Invia l’estratto

Una delle mie funzioni preferite di Amazon – intanto che si discute se sia un’azienda demoniaca e vessatoria o no – è il download gratuito degli “estratti”: le prime venti-trenta pagine di un libro, scaricabili e leggibili immediatamente, come se si fosse in libreria ma seduti a casa. Quando ho qualche ora di un volo aereo lungo o qualche giorno di vacanza in cui riesco a mettermi offline forzatamente o dolcemente, è il modo con cui mi metto più volentieri in relazione con quella cosa che trascuro da tanto tempo che è “leggere i libri” (ricostruisco i libri che ho letto per intero finora nel 2015, così smetto di dire che “leggo pochissimi libri” e ho finalmente un dato chiaro: quello di Concita De Gregorio, quello di Enrico Deaglio, quello di Jon Ronson, Limonov e Il regno – nell’ultima settimana. Mentre faccio sforzo di memoria mi rendo conto che potrei mettermi nei guai con alcuni amici scrittori di cui non ho letto i libri recenti, e decido di cavarmela con quest’inciso – per alcuni vero e per alcuni altri vero – in cui spiego che li ho “quasi finiti”, o che sono stato interrotto e ce li ho lì da finire presto. Davvero. Ma ho letto quello di Saturnino, quello di mia moglie. Vado a memoria quindi posso dimenticarmene un paio, tre. Poi ho iniziato quello di Houllebecq, quello di David Brooks, quello di Lagioia, quello di Baricco, e il Don Chisciotte, ho saltabeccato in quelli di Facci e Pascale, ho letto e sfogliato il saggio di Selfie, ho letto alcune cose da sei-sette saggi riguardo al libro che stavo scrivendo, mia moglie mi ha raccontato tutto il libro di Marco Missiroli e quelli di Elena Ferrante, ho letto le prime pagine di diversi libri arrivati a casa. Ma insomma, ho letto sette libri in quasi otto mesi. Massimo dieci. “Pochissimi libri”).

Ma non è solo che una serie di nuove e contemporanee priorità ha ridotto tantissimo il tempo dedicato alla lettura intensa e concentrata di duecento-trecento pagine. È anche che per noi ex ragazzi dispersivi, superficiali e curiosi di tutto – a cui allora dicevano “non combinerai mai niente, devi concentrarti su una cosa, approfondire…” – i tempi si sono miracolosamente adeguati a quei tratti che un tempo erano difetti e limiti. La montagna è venuta a Maometto, e tutto quanto è diventato dispersivo, superficiale e curioso di tutto, incapace di concentrazione e approfondimento (la barbarie di Baricco): con nostra incredula soddisfazione e immeritata fortuna.
Questo credo sia anche il maggiore fascino per me della funzione “invia l’estratto” di Amazon: che è riuscita a ridurre a brevità e varietà disordinata e discontinua persino quella tenace resistenza a questo cambiamento che erano i vetusti e lunghi libri. Approfonditi, completi, impegnativi: puff!

Un amico qualche giorno fa ha condiviso con me la passione per “invia l’estratto”, spiegandomi che gli permette una prova su strada di tantissimi libri nuovi che può così capire se gli interesseranno o no (farsi un’idea dei libri, da sempre, passa per sfogliarli, leggere le prime pagine, e nient’altro: le recensioni servono ai recensori, alla promozione pubblicitaria e all’esanime “dibattito culturale”). Ed è vero.
Ma non è solo quello: “invia l’estratto” mi permette di farmi un’idea – limitata, superficiale, esigua: ma superiore allo zero e alla totale ignoranza che ho per milioni di cose – di un’enorme quantità di libri di cui non so niente, nuovi e vecchi, sentiti nominare, classici, ignoti, equivocati in un misto di pregiudizio o sentito dire, letti alle medie e dimenticati completamente. È l’equivalente di quell’esperienza emozionante e perduta – per me – che era da giovane spilluzzicare nelle librerie delle case in cui capitavo e scoprire inizi favolosi o noiosi, o soltanto sapere cosa c’era dietro a un titolo e a una copertina.

È una risposta – limitata, superficiale, esigua – alla spinta principale che portò a un certo punto molti di noi a mettersi a leggere (intendo leggere molti libri): la consapevolezza e vergogna di non sapere niente. E ora che siamo entrati nell’ordine di idee che non recupereremo mai, metterci delle piccole pezze è confortevole e piacevole (poi capita persino che alcuni uno li prosegua, dopo l’estratto: ma non voglio nobilitare troppo questa bulla rivendicazione di superficialità).

aggiornamento: il Wall Street Journal intanto scrive di un altro attacco alla dimensione e alle consuetudini di lettura del libro.

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3 commenti su “Invia l’estratto

  1. amaryllide

    Il pessimismo della ragione mi porta a pensare che se si diffonde l’abitudine di leggere gli estratti, gli editori chiederanno agli scrittori (di qualsiasi cosa) di bruciare tutte le idee migliori nelle prime trenta pagine in modo da convincere la gente a comprarlo, e poi chissenefrega se nelle altre 100, 200 o anche 1000 pagine c’è il nulla più assoluto?

  2. frankie

    Gli operai se ne facciano una ragione: i padroni di quest’epoca sono “cool”. Cosa volete che siano i vostri pidocchiosi straordinari a confronto della funzione “Invia estratto”, cosa sono le vostre petulanti queste, a fronte della meraviglia che permette all’intellettuale la ricognizione in tempo zero delle opere di Filippo Facci, Saturnino e della Bignardi?
    Intanto c’è la funzione: nell’attesa, con calma e per favore, che si discuta delle vostre piccinerie, tra una De Gregorio e un Baricco.

Commenti chiusi