconosciuto consigliere del governo di Tobruk, Abdul Basit Haroun, lanciasse l’allarme dai microfoni della Bbc sull’invasione dell’Europa dei tagliagola dell’Isis, nascosti dagli scafisti nei barconi dei migranti, perché si creasse un diffuso panico (mediatico). Peccato che la notizia sia «priva di riscontri», ha fatto subito sapere un irritato ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha assicurato poi che «la tensione e l’attenzione rimangono altissime».
Il ministro è consapevole di dover combattere una guerra anche mediatica. Soprattutto perché la libia va sempre più verso lo sbriciolamento delle istituzioni statali (…) Tutto questo produce una diffusa insicurezza e come effetto secondario la disinformazione. Una volta sono i tagliagola che bussano alle nostre porte (ma quello di ieri non è il primo allarme che viene lanciato). Un’altra volta, appena tre mesi fa, sempre autorevoli quanto sconosciute fonti libiche, lasciavano intuire che fosse scoccata l’ora della guerra chimica in Europa (…)
A chi ha chiesto a fonti del governo di Tobruk di smentire le dichiarazioni del (fantomatico) suo consulente alla Bbc, la risposta è stata quanto mai secca: «Non possiamo smentire ciò che non esiste».

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4 commenti su “Chi mette i terroristi dell’ISIS sui barconi

  1. andrea61

    Meglio entreare ij Europa su un barcone col rischio di annegare o prendere un bell’aereo con un visto turistico ? E se proprio uno ha paura di volare, sai che problema varcare il confime nella ex yugoslavia !

  2. Qfwfq71

    articolo condivisibile.
    fa il paio con l’associazione rapine-rom che gode di altrettanto entusiasmo della trilogia spacciatore di notizie-politico populista-media in cerca di facili click

  3. baum

    Credo state sottovalutando la reale minaccia della dirigenza degli integralisti islamici ed il loro obiettivo di terrorizzare i paesi europei. Il loro sogno vero è la conquista delle terre europee e la conversione degli infedeli che ci abitano. Come sempre la base ci crede e i capetti si organizzano in gruppi di 12-15 elementi parte dei quali sono già in territorio da conquista e parte arriva anche sui barconi (anche in aereo).
    La loro forza tra l’altro risiede nell’incredulità ( o la credulità) degli infedeli.

  4. Pingback: I titoli di oggi e i terroristi che arrivano sui barconi. Ma è davvero così? | 9atm/noveatmosfere

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